Scuole di giornalismo, studiate il caso Proto
No, non entrerà nella storia della finanza. Ad Alessandro Proto piacerebbe un sacco essere ricordato come un Wolf of Wall Street, mascalzone ma grande: non succederà, perché la finanza sta a Proto come un fiore al petrolchimico di Taranto. Proto non ha mai fatto un’operazione finanziaria in vita sua. Non ha mai mosso neppure una delle azioni che annunciava di comprare.
Ora sta scontando la sua pena agli arresti domiciliari, ma la Proto Organization ha ripreso a operare. Intanto, se non entrerà nella storia della finanza, Proto potrebbe però entrare nella storia del giornalismo. Anzi: propongo alle scuole di giornalismo di studiarlo, di analizzare il suo caso, di farne materia d’insegnamento, d’invitarlo come visiting professor. La sua è davvero una storia incredibile.
Inizia quando il giovane Alessandro Proto, che vende enciclopedie Garzanti e si veste come un agente immobiliare pensa si vesta un finanziere, cerca di farsi un nome sulla piazza di Milano facendo scrivere sui giornali che lui vende le ville dei vip. Non risulta che ne abbia venduta una, eppure cercate in Google: troverete molti articoli su importanti quotidiani nazionali che raccontano le gesta del giovane intermediario che ha per le mani case da sogno, in Sardegna e Costa Azzurra, in Engadina e a New York. Tra i venditori e i possibili acquirenti ci sono i nomi di George Clooney e Berlusconi, Beckham e Ronaldo, José Mourinho e Alan Friedman.
Ancora ieri, 2 aprile, sui siti della Gazzetta dello Sport e del Corriere della sera veniva pubblicata la notizia dell’acquisto di una “splendida villa sul lago di Como” da parte del giocatore del Barcellona Lionel Messi. Visto che la cosa funzionava e i giornalisti – incantati dai nomi da favola – abboccavano, nel 2010 Proto alza il tiro. Fa il suo ingresso nella finanza: virtuale, perché non tocca un’azione, non entra neppure nella filiale della banca sotto casa, ma comincia a produrre comunicati.
Il primo è del 19 dicembre 2010 e dice che “dodici investitori privati riuniti da Alessandro Proto Consulting, società con sede a Lugano”, ha acquistato il 2, 88 per cento di Tod’s. Ci cascano Il Giornale e la Reuters. Da allora non si ferma più. Comunica di aver comprato l’1 per cento di Fiat. L’1,2 di Mediaset. Lo 0,8 di Unicredit. Lo 0,5 di Mediobanca. Lo 0,7 di Generali. E poi: Fonsai, Rcs, L’Espresso, Montepaschi, Telecom Italia Media, il Sole 24 ore.
L’elenco dei giornali che ci cascano è infinito e si trova nella delibera Consob n. 18794, di cui occupa ben quattro pagine e mezza. Come stupirsi che Proto il Lupo del comunicato stampa venga preso da un senso d’onnipotenza, da una mania compulsiva, da una bulimia comunicativa, da una scimmia da stampa gabbata che gli dà dipendenza e assuefazione? Sa che può raccontare qualunque balla e troverà chi è disposto a credergli. A un certo punto fa la prova. “Una mattina”, racconta Proto, “arrivo nel mio ufficio e lancio una sfida ai miei collaboratori: io scommetto 10 mila euro contro 3 mila messi da ciascuno di voi. Facciamo un comunicato che dice che mi candido alla presidenza di Unicredit. Volete vedere che lo pubblicano?”.
Lo pubblicano. Proto vince la scommessa. Eppure bastava una telefonata, per verificare. Anzi: bastava leggere il curriculum di Proto (perfino quello abbellito nei suoi siti) per capire che l’uomo non aveva proprio le caratteristiche minime per la candidatura. E allora: studiamolo nelle scuole di giornalismo, adottiamo come libro di testo la delibera Consob su di lui, riflettiamo come sia stato possibile un caso Proto (che continua ancora sui giornali di ieri 2 aprile e forse anche di oggi 3). Un caso che non ha nulla a che fare con la finanza, e tutto con il giornalismo.
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