SEGRETI

Mattarella a Brescia: “La strage è fascista”. Giorgia Meloni tace

Mattarella a Brescia: “La strage è fascista”. Giorgia Meloni tace

Il presidente della Repubblica parla. La presidente del Consiglio tace, fino a sera. Sergio Mattarella era a Brescia, ieri, a ricordare la strage di piazza della Loggia 50 anni dopo. È andato dritto al punto, indicando i responsabili: “terrorismo neofascista”. Volevano “provocare un clima di disordine e di paura, esasperare la popolazione, immettere nella società la sfiducia nella solidità del metodo e delle istituzioni democratiche, inaugurare una nuova stagione di repressione”.

Questi “erano gli obiettivi della galassia di terrorismo neofascista, che si nutriva di giovani manovrati, di militanti violenti, di ideologi raffinati e perversi e di una oscura rete di complicità, costituita da silenzi, benevolenze, omissioni, coperture”.

Una descrizione magistrale e sintetica di quella che è stata chiamata “strategia della tensione”. Il 28 maggio 1974 una bomba fu posta in un cestino dei rifiuti nella piazza dove era in corso una affollata manifestazione per rispondere allo sciame di piccoli attentati fascisti che aveva segnato le settimane e i mesi precedenti. Alle 10.12 il boato.

Otto morti, da non dimenticare: il più giovane era un ragazzo di 25 anni, Luigi Pinto. Giulietta Banzi Bazoli aveva 34 anni, Livia Bottardi 32, Alberto Trebeschi 37, Clementina Calzari Trebeschi 31, Euplo Natali 69, Bartolomeo Talenti 56, Vittorio Zambarda 60. I feriti furono 102.

“L’intento immediato degli attentatori era chiaro”, continua il presidente, “punire e terrorizzare chi manifestava contro il neofascismo e in favore della democrazia. L’obiettivo era un tentativo di destabilizzazione contro la Repubblica italiana e le sue istituzioni democratiche. Con quella bomba si volevano fermare le conquiste sociali e politiche. Gli ideatori, gli esecutori, i complici di quella strage volevano riportare il tempo indietro: a una stagione oscura, segnata dall’arbitrio della violenza, dalla sopraffazione, sfociata nella guerra. In Italia c’era chi tramava e complottava per instaurare un nuovo regime autoritario. Contro la Repubblica, nata dalla Resistenza”.

Mattarella ha deposto una corona in piazza, accolto da lunghi applausi e da grida: “Grazie presidente” e “Difendiamo la Costituzione”. Poi il discorso, dal palco del Teatro Grande di Brescia. “L’intento degli attentatori era chiaro: punire e terrorizzare chi manifestava contro il neofascismo e in favore della democrazia».

Mattarella ricorda le stragi avvenute in quella stagione. “Una sequenza impressionante di eventi sanguinosi legati dall’unico filo dell’eversione nera e tutte caratterizzate da una difficile ricerca della verità storica e giudiziaria, ostacolata da inaccettabili depistaggi, errori e inefficienze”. Eppure “il desiderio di verità e giustizia non si è fermato. Le diverse sentenze che hanno riguardato la strage di piazza della Loggia hanno chiarito il quadro, delineando con precisione responsabilità, dinamiche e complicità”.

Ordine nuovo è il gruppo neofascista indicato dalle sentenze come organizzatore ed esecutore delle stragi, da piazza Fontana (1969, 17 morti) a Brescia. E i suoi eredi sono stati condannati anche per quella di Bologna (1980, 85 morti). Mattarella indica anche “la complicità occulta e ignobile di uomini che violavano i doveri di fedeltà alla Repubblica. Complici e collusi, strateghi di morte, non rappresentano lo Stato, ma una gravissima minaccia contro la Repubblica. Hanno tradito l’Italia. Hanno tramato nell’ombra contro il loro popolo e il loro Paese”.

I depistaggi degli apparati dello Stato segnano ogni strage, ogni indagine, ogni processo. Il filo nero è tenace, nascosto, ingarbugliato. Ma la memoria non si prescrive e ancora oggi due processi appena iniziati, a carico di due militanti di Ordine nuovo, stanno cercando di completare il quadro di una verità difficile. “Di recente”, ha continuato Mattarella, “si è aperto un nuovo filone di inchiesta, dal quale potrebbero emergere nuovi tasselli. Attendiamo con paziente fiducia perché la verità è un pilastro della democrazia”.

Parole nette a Brescia. Banchi del governo vuoti a Roma, alla Camera, durante la commemorazione di piazza della Loggia. Silenzio a Caivano, dove Giorgia Meloni ha inaugurato un centro sportivo, senza una parola per ricordare la strage. Un comunicato svogliato e generico arriva solo a fine giornata: “Continueremo a lottare contro ogni forma di terrorismo”. Destra e fascismo sono parole che non riesce proprio a pronunciare.

 

Leggi anche:
Strage di Brescia, Meloni dimentica di costituirsi parte civile

Brescia. La testimone: “Promisi a Mario Mori il silenzio sulla strage”
Cara Meloni ti scrivo: due lettere (preoccupate) dei famigliari delle vittime delle stragi
L’ultima sentenza sulle stragi nere: ora sappiamo

Il Fatto quotidiano, 29 maggio 2024
To Top