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Dal “viagra urbanistico” alle “antichità” del 1942. Ecco le 7 falsità dei fan della Salva-Milano

Dal “viagra urbanistico” alle “antichità” del 1942. Ecco le 7 falsità dei fan della Salva-Milano

I sostenitori della legge Salva-Milano, ora in discussione al Senato, la difendono con alcuni argomenti che pretendono di essere convincenti. Ma che sono stati già smontati uno per uno dai giuristi, urbanisti, politici, rappresentati di associazioni intervenuti nel dibattito pubblico e nelle audizioni parlamentari. Ecco qui un piccolo prontuario sintetico.

1. Le norme urbanistiche sono confuse e contraddittorie, dunque devono essere chiarite con una legge “d’interpretazione autentica”.
FALSO. Le leggi sono chiarissime, contraddette e incasinate soltanto dalle consuetudini del “rito ambrosiano”, costruito a suon di delibere di giunta e circolari comunali che non hanno forza di legge.

2. Abbiamo permesso di costruire in verticale per non consumare suolo.
FALSO. I dati ufficiali Ispra dicono che a Milano tra il 2019 e il 2020 sono stati impermeabilizzati ben 935 mila metri quadrati e che nel 2023 sono stati consumati altri 190 mila metri quadrati, l’equivalente di 26 campi di calcio. Il consumo di suolo continua.

3. Abbiamo solo messo in verticale volumetrie che erano orizzontali, ma “sfido chiunque a dimostrare che abbiamo regalato anche solo un metro quadro”.
FALSO. La teoria dell’erezione immobiliare, una specie di viagra urbanistico, nasconde il fatto che i nuovi grattacieli costruiti al posto di vecchi laboratori o piccoli edifici hanno aumentato le volumetrie anche di un terzo; e hanno aggiunto fuori terra pure le volumetrie che nel vecchio edificio erano sotterranee. Vedi il caso della Torre Milano. Non solo: è stata cambiata la destinazione d’uso: piccoli fabbricati industriali o a uffici sono diventati grattacieli residenziali con centinaia di nuovi abitanti che hanno diritto a verde e servizi.

4. Abbiamo lasciato costruire con un’autocertificazione (la Scia) anche edifici più alti di 25 metri, senza pretendere piani attuativi, perché a Milano “il loro lavoro lo fanno già prima i piani di governo del territorio (Pgt)”.
FALSO. Il Pgt prevede le funzioni, non le masse e le altezze delle costruzioni, che devono essere indicate dai piani attuativi. Non pretenderli costituisce reato di lottizzazione abusiva.

5. Abbiamo considerato “ristrutturazione” anche nuove costruzioni realizzate al posto di vecchi edifici perché ciò è permesso dalla normativa.
FALSO. Il concetto di ristrutturazione è stato molto allargato, ma la legge dice che è “ristrutturazione” solo ciò che conserva continuità con l’edificio precedente, altrimenti è non “ristrutturazione edilizia”, ma “sostituzione edilizia”. La ristrutturazione fa scattare sconti per i costruttori fino al 40%. Dunque meno entrate per la città.

6. Le leggi urbanistiche sono vecchie, risalgono al 1942.
FALSO. Per inciso: è del 1942 anche il codice civile, eppure non lo consideriamo un’anticaglia. Comunque l’obbligo di piano attuativo per gli edifici di oltre 25 metri non c’era nella legge del 1942, è stato introdotto come riforma dal centrosinistra di Aldo Moro e Pietro Nenni nel 1967. Cancellarla, come vorrebbe la Salva-Milano, significa cancellare una buona riforma del centrosinistra e tornare alla legge del 1942.

7. Votiamo la Salva-Milano come norma transitoria, poi faremo una legge di riordino di tutta la materia urbanistica.
FALSO. Chi la qualifica come transitoria già confessa che non è una buona legge, ma che nasce già con il bisogno di essere corretta. E si sa che per fare una legge organica ci vorranno molti anni. In Italia non c’è nulla di più definitivo del provvisorio. Comunque, fatta una colossale deregulation come quella prevista dalla Salva-Milano, non si tornerà più indietro: i diritti persi dai cittadini con norme pro-costruttori difficilmente saranno recuperati. Come le entrate che i Comuni perderanno considerando “ristrutturazione” le nuove costruzioni.

Il Fatto quotidiano, 13 febbraio 2025
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