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La Scuola è finita. Venti di crisi della finanza cattolica bresciana

La Scuola è finita. Venti di crisi della finanza cattolica bresciana 19/10/2011 Roma, tavola rotonda su beni culturali, identità' e crescita, promossa da Banca Intesa San Paolo. Nella foto Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di sorveglianza di banca Intesa San Paolo

C’era una volta un’isola felice che produceva – insieme – utili, cultura e formazione cristiana. Era l’Editrice La Scuola di Brescia, fondata nel 1904 dall’avvocato Luigi Bazoli (uno dei fondatori con don Sturzo del Partito popolare), Giorgio Montini (padre del futuro papa Paolo VI) e Angelo Zammarchi (grande amico di padre Agostino Gemelli, il fondatore dell’Università Cattolica). A 112 anni dalla nascita, La Scuola fa ancora parte di quel sistema cattolico bresciano che unisce finanza e cultura, banche e case editrici, con padri nobili Giovanni Bazoli, il banchiere di Intesa nipote del fondatore de La Scuola e, sull’ala più conservatrice, Giuseppe Camadini (scomparso nel 2012).

L’Editrice è controllata al 99,95 per cento dall’Opera per l’educazione cristiana, ente della curia di Brescia presieduto proprio da Bazoli, che è anche vicepresidente dell’Editrice La Scuola. Oggi in crisi profonda: tanto da annunciare ristrutturazione e licenziamenti. Non sarebbe una gran notizia se non ci fosse più d’un segnale a indicare che la crisi, più che editoriale, è finanziaria. E si è consumata non nelle librerie, ma in Borsa.

A maggio 2016 l’azienda presenta un bilancio pesante, con una perdita di 14,2 milioni di euro e debiti verso le banche di 31,1 milioni. Negli ultimi cinque anni ha perso il 23,4 per cento del fatturato, dunque comunica che procederà liberandosi di 25 dipendenti sui 60 totali. Dei 25, sette si salvano passando, ceduti come ramo d’azienda, a una casa editrice collegata, la prestigiosa Morcelliana (di cui Francesca Bazoli, figlia di Giovanni, ha una quota del 5,3 per cento); uno si licenzia per venire riassunto dall’editrice Studium di Roma che ha comprato da La Scuola la rivista Nuova Secondaria. Restano 17 persone da cacciare entro fine anno. Escluso l’utilizzo degli ammortizzatori sociali e dei contratti di solidarietà.

Intanto però l’amministratore delegato, Enrico Maria Greco, se n’è andato a fine 2015 con una buonuscita di 800 mila euro: non male come premio, per aver ottenuto risultati così deludenti. La Scuola ha avuto bilanci positivi e ha prodotto utili fino al 2006. Quell’anno sono cominciati i problemi, in un mercato difficile come quello dell’editoria e in rapido cambiamento come quello della scolastica. Ma la verità è che l’Editrice La Scuola si era svenata per salvare Thera, una società informatica di cui aveva il controllo insieme a Mittel e all’altra gemma della curia bresciana, l’Editrice del Giornale di Brescia. Il salvataggio era costato a La Scuola 17 milioni e aveva provocato un forte indebitamento con le banche.

Nel 2010 Greco arriva alla guida dell’azienda e impone una cura da cavallo: cassa integrazione per 144 dipendenti, 99 prepensionamenti, cambio di sede e cessione della stamperia, della legatoria e del magazzino (i reparti produttivi), con riduzione del personale da 260 a 60 persone.

La cura evidentemente non è bastata. Anche perché, a guardar bene l’ultimo bilancio, si scopre che nel 2015 ben 9,8 milioni dei 14,2 di perdite totali non sono causati dai libri e dalle riviste della casa editrice, ma dalla svalutazione di azioni in portafoglio. Sì, l’Editrice La Scuola aveva soprattutto un bel pacchetto di azioni Mittel, la storica finanziaria bresciana di Bazoli. Erano in caduta da anni, ma la società se l’è tenute strette fino alla primavera 2016, quando la finanziaria era ormai uscita dall’orbita Bazoli. Le azioni Mittel in carico a 13,8 milioni sono state vendute a 4,5 con una perdita di 9,2 milioni. Il buco con la Borsa intorno.

A giugno 2016 è uscito il presidente Elia Zamboni, mitico ex del Sole 24 ore, sostituito da Ettore Giuseppe Medda, già vicedirettore generale di Ubi Banca e membro del consiglio di gestione di Ubi: quasi un commissariamento da parte dell’istituto di credito più impegnato con La Scuola. Resta, come vicepresidente, Bazoli, affiancato da Michele Bonetti (finanza cattolica bresciana, ala Camadini). Come amministratore delegato è arrivato Giorgio Riva, il successore di Greco. In cda sono entrati Claudio Calabi, ex Rcs, ex Sole 24 ore e attuale presidente e ad di Risanamento; Marco Nicolai, presidente del consiglio di gestione di Finlombarda (la finanziaria della Regione Lombardia); Mauro Salvatore, economo della Diocesi di Brescia; e Marcellino Valerio, direttore amministrativo della Fondazione Istituto Ospedaliero di Brescia.

Il Fatto quotidiano, 9 novembre 2016
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