GIUSTIZIA

La sentenza della Cassazione: il saluto romano, quando è reato

La sentenza della Cassazione: il saluto romano, quando è reato

Il saluto romano è reato? La domanda è stata riproposta con forza dopo la selva di braccia tese viste a Roma il 7 gennaio, alla commemorazione della strage di Acca Larenzia. Finora le sentenze erano state non univoche, ecco perché la questione era stata già da tempo presentata alle sezioni unite della Corte di cassazione.

Dovevano sciogliere i contrasti interpretativi interni pronunciandosi sulla sentenza della Corte d’appello di Milano che aveva condannato otto militanti di CasaPound per i saluti romani del 29 aprile 2016 durante la cerimonia in ricordo di Sergio Ramelli, il giovane missino ucciso a Milano nel 1975.

Ieri le sezioni unite hanno deciso di annullare la condanna, stabilendo che andrà celebrato un nuovo processo d’appello, in cui dovrà essere contestato il reato descritto dall’articolo 5 della legge Scelba, che punisce, con “la pena della reclusione sino a 3 anni e la multa”, chiunque “compie pubblicamente manifestazioni usuali al partito fascista”, avendo però cura di valutare che il braccio teso “sia idoneo a integrare il concreto pericolo di riorganizzazione del disciolto partito”.

Le motivazioni della pronuncia scioglieranno i dubbi residui. Nelle informazioni provvisorie già diffuse dalla Suprema corte si spiega che la “chiamata del Presente” e il “saluto romano” sono “rituali evocativi della gestualità propria del disciolto partito fascista”. Integrano “il delitto previsto dall’articolo 5” della legge Scelba, “ove, avuto riguardo a tutte le circostanze del caso, sia idonea a integrare il concreto pericolo di riorganizzazione del disciolto partito fascista”.

I giudici, però, ritengono che “a determinate condizioni può configurarsi” anche la violazione della legge Mancino, che vieta “manifestazioni esteriori proprie o usuali di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi che hanno tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”. Legge Scelba e legge Mancino possono essere contestate anche insieme.

Finora le sentenze a volte condannavano i saluti romani, considerandoli comunque un gesto simbolico che richiama una ideologia antidemocratica, violenta e discriminatoria, dunque un pericolo per lo Stato; altre volte condannavano soltanto se rinvenivano nelle manifestazioni pubbliche un rischio concreto di ritorno del partito fascista.

L’accusa, rappresentata in Cassazione dall’avvocato generale Pietro Gaeta, aveva chiesto, alla fine della sua requisitoria, la conferma della condanna, sostenendo che “il saluto fascista rientra nel perimetro punitivo della legge Mancino quando realizza un pericolo concreto per l’ordine pubblico”.

Gaeta aveva anche fatto un riferimento ai fatti più recenti del 7 gennaio: “Acca Larenzia con cinquemila persone è una cosa diversa da quattro nostalgici che si vedono davanti a una lapide di un cimitero di provincia e uno di loro alza il braccio. La nostra democrazia giudiziaria è forte e sa distinguere”, aveva detto. “È ovvio che il saluto fascista sia una offesa alla sensibilità individuale, ma diventa reato quando realizza un pericolo concreto per l’ordine pubblico. Non possiamo avere sentenze a macchia di leopardo in cui lo stesso gruppo viene assolto da un tribunale e condannato da un altro”.

Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni non aveva voluto commentare i saluti romani di Acca Larenzia. Aveva parlato invece Ignazio La Russa, che in passato si è vantato di tenere busti di Mussolini in casa e il cui fratello, Romano, nel settembre 2022 aveva salutato a braccio teso un camerata durante i suoi funerali. Il presidente del Senato aveva detto di “attendere con interesse” il pronunciamento, poiché “c’è incertezza sul reato” e perché “è possibile che si stabilisca che un saluto romano durante una commemorazione non sia apologia di fascismo, e quindi non sia reato”. Ieri ha aggiunto soltanto che la decisione della Cassazione “si commenta da sola”.

CasaPound esulta: “Continueremo a fare il saluto romano. L’annullamento della sentenza di condanna per le otto persone identificate che hanno partecipato alla commemorazione di Ramelli nel 2016 è una vittoria che finalmente mette fine a una serie di accuse che non avevano alcun senso”.


Ecco il VIDEO. Il saluto romano di Romano. Il fratello di Ignazio Benito La Russa, Romano, saluta romanamente il camerata Alberto Stabilini detto “Pilotone”, rispondendo alla chiamata del “Presente!”, il 21 settembre 2022. 

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Il Fatto quotidiano, 19 gennaio 2024
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