“Hanno truccato la gara”. Boeri escluso per un anno dalle gare

Le misure cautelari per Stefano Boeri sono infine arrivate. Non quelle richieste ormai tre settimane fa dal pubblico ministero (gli arresti domiciliari), ma comunque pesanti: l’architetto milanese noto in tutto il mondo, l’autore dell’iconico Bosco verticale, non potrà, per un anno – sia in qualità di docente universitario, sia di professionista esterno – far parte “di commissioni giudicatrici nell’ambito di procedure per l’affidamento di contratti pubblici”; né “concludere contratti con la pubblica amministrazione, salvo che per ottenere prestazioni di pubblico servizio”.
È una “sospensione parziale dall’esercizio del pubblico ufficio di docente universitario” e un “divieto parziale temporaneo di esercitare l’attività professionale di architetto”. A deciderla è il giudice delle indagini preliminari di Milano Luigi Iannelli, in risposta alle richieste dei pm Mauro Clerici, Paolo Filippini e Giancarla Serafini, coordinati dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano. Stessa decisione nei confronti dei suoi due co-indagati, gli architetti Cino Zucchi (sospeso per otto mesi) e Pier Paolo Tamburelli (sospeso anch’egli per un anno).
Niente arresti perché non c’è più il rischio d’inquinamento probatorio, ma resta il pericolo di reiterazione del reato, dunque per un anno niente concorsi di architettura né come commissari né come concorrenti. Il giudice ha ravvisato nei comportamenti di Boeri, Zucchi e Tamburelli gravi indizi di turbativa d’asta e falso. I tre professionisti sono indagati con l’accusa di aver truccato la gara per la progettazione della Beic, un incarico da 8,6 milioni di euro per progettare la Biblioteca europea di informazione e cultura: un’opera da 130 milioni di euro da realizzare con fondi Pnrr, prevista per il 2026 nell’area di Porta Vittoria a Milano.
Dopo la decisione del gip, Boeri ha diramato un comunicato che esprime sollievo: “Sono molto sollevato per la decisione del Giudice Iannelli che ha escluso la richiesta di arresti domiciliari a mio carico. Ciò mi permette di proseguire il mio lavoro di architetto e anche di portare a termine l’incarico di Presidente di Triennale e di docente del Politecnico di Milano”. L’architetto dunque conferma di non voler lasciare la presidenza della Triennale. “Ribadisco la mia piena fiducia nel lavoro della Magistratura e non vedo l’ora di poter chiarire ulteriormente la mia posizione. Non nascondo però la mia inquietudine per tutto quello che ho subito in queste settimane e per i danni irreversibili generati alla mia vita privata e professionale”.
In realtà, a leggere le 66 pagine della ordinanza, si constata che il gip non ha ritenuto più necessario l’arresto, ma conferma le ipotesi d’accusa avanzate dai pm: “Anche il comportamento di Stefano Boeri, come quello di Zucchi, lascia trasparire un approccio altamente disinvolto – per certi versi ‘proprietario’ – rispetto alle regole che presidiano l’imparzialità dell’attività amministrativa”. Così si legge nell’ordinanza.
Boeri e Zucchi – interrogati prima di decidere gli arresti come esige la nuova riforma voluta dal ministro Nordio – secondo il giudice Iannelli hanno dato “versioni non convincenti” e dimostrato di essersi comportati come “chi ritiene di poter derogare alle regole” (quelle che impongono l’anonimato dei concorrenti) “nella convinzione di poter sostanzialmente auto-regolarsi, forti anche e soprattutto della propria autorevolezza settoriale”. Hanno così dimostrato una “capacità a delinquere apprezzabile”.
Boeri e Zucchi hanno “affermato falsamente l’assenza di potenziale conflitto d’interessi” non solo all’inizio della gara” (quando i progetti esaminati erano anonimi), ma anche alla fine, l’11 luglio 2022, quando sono stati proclamati i vincitori e ai progetti esaminati sono stati abbinati i nomi degli autori. Hanno continuato a dichiarare di non avere conflitti d’interessi, mentre invece erano legati da rapporti accademici e professionali con i progettisti che avevano proclamato vincitori: Raffaele Lunati, Giancarlo Floridi e Manuela Fantini, degli studi Onsitestudio, Baukuh e Sce.
Ma l’accusa più grave è di aver truccato la gara, facendo vincere, tra i 44 studi italiani e stranieri che avevano partecipato alla gara, quello che aveva presentato un progetto che era formalmente anonimo, ma che Boeri e Zucchi sapevano firmato da Lunati, Floridi e Fantini.
Lo sapevano anche grazie ai ripetuti contatti intrattenuti, contro le regole, con Tamburelli, dello studio Baukuh, “professionista coinvolto personalmente nella redazione del progetto vincitore” che faceva la spola tra i giurati e gli autori del progetto poi premiato. I vincitori hanno così ottenuto un premio di progettazione di 476.531 euro, oltre all’incarico di progettazione definitiva ed esecutiva della Beic, per un totale di 8,6 milioni di euro.
Tamburelli, “violando l’anonimato previsto dal Bando di gara, entrava ripetutamente in contatto con i Commissari Zucchi e Boeri durante l’iter di valutazione dei progetti in gara” e faceva in modo che “i Commissari potessero individuare, valorizzare e sostenere il progetto presentato dal raggruppamento” Onsitestudio-Baukuh-Sce. Il giudice ritiene provato che Tamburelli abbia avuto con Boeri e Zucchi ripetuti incontri, comunicazioni telefoniche, scambi di messaggi Whatsapp e Telegram, malgrado Boeri abbia cancellato dal telefono i messaggi compromettenti.
La giuria – presieduta da Boeri e con Zucchi tra i commissari – ha dato un aiutino anche all’architetto Andrea Caputo: proclamato terzo in classifica, ha ottenuto un premio di 44.518 euro. In commissione c’era un accordo perfetto, secondo gli elementi raccolti dalla Guardia di finanza: “Salta all’occhio che tutti i membri della commissione hanno attribuito esattamente gli stessi voti al progetto via via esaminato”, peraltro senza che nel “verbale lavori” vi sia “traccia delle modalità di determinazione di tali punteggi”.
I dirigenti del Comune, tra cui Simona Collarini, Rup della gara (Responsabile unico del procedimento) si erano resi conto dei rapporti proibiti dei commissari “con il team vincitore”, ma non erano intervenuti. Si legge in un appunto sequestrato a Palazzo Marino: “Non è possibile che architetti famosi non abbiano incontrato colleghi… Hanno avuto più o meno contatto con tutti. Si dovrebbe a questo punto annullare tutto. Ma un altro concorso rivedrebbe potenzialmente ripetersi la situazione”. (Il Fatto quotidiano, 19 febbraio 2025)
Raccolte cento firme: “Boeri via dalla Triennale”
Cento firme per chiedere le dimissioni di Stefano Boeri dalla presidenza della Triennale. È un piccolo terremoto nel mondo della cultura e della politica milanese, che coinvolge un architetto influente in città e noto in tutto il mondo.
La raccolta di firme è partita a Milano dopo che il giudice chiamato a pronunciarsi sulla gara per la progettazione della Beic (la Biblioteca europea di informazione e cultura) ha rigettato l’arresto chiesto dalla Procura, ma ha disposto per Boeri, già presidente della commissione che ha scelto il progetto vincente, una pesante interdizione professionale: per un anno non potrà far parte di commissioni giudicatrici per affidare contratti pubblici, né concludere contratti con la pubblica amministrazione.
Il giudice ha confermato l’esistenza di gravi indizi che la gara per assegnare un incarico da 8,6 milioni di euro sia stata truccata, con ripetuti contatti tra il presidente della giuria e alcuni degli architetti che partecipavano alla gara. Per questo Boeri è stato interdetto in via cautelare, in attesa del processo, per il pericolo di reiterazione del reato. I cento firmatari si rivolgono alle istituzioni di riferimento (Fondazione Triennale, ministero della Cultura, Comune di Milano, Regione Lombardia, Camera di commercio) chiedendo che Boeri lasci la presidenza poiché si trova in situazione di contrasto con il codice etico della Fondazione Triennale, “basato su principi di chiarezza e trasparenza, osservanza della legge e dei regolamenti interni, concorrenza leale”.
A firmare sono tanti architetti, docenti, artisti, intellettuali, critici dell’arte, di Milano e di altre città d’Italia. Tra questi, Xante Battaglia, Paolo Berdini, Luca Beltrami Gadola, Sergio Brenna, Elisa Cristiana Cattaneo, Lorenzo Degli Esposti, Vezio De Lucia (urbanista e già assessore a Napoli), Davide Tommaso Ferrando, Sarah Gainsforth, Giorgio Goggi (già assessore a Milano), Maria Grazia Meriggi, Enrico Molteni, Stefano Pujatti, Lucia Tozzi, Marco Vitale. (Il Fatto quotidiano, 25 febbraio 2025)