Geronimo nel cda del Piccolo. Enciclopedico: dopo auto, metrò, sport, anche teatro
Giorgio Strehler e Paolo Grassi crearono il Piccolo Teatro nella Milano appena liberata dal fascismo. Era il gennaio 1947 quando il sindaco Antonio Greppi decise di far nascere nel palazzo al numero 2 di via Rovello, non lontano dal Duomo, il primo teatro stabile di prosa pubblico in Italia. Il palazzo era fino a quel momento conosciuto dai milanesi come un luogo dell’orrore: proprio lì aveva sede la Legione Ettore Muti, lì erano stati rinchiusi, torturati e uccisi antifascisti ed ebrei negli anni di terrore della Repubblica sociale.
La natura del teatro, si sa, è compiere miracoli e quel palazzo è oggi ricordato e riconosciuto come il luogo in cui è nato e si è sviluppato uno dei teatri più noti e prestigiosi d’Europa.
Oggi nel consiglio d’amministrazione del Piccolo, che dal gennaio 1998 ha la sua nuova sede in largo Greppi, entra Geronimo Antonino La Russa, figlio di un presidente del Senato che si vanta di avere in casa una collezione di busti di Mussolini e scelto da un ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, noto per votare libri che non ha letto.
Il governo Meloni si è mostrato molto efficiente nel piazzare parenti e amici in posti di prestigio e di potere. Si ignorano le competenze culturali e di gestione di istituzioni culturali dell’avvocato Geronimo Antonino La Russa, il cui padre in compenso è uno degli uomini più vicini alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, con cui ha fondato Fratelli d’Italia.
Le proteste per questa nomina hanno dunque riempito le cronache politiche. Ha reagito anche il sindaco di Milano, primo “azionista” del Piccolo. “Cerco di non essere mai preconcetto rispetto a Geronimo La Russa”, ha dichiarato Giuseppe Sala, “anche in passato ho dimostrato di non esserlo. Il Piccolo, insieme alla Scala, è una delle istituzioni che reggono l’asse culturale milanese. L’unica osservazione che ho è che nelle nostre scelte ci mettiamo persone che hanno un percorso nell’ambito culturale certificato, perché il Piccolo è un punto di arrivo e da questo punto di vista ho delle remore. Però è chiaro che il Piccolo si regge sul contributo di vari soci, tra cui il governo, per cui io non posso che accettare questa decisione totalmente legittima”.
Una dichiarazione un po’ ecumenica e cerchiobottista, come di norma sono quelle di Sala, che non ha esitato ad accogliere anche Silvio Berlusconi tra i cittadini illustri di Milano iscritti nel Famedio della città. Una considerazione improntata a sano realismo istituzionale, del resto, visto che il governo ha tutto il diritto di nominare uno dei membri del cda del Piccolo. Ma alla fine, una valutazione critica: Sala ha “delle remore” a proposito della nomina di Geronimo.
Eppure ha provveduto lui stesso a designarlo nel 2021 in un altro consiglio d’amministrazione, quello della società M4, di cui il Comune di Milano possiede il 66,66 per cento. Senza alcuna “remora”, lo ha indicato per il cda dell’azienda che costruisce la linea blu della metropolitana milanese. Non si sa, anche qui, sulla base di quali competenze. Anzi, in profumo di conflitto d’interessi, visto che M4 costruisce una linea di trasporto pubblico e Geronimo è invece il rappresentante a Milano del trasporto privato: dal 2010 è vicepresidente e poi presidente dell’Aci, l’Automobile club.
Oltre a rappresentare in città la lobby degli automobilisti, La Russa jr ha ereditato lo studio legale del padre, è socio dei figli di Berlusconi, Barbara, Eleonora e Luigi, in H14 e – in barba al padre interista – è stato nel cda di Milan Entertainment e di Milan Real Estate, oltre che consigliere di M-I Stadio, la società di Milan e Inter che gestisce lo stadio Meazza che Sala vuole abbattere e papà Ignazio no.
E ora, s’alzi il sipario.