Ferramonti: “Sono io il primo trumpista d’Italia. E ora…”
Difficile definire Gianmario Ferramonti: la parola faccendiere non gli piace. Oggi è l’animatore dell’associazione “Italians for Trump” e rivendica di essere l’unico italiano che ha sostenuto fin dalla prima ora il neoeletto presidente degli Stati Uniti. Si definisce piuttosto talent scout della politica: “Io ho contatti con tutte le massonerie”, racconta, “perché non appartengo a nessuna massoneria. Ho rapporti con tutti i servizi segreti, perché sono libero, non appartengo a nessun servizio segreto”.
È stato protagonista di tante avventure della storia italiana, arrestato nel 1996 (e poi scagionato) per lo scandalo Phoney Money. Assicura di essere stato, nel 1994, garante della nomina di Roberto Maroni al ministero dell’Interno. È tornato alla ribalta nel 2016 per i suoi contatti con il faccendiere massone Flavio Carboni e con l’ex vicepresidente di Banca Etruria Pier Luigi Boschi, padre del ministro delle Riforme. “Macché contatti. Ho solo suggerito, su richiesta del mio amico Caboni, un nome a Boschi che cercava un bravo manager per Etruria”.
Negli ultimi mesi si è impegnato allo spasimo per Donard Trump. Lo dimostrano il suo sito (www.italians4trump.it) e una pagina Facebook (Italians for president Trump) su cui ha iniziato a postare fin dall’inizio della corsa di Donald per le primarie. “L’ho conosciuto a New York, dove avevo un ufficio, nel 1986”, racconta Ferramonti. “Allora mi sembrò un ricco arrogantello, ma con una simpatia e una carica che mi ricordava Silvio Berlusconi. Pensai: chissà cosa succederebbe se si impegnasse in politica?”.
Sono passati molti anni in cui Ferramonti è occupato in altre avventure. S’impegna nella Lega Nord e poi si specializza in nascite: di Alleanza Nazionale, di Forza Italia, della Casa della libertà. Dove nasce qualche progetto politico, lui c’è. Fino al giugno scorso. “Fondo l’associazione Italians for Trump. No, non mi chieda nomi. Ci sono personaggi importanti di cui non sono autorizzato a parlare. C’è Leo Lyon Zagami, che io stimo molto”. È un giornalista e teorico della cospirazione, autore di libri sulla massoneria ma anche su papa Francesco.
“Il segretario organizzativo è Alfredo Esposito”, prosegue Ferramonti. “C’è un’imprenditrice bolognese, Angelita Tripodi. Con loro siamo andati negli Stati Uniti a una cena della Niaf, la National Italian American Foundation. Avevamo un tavolo e dovevamo incontrare Trump, che aveva garantito la sua presenza. Purtroppo rimase bloccato e non riuscì ad arrivare alla cena”. L’associazione proseguì ugualmente il suo lavoro. “Siamo in costante contatto con un esponente dello staff di Donald di cui non posso svelare il nome. Sarà uno dei tre, quattro personaggi più influenti della nuova amministrazione americana. Sa, all’inizio è stato tutto molto difficile, abbiamo avuto in Italia un’accoglienza molto fredda. Nessuno credeva che potesse vincere. Ci dicevano peste e corna. Adesso che ha trionfato, ci sommergono di complimenti. Dopo la vittoria, abbiamo ricevuto centinaia di telefonate, messaggi, e-mail”.
E ora Trump influirà sulla situazione dell’Europa e sulla politica italiana. Ferramonti ne è convinto. “Ma certo: come potremo continuare, adesso, l’embargo alla Russia di Putin? Ora, nel caos globale, tutto diventa possibile. Lo sa che il 18 novembre ci sarà una nuova marcia su Roma? Non le dico di più, per ora, ma vedrà. Sarà organizzata da gruppi indipendenti. Matteo Salvini? Sì, ha un grande pregio: è un trumpista della prima ora, come noi, e non si è fatto spaventare dalle critiche e dalle accuse lanciate contro Donald durante la campagna elettorale. Il nostro segretario Esposito ha rapporti diretti con l’ambiente di Salvini. Ma ora che Trump ha vinto, noi abbiamo raggiunto il nostro scopo e la nostra missione è terminata”.
“Cosa vuole, ci vorrebbe anche in Italia un partito repubblicano, collegato ai Repubblicani degli Stati Uniti. Ma qui da noi un Partito repubblicano c’è già stato è ha fatto tutt’altro. Piuttosto, sa cosa le dico? Matteo Renzi è un politico estremamente intelligente che ora è messo in una situazione allucinante, dentro un partito che lo sta mollando e lo caccerà dopo la sconfitta al referendum, perché vedrà, Renzi il 4 dicembre perderà. Ma non abbiamo nessuno da mettere al suo posto. Renzi sarebbe il più attrezzato di chiunque a prendere il posto di Silvio Berlusconi alla guida di un nuovo centrodestra. Vedremo che cosa succederà, le ripeto: nel caos globale tutto è possibile”.
Pensa al futuro, Ferramonti. Il passato lo liquida con poche parole. “Maroni? Nel 1994 ero molto vicino a Vincenzo Parisi, il capo della polizia che era stato anche direttore del Sisde, il servizio segreto civile. Ho garantito che Maroni poteva essere un ottimo ministro dell’Interno e Parisi ha allora convinto il presidente Oscar Luigi Scalfaro che si poteva fare”. Adesso la sua associazione si scioglie, ma l’impegno prosegue. Sotto il segno di Trump.
Nella foto: Gianmario Ferramonti, Enzo De Chiara e Alfredo Esposito al pranzo Niaf a Washington