Il “Giano” Mazzoleni, a Milano indagato, a Torino osannato (dal Pd)

Mentre a Milano il sindaco Giuseppe Sala caccia l’assessore Guido Bardelli che aveva chiamato in giunta solo pochi mesi fa per fargli scrivere la Salva-Milano (e incorre in qualche infortunio linguistico come parlare di “mele marce”: non portò bene, tanti anni fa, a Bettino Craxi agli inizi di Mani pulite), a Torino il Pd si tiene invece stretto Paolo Mazzoleni, l’assessore all’Urbanistica arrivato da Milano, dov’è quattro volte indagato.
Un uomo dalle mille maschere, Mazzoleni, che indossa e cambia con grande savoir-faire, ma sempre dentro il circolo di Giovanni Oggioni, l’arrestato numero uno dell’inchiesta Grattacieli puliti. Mazzoleni è architetto, professore, progettista, consulente, membro della Commissione paesaggio, assessore. Nel 2019 era docente al Politecnico di Milano e presidente dell’Ordine degli architetti milanesi. Fino al 2015 era stato, su scelta di Sala, presidente della Commissione paesaggio, l’organismo a cui a Milano è stato attribuito l’incongruo potere di decidere sui progetti, al posto degli uffici comunali.
Due anni dopo, nel 2017, non è più alla guida della Commissione, ma è il progettista che chiede alla Commissione da cui è appena uscito di dare l’ok a un edificio da costruire dentro un cortile di piazza Aspromonte, non lontano da piazzale Loreto. Permesso accordato, naturalmente, con la motivazione magrittiana che quel cortile non è un cortile, ma uno “spazio residuale”, “saturato in modo frammentario e caotico”. Dunque è possibile costruirvi l’Hidden Garden, ovvero “giardino nascosto”: nascosto benissimo, dentro un cortile, con un bel nome green ma una consistenza pesante, sette piani, 27 metri di altezza.
Gli abitanti che si vedono tirar su il palazzone davanti alle finestre di casa, che li priva di luce, aria e vista e riduce il valore immobiliare dei loro appartamenti ricorrono in Procura. E trovano una pm dai capelli rossi, Marina Petruzzella, appena arrivata da Palermo, che di questioni urbanistiche se ne intende e se ne appassiona. Apre così la prima inchiesta su Grattacielo selvaggio a Milano. È la palla di neve che diventerà valanga. Nel giro di pochi mesi le inchieste saranno più di venti, i casi sotto osservazione più di 150.
Il progettista del “Giardino nascosto” è Mazzoleni. Grande amico di Oggioni, con cui si scambia i ruoli di progettista e di componente della Commissione paesaggio. Ma si sa, il mondo dell’urbanistica milanese è una famigliona allargata e incestuosa in cui un architetto gioca tanti ruoli in commedia: è il progettista che chiede l’approvazione della Commissione paesaggio, poi il tecnico della medesima Commissione che approva i progetti, contemporaneamente il professore che insegna come si deve pianificare e costruire. Infine, se gli va bene, addirittura l’assessore all’Urbanistica.
A Mazzoleni capita quando viene chiamato a Torino, nel 2021, ad entrare nella giunta del sindaco Stefano Lo Russo (Pd). Cambiano le maschere, si scambiano i ruoli, il business gira. Nel 2022 la pm dai capelli rossi lo iscrive nel registro degli indagati per abusi edilizi. Poi le indagini si estendono e Mazzoleni viene iscritto per altre tre operazioni ritenute fuori dalle leggi urbanistiche. Per le “Residenze Lac”, palazzoni con vista sul Parco delle cave tirati su al posto di una fabbrichetta. Per il progetto Twin Palace di Lambrate. E per lo Scalo House, zona Isola, in cui Mazzoleni è indagato con Marco Stanislao Prusicki, in veste di presidente della Commissione Paesaggio, e con l’immancabile Oggioni, uomo che recita anch’egli molte parti in commedia e che in quel momento è direttore dello Sportello unico edilizia del Comune.
Bella storia, quella di Scalo House. Il progetto resta bloccato finché a presentarlo è l’architetto Marco Mapelli che, scrive il giudice, “ha subìto diversi dinieghi sia dalla Commissione per il paesaggio, sia dallo Sportello unico dell’edilizia”. Si sblocca magicamente quando a presentare il progetto, pressocché identico a quello precedente, arriva l’architetto Paolo Mazzoleni. Miracoli del Modello Milano.
Intervistato come assessore dal Sole 24 ore, Mazzoleni nel febbraio 2024 annuncia il suo programma: di fatto esportare anche a Torino il modello milanese. Lo ha scritto in belle parole anche in un libro, Una scelta per Milano, con la sua (futura) co-indagata Laura Montedoro: la soluzione giusta è “l’accettazione dell’imprescindibilità del ruolo pubblico dell’edilizia privata”. Largo ai privati in città.