POLITICA

Salva-abusi, il Pd di Milano approva tra le proteste: “Vergogna!”

Salva-abusi, il Pd di Milano approva tra le proteste: “Vergogna!”

“Vergogna, vergogna!”. Dal pubblico è questa la parola che viene ritmata al termine della votazione in Consiglio comunale. “Non venite a chiedere i nostri voti nel 2027 per fermare la destra!”. E di nuovo: “Vergogna, vergogna!”.

Interviene la polizia locale. Strappa i cartelli di protesta preparati dai comitati cittadini e ambientalisti che manifestavano anche fuori da Palazzo Marino, insieme ai Cinquestelle, Verdi e sinistra, Rifondazione comunista, Partito socialista e gli edili della Cgil.

L’ordine del giorno del Partito democratico a favore della legge salva-Milano alla fine passa con soli 22 voti (la maggioranza ha – o aveva – 31 consiglieri). Sì di Pd, Azione, Lista Sala. La destra non partecipa al voto. Sette i contrari: i Verdi Carlo Monguzzi, Tommaso Gorini e Francesca Cucchiara, il Pd Alessandro Giugni, l’ex Lista Sala Enrico Fedrighini e due consiglieri della Lega. Di fatto, è la spaccatura della maggioranza che sosteneva Giuseppe Sala, con l’uscita dei Verdi dalla coalizione.

Finisce così il giorno della vergogna a Palazzo Marino, con il sindaco incredibilmente assente, perché ha preferito andare in tv da Lilli Gruber, e dopo un dibattito in aula in cui il Pd e la destra hanno fatto una gara per rinfacciarsi a vicenda chi ha fatto peggio nelle scelte urbanistiche degli anni scorsi.

Intanto a Roma il Senato ieri è stato sommerso da email con l’appello dei 140 professori (in crescita, le firme sono diventate ormai 170) che invitano invece i senatori a non votare il condono travestito da “legge d’interpretazione autentica” che rende legge in tutta Italia le norme seguite negli ultimi anni a Milano: quelle considerate fuori legge dalla Procura milanese che ha aperto una ventina di inchieste su cantieri considerati abusivi, grattacieli costruiti con una Scia (un’autocertificazione), torri di 24 piani edificate come “ristrutturazione” di un piccolo laboratorio completamente abbattuto.

Il gruppo dei professori appartenenti alla Accademia italiana, urbanisti, giuristi, costituzionalisti, economisti, storici, sociologi, ecologi, territorialisti, geografi, hanno mandato ieri il loro appello a tutti i senatori. “Siamo certi”, scrivono, “che saprete riflettere sulle conseguenze del vostro voto sulla sorte urbanistica, territoriale, ambientale del Paese e sulle casse dei Comuni italiani”. La salva-Milano non va votata “perché è una norma che interviene su inchieste giudiziarie in corso, intralciando il controllo di legalità che la Costituzione affida al potere giudiziario.

Perché pretende di essere legge d’interpretazione autentica mentre non vi sono norme urbanistiche contraddittorie da interpretare, ma leggi chiare da rispettare. Perché non interpreta la norma, ma la innova. Perché imporrà come legge in tutta Italia la pratica dell’urbanistica seguita a Milano, abrogando le disposizioni che impongono la pianificazione attuativa delle città, togliendo così servizi ai cittadini ed entrate alle casse comunali”.

Duro il verde Monguzzi: “Incredibile che il sindaco non sia stato presente oggi in Consiglio comunale. Oggi è successa una cosa gravissima: si è spaccata la maggioranza per votare un condono edilizio e il blocco dei processi. Inaudito. Da domani cambiano molte cose. E non certo per colpa nostra”.

Sala era a Roma, ospite a Otto e mezzo. Ha difeso le sue scelte amministrative. Ha ricordato di essere amico di Beppe Grillo. Ha ripetuto la sua disponibilità a “dare una mano” per “federare” il centro con la sinistra. Ha attaccato la “salva-Milano” ma solo per il nome: “È un nome orrido, bisogna conoscere e capire le cose. Su questo mi batto perché ci sono una serie di dirigenti comunali con avvisi di garanzia perché hanno applicato le regole. Abbiamo messo in verticale le volumetrie industriali orizzontali per non consumare suolo”. Non sono d’accordo i professori: “Vuole abrogare le disposizioni che impongono la pianificazione attuativa delle città, togliendo così servizi ai cittadini ed entrate alle casse comunali”.

Il Fatto quotidiano, 11 febbraio 2025
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