L’appello dei 140 contro la salva-Milano: si è aperta una crepa nel Pd
Le oltre 140 firme di docenti delle università di tutta Italia contro la salva-Milano sono una crepa aperta a sinistra. La politica fa finta di niente, la destra strizza l’occhio ai costruttori, il Pd va avanti come se niente fosse. Vuole portare a casa il risultato di salvare il sindaco Giuseppe Sala dalle inchieste giudiziarie in corso a Milano. A ogni costo.
A costo di intrupparsi con la destra a votare la legge anche in Senato. A costo di peggiorare il condono che la destra aveva inizialmente proposto (che valeva solo per il passato) trasformandolo in una “legge d’interpretazione autentica” che varrà anche per il futuro e scasserà per sempre la normativa urbanistica italiana.
A costo di sostenere una legge ad personam che interviene su indagini giudiziarie in corso per salvare Sala. A costo di rischiare il fallimento con una probabile bocciatura della legge da parte della Corte costituzionale. A costo di rompere con un intero mondo, quello dell’Accademia, delle università, dei saperi, dei professori, dell’urbanistica democratica, dell’intelligenza applicata alla progettazione delle città, oltre che quello dei comitati di cittadini che hanno fatto ricorso ai magistrati per far valere i loro diritti di abitanti della città violati e negati.
È una rottura sentimentale e intellettuale, prima ancora che elettorale, con un mondo che faceva riferimento al Pd e che il Pd non ascolta più. È un ulteriore pezzo di tradizione progressista che evapora, lasciando il Pd più nudo. Scorrendo l’elenco degli oltre 140 professori, si incontra il meglio dell’Accademia italiana. Molti dei firmatari sono animati dall’incredulità (“È impossibile che il Pd, un partito di sinistra, possa votare una legge così disastrosa per il futuro del Paese”) e dalla speranza illuministica che spiegando ai senatori perché è così disastrosa li si possa convincere, almeno in buon numero, a non votarla.
Le prime reazioni vanno in direzione opposta. I dubbi e i ripensamenti ci sono, tra i parlamentari del Pd, ma restano sotterranei, chi parla in pubblico ripete la canzone imparata a memoria della normativa “da chiarire” e “da modernizzare”. Invece i 140 professori nel loro appello spiegano chiaro alcuni punti indiscutibili.
1. Non è vero che ci sono norme contraddittorie e di difficile interpretazione da chiarire: sono chiarissimi i principi fondamentali della legislazione statale, più volte confermati da pronunce della Corte di cassazione, del Consiglio di Stato, della Corte costituzionale, contraddetti dal “rito ambrosiano”, la prassi di deregulation seguita a Milano, basata solo su circolari e delibere di giunta.
2. Non è vero che ci sono leggi “vecchie” e “superate” che è necessario riscrivere. “Vecchio” è tornare al Far West urbanistico, al primo Novecento, alla legge del più forte che non riconosce i diritti dei cittadini ad avere più servizi pubblici in una città pianificata in nome del bene collettivo.
3. Non è vero che le norme richiamate dai pm allontanano gli investimenti e fanno perdere soldi a Milano. È vero il contrario: considerando “ristrutturazioni” le nuove costruzioni, nelle casse comunali entrano oneri ridotti fino al 60%. In un decennio di “rito ambrosiano”, Milano ha perso (in mancati oneri e monetizzazioni degli standard) oltre 1,5 miliardi di euro.
4. Non è vero che il metodo Milano, che ora si vuole imporre per legge a tutta l’Italia, riduce il consumo di suolo: Milano continua anche a consumare suolo (altri 190 mila metri quadri cementificati nel 2023).
5. Non è vero che il metodo Milano, che ora si vuole imporre per legge a tutta l’Italia, produce sviluppo e benessere per tutti: fa realizzare immensi profitti a pochi, operatori e fondi immobiliari, ma penalizza i più, toglie servizi e verde ai cittadini, realizza una città “londrizzata” in cui aumentano le disuguaglianze, espelle migliaia di famiglie di ceto medio che non possono più sostenere il costo della vita e dell’abitare. Fanno male, Elly Schlein e il Pd, a non guardare la crepa che si è aperta nel loro mondo.