La politica come distilleria clandestina di governissimi
Una volta, i partiti partecipavano alle elezioni per vincerle. Questa volta, c’è chi gareggia per perderle. E lo dichiara. È il caso di Carlo Calenda, che è abituato a una presenza sui media inversamente proporzionale al suo peso elettorale e in un’ennesima intervista ha confessato al Corriere che il suo programma non è vincere le elezioni, ma aspettare che, sei mesi dopo la vittoria della destra e di Giorgia Meloni, scocchi – chissà perché – l’ora di un nuovo Governissimo dei nuovi Migliori, in cui l’ego di Calenda (anch’esso inversamente proporzionale al suo peso politico) possa avere un gran bel ruolo.
Dopo aver scritto questa necessariamente succinta sintesi del Calenda-pensiero, sono stato subito smentito via Twitter da Calenda in persona: “Che fesserie! E dove le hai lette. Ho detto che se una delle due coalizioni andasse al governo cadrebbe nel giro di sei mesi. E per questo sarebbe meglio andare avanti con #Draghi”. Ecco: è un caso (ormai non raro) di smentita che conferma; anzi, esplicita con maggior forza quello che formalmente viene smentito. Sì, perfino l’ego di Calenda non arriva al delirio di credere di poter vincere da solo (o con Renzi, cioè da solo) le elezioni. Il suo è il piano D: Draghi forever, anche a sua insaputa.
Letta e Calenda non vogliono vincere le elezioni, ma ribaltarne il risultato. hanno una concezione proprietaria della politica: la sanno fare solo loro. E si preparano a una opposizione extraparlamentare: per tornare al Governissimo, che non è la cura, ma la causa della crescita di Giorgia Meloni
È il piano anche di Enrico Letta, altrimenti avrebbe cercato di unire tutte le forze che si contrappongono a queste destre. Invece ha messo in conto di perdere e balla con occhi di tigre sul Titanic, in attesa dello schianto. Invece di fare una campagna elettorale d’attacco per ridurre le distanze dalla destra e per mandare in Parlamento una opposizione combattiva e davvero alternativa a Meloni, Salvini e Berlusconi, li combattono con cure omeopatiche e con candidati “punta di diamante” che sono come il blu: stanno su tutto e non impegnano.
Tanto, anche il vero piano di Letta è quello che Calenda ha avuto almeno il coraggio di confessare (salvo poi procedere alla smentita-conferma): lavorare nell’ombra per far cadere il governo che uscirà dalle elezioni e sostituirlo con l’ammucchiata che è diventata la formula più amata della scena politica italiana. Dunque, si prepara una opposizione extraparlamentare: progettando divisioni (Forza Italia vs Fratelli d’Italia e Lega) e nuove scissioni (leghisti governisti vs leghisti salviniani).
Che brutta concezione della politica e della democrazia: far votare i cittadini (quando proprio non se ne può fare a meno) e poi fare l’opposto. Scomporre e ricomporre a proprio piacimento le forze politiche in campo. E riproporre quel Governissimo che non è la cura, ma la causa della crescita di Giorgia Meloni. Hanno una concezione proprietaria della democrazia e della politica: la sanno fare solo loro, a dispetto dei risultati elettorali. Migliori per investitura divina, non sono loro che sbagliano politica e creano rigetto nei cittadini, ma sono i cittadini a sbagliare il voto. Più che le scelte degli elettori, contano gli interessi dell’establishment, i desideri dei “mercati”, i piani dei gruppi d’influenza internazionali.
Chi scrive non ha certo alcuna simpatia per la destra che vincerà. Non esibisce solo la fiamma che scaturisce dalla tomba di Mussolini; oltre la nostalgia del passato c’è un presente fatto di indagati e un futuro fatto di tasse che avvantaggiano i più ricchi e aumentano le disuguaglianze, c’è un “Credo” tridentino, anti-riformista (nel senso di Lutero), anti-illuminista, ma anche anti-aristotelico e anti-cartesiano, che contraddice tutta la storia del pensiero umano in Occidente, dai sapienti greci a oggi, avventura dell’uomo per liberarsi dal “Credo” e conquistare il cogito, il dubbio, la coscienza, il confronto, lo scontro, il dialogo, la costruzione di senso. E la democrazia: che è rispetto per il voto, non una distilleria clandestina di Governissimi.
Invece di fare una campagna elettorale d’attacco per ridurre le distanze dalla destra e mandare in Parlamento una opposizione davvero alternativa a Meloni, Salvini e Berlusconi, li combattono con cure omeopatiche e con candidati “punta di diamante” che sono come il blu: stanno su tutto e non impegnano