Le tre fake news di Grattacielopoli a Milano
Se volete essere eleganti chiamatele fake news. Ma sono balle, balle sesquipedali. Ripetute tutti i giorni da sindaco, assessore, politici, costruttori, architetti a gettone e giornalisti obbedienti, sono entrate nel discorso pubblico quotidiano e qualcuno comincia a pensare che siano verità. Invece balle erano e balle restano. Sono le “post-verità” dell’urbanistica, diffuse da un circo politico-affaristico-mediatico che sta combattendo una battaglia che vale miliardi di euro.
Posta in gioco: mantenere Milano un lunapark dell’edilizia, un “paradiso fiscale” dell’immobiliare. Il circo non si rassegna alla prima sconfitta: il salva-Milano frutto dell’inciucio Sala-Salvini che doveva cancellare le inchieste della Procura milanese non è stato inserito nel condono salva-casa; e allora adesso cerca la rivincita. Eccole, dunque, le tre post-verità dell’urbanistica.
1. Le norme urbanistiche sono “confuse” e “contraddittorie”, un “guazzabuglio” che ha bisogno di una “interpretazione autentica”. Falso. Le leggi fondamentali sono chiare e semplici, tanto che lo stesso Comune di Milano, pressato dalle inchieste, ci ha messo un pomeriggio per tornare alle regole. Non si può far passare come “ristrutturazione” la costruzione di un nuovo grattacielo. Non si può costruire nei cortili edifici più alti di quelli intorno. Non si può avviare un intervento urbanistico di grosse dimensioni che aumenti il numero di abitanti in una zona, senza un piano attuativo che calcoli i servizi necessari ai cittadini. Non si può regalare milioni di euro agli operatori, facendo pagare le monetizzazioni degli standard un quarto del loro valore. Lo dicono norme semplici, leggi fondamentali pensate per il bene della città e di tutti i cittadini.
Sopra queste norme, hanno fatto crescere una gramigna di circolari e delibere (il Rito Ambrosiano) che, queste sì, complicano e contraddicono le leggi, al fine di rendere più veloce e remunerativo costruire a Milano: a tutto vantaggio dei costruttori e dei fondi immobiliari, non dei cittadini. Ora bisogna togliere le erbacce infestanti e ridisegnare, come dice da tempo il verde Carlo Monguzzi, un Piano di governo del territorio finalizzato al bene comune e non ai profitti dei costruttori.
2. Le inchieste della Procura “hanno bloccato lo sviluppo di Milano”. Falso. Hanno riportato al centro (l’azione penale è obbligatoria e la legge è uguale per tutti) gli interessi dei cittadini che si vedevano togliere aria e luce da un grattacielo costruito nel loro cortile, o vedevano arrivare in quartiere centinaia di nuovi abitanti, senza che fossero ricalcolati il verde e i servizi necessari.
Ma che cos’è, “lo sviluppo di Milano”? A Monaco di Baviera gli operatori immobiliari restituiscono alla città circa il 30% del valore prodotto. A Milano solo l’8%. Forse è il momento di riadeguare i pesi e pensare ai servizi per i milanesi: mancano le case a prezzi ragionevoli e, per esempio, in questa calda estate le piscine comunali sono chiuse – pensate – “perché non ci sono i soldi”.
3. Il Comune quest’anno perderà 150 milioni per effetto del rallentamento delle costruzioni. Falso. Il Comune di Milano ha rinunciato in dieci anni a 1 miliardo e mezzo (per mancato adeguamento degli oneri d’urbanizzazione e sottovalutazione delle monetizzazioni degli standard). Ha “attirato” capitali azzerando le regole e abbassando i costi. Così ha prodotto una “città premium”, un paradiso della rendita in cui il costo dell’abitare è aumentato del 40%, mentre gli stipendi solo del 4%. Con conseguente espulsione di migliaia di milanesi che non si possono più permettere una casa in città. Quando amministratori, politici, professionisti e giornalisti al seguito si libereranno e ci libereranno da queste fake news?
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