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Il miracolo di Assisi: a Bali il Forum delle multinazionali dell’acqua privata

Il miracolo di Assisi: a Bali il Forum delle multinazionali dell’acqua privata

Il Forum Mondiale dell’Acqua 2024 non si terrà in Italia, ad Assisi, ma a Bali, in Indonesia. L’annuncio è stato dato nei giorni scorsi, alla chiusura del Forum di Dakar. L’Italia si era candidata in maniera ufficiale, con un intervento del ministero degli Esteri, a ospitare ad Assisi e a Firenze il World Water Forum 2024. Poi, a rompere l’incanto, erano arrivati un intervento e una lettera aperta al Papa (“Scacci i mercanti dal tempio!”) di Emilio Molinari, ex senatore e leader storico del movimento per l’acqua pubblica, pubblicati a gennaio dal Fatto quotidiano.

“Attenzione”, avvertiva Molinari, “non è un Forum indetto dall’Onu o da qualche altro organismo sovranazionale: è un’iniziativa del Consiglio Mondiale dell’Acqua, che è un organismo privato, privatissimo, con sede a Marsiglia. È una lobby di aziende multinazionali dell’acqua privata, sostenuta da imprese come Veolia e Suez Lyonnes des eaux”. Subito dopo era arrivata la decisione dei frati del Sacro convento di San Francesco in Assisi, che chiedevano di togliere “il logo, le firme e ogni menzione del Sacro convento, della Basilica di San Francesco in Assisi e della comunità dei Frati minori conventuali” da ogni “materiale informativo e promozionale, elettronico e cartaceo, della candidatura italiana al Forum mondiale dell’Acqua”.

“Ora le multinazionali dell’acqua privata, a sorpresa, hanno detto no alla candidatura italiana, che sembrava cosa fatta”, spiega Molinari. In Italia si era già formato un fronte d’interessi per portare qui l’evento, una sorta di Expo dell’acqua che muove migliaia di persone e tanti soldi. “Non voglio pensare che siamo così forti da aver determinato noi la scelta”, continua Molinari, “ma certo non deve aver fatto piacere alle multinazionali che qualcuno abbia svelato l’equivoco”: di un Forum privato che appare come una iniziativa pubblica.

Emilio Molinari: “Noi non abbiamo detto no al Forum Mondiale in Italia; abbiamo detto sì a un Forum che diventi una grande iniziativa pubblica planetaria sotto l’egida dell’Onu”

“Difficile parlare di acqua mentre infuria la guerra. Mi pareva, dando voce alla protesta del movimento dell’acqua, di mostrarmi indifferente alle sofferenze di chi è sotto le bombe. Ora sappiamo che il Forum non si farà in Italia. Non sappiamo i motivi per cui le multinazionali Veolia e Suez hanno rifiutato la disponibilità italiana. Sappiamo che le iniziative del movimento dell’acqua, di padre Alex Zanotelli, degli articoli del Fatto, della mia lettera aperta a Papa Francesco hanno mosso i frati del Sacro convento di Assisi.

“Ora qualcuno potrebbe dire che l’Italia ha perso un’occasione, che Assisi e Firenze hanno perduto delle entrate turistiche. Ma non riesco a credere che qualcuno voglia mettere qualche guadagno da turismo davanti alle grandi crisi che stiamo vivendo, la crisi pandemica, la crisi climatica ed idrica, infine la guerra. Non di piccoli affari abbiamo bisogno, ma di grandi risposte a riflessioni collettive, a decisioni solidali e internazionali. Noi non abbiamo detto no al Forum Mondiale in Italia: abbiamo detto sì a un Forum che diventi una grande iniziativa pubblica planetaria sotto l’egida dell’Onu. Questo abbiamo detto. E questo ripetiamo. Insieme ai frati del Sacro convento e insieme alla sindaca di Assisi, che ha chiesto anch’essa l’ombrello Onu all’iniziativa.

“I dati della crisi idrica sono drammatici: nel 1960 gli abitanti del pianeta Terra disponevano di 17 mila metri cubi d’acqua per persona all’anno; nel 2003 ne disponevamo di soli 7 mila; nel 2050 ne disporremo meno di 4.500 a persona. Questi dati stanno nei rapporti dell’Onu, ma sono i privati a determinare le politiche mondiali. Ora siamo prigionieri della guerra e non possiamo parlare d’altro, ma l’acqua c’entra con le guerre: in Ucraina come in Iraq, Siria, Afghanistan, Palestina, Yemen. Dal 2014, nel Donbas la rete idrica è stata distrutta, mentre la Crimea è stata privata dall’accesso all’acqua del Dnieper. Le guerre del petrolio e del gas sono anche guerre dell’acqua”.

Il Fatto quotidiano, 25 marzo 2022
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