MILANO

Il ritorno del Gattopardo (non solo su Netflix). Ovvero, il sindaco per tutte le stagioni

Il ritorno del Gattopardo (non solo su Netflix). Ovvero, il sindaco per tutte le stagioni

Il mesto tramonto del Modello Milano avviene mentre la città rifiorisce, i prati (quelli sopravvissuti alla cementificazione) tornano verdi, gli alberi (quelli che hanno resistito) tornano a coprirsi di colori.

Triste il Paese che ha bisogno di magistrati, per accorgersi delle sue storture. Triste la città che ha bisogno di inchieste giudiziarie, per rendersi conto del sistema illegale a cui aveva consegnato il suo futuro.

Eppure era tutto chiaro: gli allarmi erano stati lanciati, le denunce erano state fatte, le falsità erano state smascherate, ma mille volte ripetute. C’è voluto un arresto per corruzione (il primo di una serie?) per far cadere il velo di Maya.

Eppure era chiaro che la narrazione zuccherosa di “Milano place to be” era costruita sull’impostura di una “attrattività” (zero regole e oneri d’urbanizzazione più bassi d’Europa) che richiamava i fondi internazionali a investire in una città trasformata in un luna park dell’immobiliare, in un paradiso fiscale della rendita, in una metropoli tascabile costretta a diventare sempre più diseguale.

Tanti soldi sono arrivati, tanti grattacieli sono cresciuti, ma pochi servizi sono stati dati alla città, costi dell’abitare alle stelle, servizi pubblici in calo, attese alle fermate dei tram crescenti, piscine comunali chiuse, aumento del consumo di suolo, crescita dell’inquinamento, case popolari zero.

Milano sta cambiando pelle. In questi anni ha perso 400 mila abitanti e ne ha presi 500 mila: sono arrivati i ricchi e se ne sono andati giovani e nuclei non in grado di accedere all’acquisto o all’affitto di una casa.

Una sostituzione etnica. Una strana londrizzazione, con costi da Londra e stipendi italiani. Su questo sistema di deregulation discrezionale si è innestata una cricca dell’edilizia (“Ma fanno tutto gratis?”) che ha costruito le corsie preferenziali, le consulenze farlocche, i professionisti d’oro, i facilitatori d’affari. A questi penserà la magistratura. Ma al sistema che li ha generati dovrà pensare la politica.

È lunare la reazione degli amministratori e dei politici milanesi. Fino alle 18.31 di martedì 5 marzo erano tutti fanatici del “rito ambrosiano”, difendevano a spada tratta i dirigenti comunali sotto inchiesta, chiedevano la salva-Milano per azzerare le inchieste.

Dalle 18.32 abbandonano la salva-Milano, sostituiscono il “rito ambrosiano” con le leggi urbanistiche che dicevano vecchie e superate, si costituiscono parte civile contro i funzionari comunali indagati. Promettono un nuovo piano di governo del territorio, una nuova era di prosperità. Elaborano un rimpasto di giunta. Che miracolo dev’essere successo alle 18.31 di martedì 5 marzo, che epifania!

È tornato di moda il Gattopardo, formato Netflix. Ma davvero lo stesso sindaco che ha minacciato le sue dimissioni se Roma non avesse approvato la salva-Milano ora può guidare il rinnovamento della città, il ritorno alla legge, lo smaltimento delle macerie materiali e morali prodotte negli ultimi anni, la ricostruzione di una metropoli meno diseguale?

Si può fare il rimpasto di giunta cacciando l’assessore Guido Bardelli, che è stato chiamato da Sala nel giugno 2024 proprio per scrivere (insieme agli indagati) la salva-Milano? Il rimpasto è già stato fatto allora, facendo entrare in giunta Cl e i costruttori.

Nove mesi dopo, contrordine compagni: fuori Bardelli! “È il piano regolatore della Petruzzella!” (la pm che iniziato le inchieste), diceva Giovanni Oggioni, lamentandosi dei timidi ritorni alla legge decisi dalla giunta obbligata dalle inchieste. “Dobbiamo far cadere questa giunta”, gli rispondeva Bardelli. Che poi invece viene cooptato nella giunta. Il responsabile politico di tutto ciò è il sindaco.

È lontana l’estate della Milano “place to be”, è passato l’autunno delle proteste dei cittadini e delle indagini dei magistrati che hanno messo in crisi il Modello Milano, è arrivato a compimento l’inverno delle inchieste. Potrebbe iniziare la primavera della rinascita. Ma c’è un sindaco per tutte le stagioni?

Il Fatto quotidiano, 7 marzo 2025
To Top