Nei prossimi mesi, Silvio Berlusconi giocherà una triplice partita. Quella politica, che lo vedrà alla ricerca di un nuovo patto del Nazareno con Matteo Renzi per formare un “listone” o un fronte di “larghe intese”, nel tentativo di riportare Forza Italia nell’area di governo. Quella europea, con il ricorso contro la legge Severino presentato alla Corte di Strasburgo per provare a riottenere l’agibilità politica in Italia, persa dopo la condanna definitiva per frode fiscale. E infine la nuova partita giudiziaria: sì, perché ieri l’ex presidente del Consiglio è stato ancora una volta rinviato a giudizio e dovrà affrontare un nuovo, difficile processo.
Non sesso, questa volta, ma soldi. Il giudice dell’indagine preliminare di Milano Carlo Ottone De Marchi ha accolto la richiesta dei pm Luca Gaglio e Tiziana Siciliano che chiedevano di mandarlo davanti al giudice per rispondere all’accusa di corruzione in atti giudiziari. È il procedimento chiamato Ruby 3. Dopo il Ruby 1, in cui è stato processato e infine assolto per concussione e prostituzione minorile, e il Ruby 2, in cui sono stati condannati Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti come organizzatori delle feste del bunga-bunga di Arcore, ora inizierà il processo Ruby 3, con imputati Berlusconi e 22 testimoni dei due processi precedenti che sarebbero stati falsi o reticenti perché pagati da Berlusconi.
La Procura di Milano gli contesta di aver versato circa 10 milioni di euro, oltre a regali di grande valore tra cui auto e appartamenti, ai testimoni che, dopo avere partecipato alle “cene eleganti” di Arcore, erano stati chiamati a dire la verità davanti ai giudici dei processi Ruby 1 e Ruby 2. Circa 7 milioni, secondo i pm, sarebbero andati a Karima El Mahroug detta Ruby, per farla “negare falsamente che aveva avuto rapporti sessuali con Berlusconi”, dopo che nel 2010, ancora minorenne, aveva partecipato alle feste di Arcore e trascorso più notti nella villa di Berlusconi.
Il nuovo processo si aprirà il 5 aprile davanti alla quarta sezione penale del Tribunale di Milano. “Si processerà Silvio Berlusconi per il reato di generosità”, ha commentato l’avvocato Federico Cecconi che difende il leader di Forza Italia insieme al professor Franco Coppi. L’ex presidente del Consiglio ha sempre detto che pagava le ragazze per aiutarle, perché a causa dei magistrati e dei giornalisti avevano perso il lavoro, la reputazione “e perfino il fidanzato”. Generosità o corruzione? Lo decideranno i giudici. A processo andranno anche 22 testimoni, già rinviati a giudizio in una separata udienza preliminare dal un altro gup, Laura Marchiondelli.
Intanto Gaglio e Siciliano hanno scoperto, interrogando a dicembre 2016 il ragionier Spinelli che gestisce il portafoglio privato di Berlusconi, che i pagamenti mensili ad almeno 13 ragazze sono continuati fino a oggi. Versamenti in contanti da 2 a 3 mila euro mensili o conguagli fino a 15 mila euro che sono finiti nelle borsette griffate di alcune delle più assidue protagoniste del bunga-bunga: Aris Espinosa, Giovanna Rigato, Miriam Loddo, Elisa Toti, Ioana Amarghioale, Manuela Ferrera, Iris Berardi, una delle gemelle De Vivo, Barbara Guerra, Raissa Skorkina, Alessandra Sorcinelli, Silvia Trevaini, Ioana Visan.
Commenti molto critici nei confronti dei giudici sono arrivati da parte dei sostenitori di Berlusconi: “Di nuovo a processo, per aver convinto dei testimoni a dire la verità”, secondo il senatore di Forza Italia Lucio Malan. “Accanimento e persecuzione”, scrive su Facebook Renato Brunetta. “Tormentato da oltre 20 anni da una magistratura che lo ha accusato di ogni reato”, per Niccolò Ghedini. Nei prossimi mesi, Berlusconi proverà a giocarsi la possibilità del rientro in scena: tra via del Nazareno e la corte di Strasburgo.
(Il Fatto quotidiano, 29 gennaio 2017)
Iris Berardi
E Silvio paga ancora
Sa di non essere più il Silvio Berlusconi di un tempo, quando poteva tutto, in politica e nella vita privata, governo e bunga-bunga. Si consola guardando a sinistra: anche Matteo Renzi, dopo il referendum, non è più quello di prima. Dunque Silvio avverte che la sua forza relativa sulla scena politica è comunque aumentata. Soprattutto dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha partorito – per ora – un sistema elettorale in cui non vince nessuno e quindi tutti possono trattare, negoziare, mercanteggiare: arti in cui è maestro.
Berlusconi può dunque partire a caccia di un nuovo patto del Nazareno con Renzi, per raggiungere l’obiettivo comune di tagliar fuori i Cinquestelle. Se nessuno può vincere nettamente nelle urne, vince chi si accorda nelle stanze del potere. E il vecchio leone di Arcore gli accordi li si fare. Dovrà distillarne anche sul fronte aziendale, dove la sua Mediaset è assediata da Vincent Bolloré. Peccato che le notizie “buone” sul fronte politico siano avvelenate da quelle “cattive” sul fronte giudiziario. La Procura di Milano ha infatti rimesso in moto le indagini. Ha scoperto che Silvio continua a pagare le ragazze del bunga-bunga.
Smetto quando voglio, sembrava dire Silvio, ma ha anche ricominciato. A dicembre 2013 aveva addirittura mandato una lettera a tutte, con l’annuncio di fine rapporto e disponibilità a pagare una liquidazione: “Vi voglio bene, ma ora basta soldi”. Invece i versamenti sono continuati. Quei rompiscatore dei magistrati milanesi – Luca Gaglio e Tiziana Siciliano – ne hanno scoperti fino a novembre 2016. A 13 ragazze (Aris Espinosa, Giovanna Rigato, Miriam Loddo, Elisa Toti, Ioana Amarghioale, Manuela Ferrera, Iris Berardi, una delle gemelle De Vivo, Barbara Guerra, Raissa Skorkina, Alessandra Sorcinelli, Silvia Trevaini, Ioana Visan). Ma anche ad altre, che hanno portato a casa paghette di 2 o 3 mila euro. A sganciarle, come sempre, l’ineffabile ragionier Spinelli, incorruttibile addetto alle spese personali di Silvio, che le ragazze usano come un bancomat a cui non devi neppure digitare il pin.
L’ex presidente del Consiglio l’ha ripetuto mille volte: i pagamenti sono un volontario, generoso risarcimento a chi per colpa dei magistrati e dei giornalisti ha perso il lavoro, la reputazione e financo il fidanzato. Tutte continuano a chiedere, ad assediare il povero ragionier Spinelli chiuso nel suo ufficietto. Competitive, gelose: “Le altre vanno a fare shopping da Dolce & Gabbana e noi, invece, niente”. E lui paga. Una ha esagerato: Giovanna Rigato pretendeva, a suon di minacce, 1 milione di euro. Così la Procura la sta indagando per estorsione. Ma proprio indagando sulla ragazza che voleva troppo, Gaglio e Siciliano hanno ascoltato la prosa monotona e precisa del ragionier Spinelli che ha raccontato: “Continuo a pagare”.
È un problema, perché quel che secondo Silvio è generosità, per i pm è corruzione giudiziaria: compenso per il silenzio passato e assicurazione sul silenzio futuro. Le ragazze sono state tutte testimoni (reticenti) nei processi Ruby 1 (a Silvio Berlusconi) e Ruby 2 (a Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti). Così la Procura ha avviato il Ruby 3, contestando la falsa testimonianza e la corruzione giudiziaria. E ora, davanti ai nuovi pagamenti, ecco il Ruby 4, con il capo e le ragazze di nuovo iscritte nel registro degli indagati per gli stessi reati.
Con un effetto possibile: la riunione in un unico processo di un procedimento che un gip pazzerello, all’udienza preliminare, avevo sbocconcellato e disseminato in diverse sedi: per Elisa Toti e Aris Espinosa era finito a Monza; per Miriam Loddo a Pescara; per Giovanna Rigato a Treviso. Ma ora, dicono Gaglio e Siciliano, gli ultimi pagamenti sono avvenuti in contanti nell’ufficietto del ragionier Spinelli, dunque hanno richiamato gli atti a Milano.
Ultima mossa: far rientrare nel processo anche Berlusconi. La sua posizione era stata stralciata quando era stato ricoverato in ospedale e l’udienza preliminare, già chiusa con il rinvio a giudizio per tutti gli altri imputati, per per lui si svolge oggi, 28 gennaio 2017. Se dovesse essere rinviato a giudizio, Silvio potrebbe riunirsi di nuovo con le ragazze: non nella saletta del bunga-bunga di Arcore, questa volta, ma in un’aula del tribunale di Milano. Non gli resta che sperare, nei prossimi mesi, di avere più fortuna in politica.
(Il Fatto quotidiano, 28 gennaio 2017)