GIUSTIZIA

Nordio attacca i magistrati. “Su Ganzer errore giudiziario”. Invece, ecco la vera storia

Nordio attacca i magistrati. “Su Ganzer errore giudiziario”. Invece, ecco la vera storia

Chissà se il ministro della Giustizia Carlo Nordio, prima di parlare alla Camera, si è letto gli atti, le sentenze o almeno la relazione mandata nel maggio 1999 da Armando Spataro alla Procura di Brescia, sul generale del Ros carabinieri Gianpaolo Ganzer. Nordio lo ha citato ieri come esempio di “malagiustizia”, vittima (come il generale Mario Mori) di “errori giudiziari”: “È stato condannato in primo grado a 17 anni per un reato che non esisteva e alla fine è stato assolto. Ma vi pare che questa sia giustizia? Che sia civile che uno Stato metta sotto processo i suoi più fedeli servitori che vengono estromessi dalle cariche importanti?”.

Gianpaolo Ganzer

In realtà Ganzer nel 2010 fu condannato in primo grado a 14 anni (non 17) “per aver costituito un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, al peculato, al falso e ad altri reati, al fine di fare una carriera rapida”. Condannato anche in appello (a 4 anni e 11 mesi, per la concessione delle attenuanti generiche e la cancellazione delle aggravanti). La Cassazione decise infine di applicare un altro comma del testo unico sugli stupefacenti e così scattò la prescrizione. Non proprio un’assoluzione, non proprio un errore giudiziario. E il processo non gli bloccò certo la carriera, visto che fu promosso generale e comandante del Ros (il Raggruppamento operativo speciale).

Ma la storia inizia nel 1994, quando Spataro, magistrato della Direzione distrettuale antimafia di Milano, riceve la telefonata di un vecchio amico. “Ganzer mi chiedeva di riceverlo in Procura a Milano”, scriverà poi Spataro nella relazione mandata ai magistrati di Brescia, “insieme a un altro ufficiale del Ros di Roma”. Qualche giorno dopo, arrivano nel suo ufficio l’allora colonnello Ganzer, capo della sezione antidroga del Ros, e il capitano Carlo Fischione. I due espongono al magistrato il “piano Cobra”. “Ganzer mi disse che il Ros disponeva di un confidente colombiano che aveva rivelato l’arrivo nel porto di Massa di un carico di 200 chili di cocaina. Era destinata alla piazza di Milano e il confidente era disposto a fornire al Ros le indicazioni necessarie per seguire il carico fino a destinazione e catturare i destinatari della merce”.

Spataro firma un decreto di “ritardato sequestro” dello stupefacente. Con istruzioni precise: “dare avviso alla Procura di Massa e alle Procure in cui lo stupefacente sarebbe transitato”; “intervenire qualora si fosse rischiata la perdita del carico”; obbligo di “riferire sulla sorte della cocaina”. Ma nei giorni seguenti Ganzer avverte Spataro che sono intervenute “difficoltà” con il confidente e che il sequestro doveva essere fatto prima della barriera doganale, sulla banchina del porto, con qualche clamore mediatico, per convincere i trafficanti colombiani che il carico era perso.

Così il 21 febbraio 1994, 213 chili di cocaina vengono sequestrati nel container TPHU 690328-3 a bordo della motonave Saint Pierre proveniente da Cartagena. Poi la droga scompare e Spataro non viene più informato di che cosa stia succedendo. “Per mesi non ebbi notizie. Cominciai a preoccuparmi. Telefonai a Ganzer e lui mi disse che l’operazione non era ancora compromessa. Finché, un giorno, trovandomi a Roma, mi presentai nella caserma di Ponte Salario. Mi portarono nell’ufficio di Fischione dove in un armadio blindato mi mostrarono numerosi panetti. Che fosse cocaina e fossero 200 chili me lo dissero loro”. Non un documento, non una relazione.

Spataro si convince che “le brillanti operazioni” e i metodi di Ganzer fossero molto rischiosi: i carabinieri non potevano trasformarsi in spacciatori di droga senza controllo. Tre mesi dopo, Spataro torna a Roma e Ganzer gli dice che la cocaina non andrà più a Milano, ma “c’è un trafficante di Bari intenzionato a comprarne 30 chili”. “Era trascorso un anno dal sequestro di Massa. Preparai un decreto di immediata distruzione dello stupefacente. Telefonai a Ganzer, che prese atto”. Fine di una “brillante operazione”. E di un’amicizia.

Il Fatto quotidiano, 20 gennaio 2023
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