Arriva la Confindustria del Nord di Carlo Bonomi
Ha voluto che il passaggio di consegne avvenisse sul palco del teatro alla Scala, il luogo laico più sacro di Milano. Qui Carlo Bonomi, nuovo presidente di Assolombarda, ha ricevuto il testimone dal presidente uscente Gianfelice Rocca, che ha concluso il suo mandato alla guida dell’associazione confindustriale dell’area più ricca d’Italia. Rocca, uno dei pochi grandi imprenditori multinazionali italiani, ha giocato la sua presidenza attorno alla parola d’ordine “Far volare Milano”, città da far diventare metropoli Steam, dove S sta per Science, T per Technology, E per Engineering, A per Arts, M per Mathematics.
Ha sempre sostenuto che Milano deve guardare (e competere con) altre aree europee, dal Baden-Württemberg (la regione tedesca di Stoccarda) alla Baviera (Monaco), alla Catalogna (Barcellona). Si è piegato talvolta alla retorica obbligatoria della Milano strafiga del dopo Expo, ma esibendo anche i dati impietosi che purtroppo contraddicono la favola bella, quando per esempio prende atto che l’export dell’area di Barcellona dal 2008 al 2015 è cresciuto del 19,2 per cento, mentre quello di Milano solo del 5,3.
Carlo Bonomi, eletto in continuità con Rocca – ma in opposizione a quel Vincenzo Boccia che a Roma è stato eletto presidente di Confindustria – alla Scala ha lanciato la parola d’ordine della “Confindustria del Nord”, rilanciando la “questione settentrionale”. Non c’è più il rischio di sembrare leghisti, visto che la Lega di Matteo Salvini è ormai lepenista e non più nordista; e che il doppio referendum sull’autonomia regionale lanciato da Roberto Maroni e Luca Zaia sembra più storytelling che realtà. Al suo debutto da presidente di Assolombarda, Bonomi ha promesso invece che la sua associazione “si farà promotrice di una serie di iniziative volte a ridisegnare visione, capacità di proposta, incisività nell’agenda pubblica, in modo più adeguato alle nuove specificità che la questione settentrionale pone come sfida alle nostre imprese”.
Non c’è antimeridionalismo, nel suo discorso, che definisce il Nord “il traino solidale del Paese”. Semmai l’impegno a lavorare insieme alle associazioni confindustriali delle altre aree settentrionali, per evitare la logica dei conflitti ciechi, della concorrenza reciproca a proposito, per esempio, di fiere, aeroporti, università: litigare fa male a tutti, fare sistema può far del bene a tutti. Meglio dunque ragionare nella logica di uno spazio economico integrato che va da Torino a Trieste. Allora sì che si può sperare, se non di vincere, almeno di competere con Stoccarda o Barcellona.
Se alle parole seguiranno i fatti, la Confindustria del Nord potrebbe diventare la vera Confindustria che pesa nel Paese. Non senza differenze di stile (e altro) con la gestione Boccia. Differenze emerse già alla Scala, per esempio sul caso Sole 24 ore: “Dalla vicenda del Sole non usciamo bene”, ha scandito severo Bonomi nel suo intervento, mentre Boccia non ha aggiunto sul tema neppure una parola. Ha poi proseguito il nuovo capo di Assolombarda: “Noi siamo pronti a dare tutto il sostegno necessario perché Il Sole 24 ore torni ad avere solidità finanziaria ed efficienza gestionale. Per avere un asset che insista sull’informazione di qualità, garanzia di migliore democrazia politica ed economica”.
Su un tema, però, Bonomi risulta ancora assente: la legalità. In una città come Milano, in una regione come la Lombardia, dove ’Ndrangheta e Cosa nostra si sono insediate a tal punto da rendere necessario il commissariamento di un’istituzione come la Fiera, non si può non mettere in agenda il contrasto alle organizzazioni criminali e l’assistenza alle imprese che non vogliono cedere quote di mercato ai boss.