Stadio di San Siro e scuola Vivaio: le due sconfitte di Sala nel 2022
Giuseppe Sala finisce il 2022 con due sonore sconfitte. La prima è la bocciatura da parte del ministero della Cultura del progetto di abbattere lo stadio Meazza per dare il via libera al piano super-speculativo di edificare nell’area un grattacielo a uffici e il centro commerciale più grande d’Europa: un inedito Vittorio Sgarbi, nel suo ruolo di sottosegretario governativo, ha annunciato che porrà un vincolo che impedirà l’abbattimento di un pezzo di storia – di Milano e dell’Italia – perché salvare San Siro “non è una scelta o un capriccio, ma un obbligo di legge”.
La seconda sconfitta del sindaco di Milano è meno appariscente, ma perfino più grave e dolorosa: i giudici amministrativi hanno accolto due ricorsi presentati dai genitori contro il trasferimento della scuola media Vivaio in un’altra sede. E hanno bacchettato severamente il Comune che ha deciso il trasloco.
Della Vivaio abbiamo già scritto più volte in questa colonna. Abbiamo raccontato che la “scuola media statale per Ciechi di via Vivaio” – questo il suo nome completo – è una delle eccellenze di Milano. È una scuola pubblica che offre a tutti i suoi ragazzi – molti con disabilità – una formazione scolastica incentrata sull’inclusione.
Offre il tempo pieno, la piena integrazione con chi ha qualche disabilità, molto lavoro di gruppo e un’ottima formazione musicale. Ci riesce da anni anche grazie al suo genius loci: è parte dell’Istituto dei Ciechi di via Vivaio, ospite nei suoi locali. Ma il Comune vuole farla traslocare, per risparmiare i soldi dell’affitto. E la preside che si era opposta, schierandosi con i suoi ragazzi e i loro genitori, Laura Corradini, a settembre è stata cacciata.
Ora il Tar ha accolto le tesi dei genitori degli alunni della Vivaio con parole durissime contro l’amministrazione di Sala. Gli atti comunali sono giudicati “illegittimi” e il Comune è condannato a rifondere le spese legali alle famiglie. Il trasferimento della scuola nella nuova sede, in via D’Annunzio, non garantisce infatti lo stesso standard di educazione. La decisione “politico-amministrativa di rinunciare all’ospitalità onerosa offerta dall’Istituto dei ciechi” resta “ferma e legittima”, scrivono i giudici, ma non così gli atti del Comune, per un “originario difetto di istruttoria”: “è mancata una previa programmazione e valutazione dell’equiparabilità dei due locali scolastici, volta a garantire agli utenti già iscritti gli stessi standard di specialità”.
Dunque l’amministrazione ha realizzato “un’inversione logica”: ha deciso di abbandonare la sede di via Vivaio per “conseguire un mero risparmio di spesa”, senza prima valutare gli aspetti che riguardano l’offerta educativa. Eppure non esiste – secondo il Tar – l’obbligo legislativo di eliminare le affittanze passive man mano che arrivano a scadenza, come sostenuto dal Comune: la scelta del risparmio non è imposta dalla norma, ma a “parità di condizioni, semplicemente desiderabile”. Dovrà dunque essere rifatta l’istruttoria, “coinvolgendo l’istituzione scolastica e valutando le osservazioni tecniche sul plesso di via D’Annunzio”, che i genitori ritengono ancora gravemente inadeguato.
Sala vuole risparmiare? Eppure ha speso 1 milione di euro per ristrutturare il plesso di via D’Annunzio, che si dimostra ancora inadatto. Eppure ha buttato 330 mila euro per un ridicolo “dibattito pubblico”, una farsa su San Siro in cui la decisione era già stata presa. Eppure ha dichiarato, con le società partecipate, un utile netto d’esercizio di 145 milioni. E vuole risparmiare proprio sulla Vivaio, scuola d’eccellenza?
“Noi tireremo diritto”, hanno risposto a palazzo Marino. Sala Bonaparte ha deciso di andare avanti con la speculazione di San Siro e di ricorrere al Consiglio di Stato contro i genitori della Vivaio. Auguri di buon 2023.
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