Ruby 3. Il procuratore generale contro l’assoluzione: rifare il processo
Rimandata al 10 luglio la sentenza della Cassazione sul processo Ruby 3. Nel febbraio 2023 il tribunale di Milano aveva assolto 25 imputati, tra cui Silvio Berlusconi, dalle accuse di corruzione in atti giudiziari e falsa testimonianza: per i pagamenti fatti o ricevuti per addomesticare le dichiarazioni ai giudici sulle cene del bunga-bunga ad Arcore con la partecipazione della allora minorenne Karima El Mahroug detta Ruby.
L’assoluzione era stata motivata non contestando i fatti, ma sostenendo che le ragazze erano state interrogate come testimoni, mentre per i giudici della settima penale di Milano erano da considerare imputate in reato connesso, da sentire dunque con l’assistenza di un legale e con il diritto a non dire la verità. Una interpretazione giuridica che ha spinto i pm Tiziana Siciliano e Luca Gaglio a ricorrere non in appello, ma direttamente in Cassazione (“per saltum”).
Ieri, 5 giugno 2024, il sostituto procuratore generale Roberto Aniello ha chiesto di accettare il ricorso, annullare le assoluzioni e celebrare un processo d’appello, per il solo reato di corruzione in atti giudiziari: “È evidente”, ha detto, “l’esattezza dei rilievi contenuti nel ricorso in merito all’equivoco in cui è incorso il tribunale nell’interpretare le sentenze della Corte di cassazione”.
Anche se non più semplici testimoni, infatti, gli imputati restano pubblici ufficiali: la loro audizione, “allorché illegittima, non incide sulla qualità dell’esercizio di fatto della pubblica funzione e li rende punibili per l’accusa di corruzione in atti giudiziari”.