“Si strappa il cielo in Valle”. Addio ad Alberto Perino, anima del movimento No-Tav
“Si strappa il cielo in Valle”, hanno scritto su Facebook gli amici: un addolorato, affettuoso saluto ad Alberto Perino, storico leader del movimento No-Tav in Valle di Susa. Aveva 78 anni, era malato da tempo. Il suo motto era “A sarà dura”: con questo slogan aveva partecipato, nel corso degli anni, a decine, forse centinaia, di cortei, manifestazioni, incontri, presidi contro il tunnel che sventrerebbe la valle per far passare una nuova linea ferroviaria Torino-Lione.
Il sito del movimento, notav.info, ne ha dato l’annuncio così: “Ci ha lasciati Alberto Perino. Ricordare la sua figura monumentale per la Valle di Susa e per tutto il Movimento No-Tav è difficile in queste ore di estremo dolore. Il vuoto che ci lascia sarà incolmabile. Una cosa però è certa: nel corso della sua vita ha saputo trasmettere a tutte e tutti noi la voglia di lottare contro ogni ingiustizia e devastazione ambientale. Se è da trent’anni che la Valsusa resiste è anche e soprattutto merito suo. Tutto il movimento si stringe forte a Bianca e ai suoi famigliari in questo tragico momento”.
La storia di Perino ci mostra come il movimento No-Tav sia stato e continui a essere non soltanto un centro di aggregazione civile e politica, ma anche una comunità di persone che hanno condiviso negli anni ideali e speranze, delusioni e vittorie, cene e brindisi. In uno dei suoi ultimi appelli, nel febbraio scorso, dopo i fogli di via notificati a una cinquantina di attivisti No-Tav, aveva invitato a “resistere, resistere e ancora resistere cercando di non farci spaventare. Bisogna reagire non accettando le leggi ingiuste perché, come diceva Gandhi, se una legge è ingiusta deve essere violata”.
Chiara Sasso, scrittrice e attivista No-Tav (e anche cugina di Perino), su notav.info lo ricorda così: “Fino all’ultimo ha messo la sua vita a disposizione. La email che ha inviato pochi giorni fa ai comitati assicurava la sua presenza (a costo di andare in ambulanza) domenica 13 ottobre al presidio di San Giuliano”, per opporsi agli espropri delle aree su cui nelle prossime settimane dovrebbe essere impiantato un cantiere del Tav. “Ormai è chiaro a tutti”, scriveva Perino, “che gli espropri sono solo un’operazione mediatica per dire: stiamo facendo qualcosa anche in Italia così Salvini è contento e un po’ di soldi continuano a darglieli”. “Facciamo rumore”, ripeteva. “Le sue email corpo 18 risuoneranno per molto tempo come la sua voce in tutti noi”, lo saluta Chiara Sasso. “Facciamo rumore!”.
(Il Fatto quotidiano, 5 ottobre 2024)
“Sgombero illegale, il terreno è nostro”
“Un’azione totalmente illegale”. Così il movimento No-Tav ha commentato lo sgombero del presidio di San Giuliano di Susa, avvenuto nella notte tra domenica 6 e lunedì 7 ottobre 2024. Erano circa in 200 a presidiare l’area su cui dovrà essere impiantato il cantiere per la realizzazione della stazione internazionale sul versante italiano della nuova ferrovia Torino-Lione.
Nel 2012 il terreno è stato acquistato da 1.054 cittadini che si oppongono all’opera: l’idea dell’acquisto collettivo era stata di Alberto Perino, il leader del movimento che si è spento giovedì scorso 3 ottobre e che sarà ricordato domenica prossima con una manifestazione pubblica. Nelle scorse settimane, a tutti i 1.054 sono arrivate lettere di Telt (la società pubblica italo-francese che deve far costruire la linea) con la convocazione in ufficio per avviare gli espropri.
“Ma fino alle fine delle procedure”, spiega uno dei proprietari, “abbiamo diritto di restare sul nostro terreno. Per questo è assolutamente illegale lo sgombero. Il nuovo decreto Sicurezza varato dal governo prevede pene spropositate per chi occupa le case, in base al principio che la proprietà privata è sacra: ma in Valsusa i principi dello Stato liberale vengono capovolti e la proprietà privata del nostro terreno diventa un inutile orpello da calpestare”.
Il movimento annuncia per questo una possibile denuncia presso la Procura di Torino. Le operazioni di sgombero, nella notte, sono durate alcune ore e si sono concluse solo dopo che le forze dell’ordine hanno rimosso le barricate erette e date alle fiamme in difesa del presidio e hanno vinto la resistenza dei manifestanti. L’area è stata liberata sparando lacrimogeni e bombe stordenti. “La furia devastatrice di chi vede la Valsusa come un mero corridoio di passaggio da cementificare e fonte di facili profitti non può e non deve avere la strada spianata”, hanno dichiarato i No-Tav che hanno poi manifestato ieri pomeriggio a Susa.
Il cronoprogramma dell’opera, fa osservare il movimento No-Tav, prevede oltretutto che i lavori per la costruzione della nuova stazione non inizieranno prima di un paio d’anni. Intanto la Digos della questura di Torino ha identificato 24 persone che avrebbero partecipato ai disordini scoppiati nella notte durante lo sgombero del presidio. Gli identificati sarebbero militanti anarchici, del centro sociale Askatasuna e dei Comitati di appoggio alla resistenza per il comunismo (Carc).
(Il Fatto quotidiano, 8 ottobre 2024)