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Lo schiaffo di Renzi a Sala (e a Milano). E ora Expo fallisce?

Lo schiaffo di Renzi a Sala (e a Milano). E ora Expo fallisce?

Lo schiaffo a Milano dal governo amico proprio non è andato giù a Gianni Confalonieri, l’uomo per Expo e dopo-Expo dell’amministrazione milanese. Ma come – dice Confalonieri in una durissima intervista a Repubblica – “ho visto l’articolo”, i soldi c’erano. E poi sono scomparsi dalla legge di Bilancio: via i 9,5 milioni del governo assolutamente necessari (insieme agli altri 14 di Comune di Milano, Regione Lombardia, Camera di commercio e Città metropolitana) per chiudere i conti di Expo; via anche gli 8 milioni promessi al rettore Gianluca Vago per trasferire sull’area Expo le facoltà scientifiche dell’Università Statale.

Uno schiaffo di Matteo Renzi proprio al sindaco che gli è più vicino, Giuseppe Sala. Con il rischio di provocare un disastro: senza i 9,5 milioni del governo, Expo è condannata al fallimento e dovrà portare i libri in tribunale; senza i soldi per la Statale, Vago bloccherà il progetto di trasloco dell’università, senza il quale l’area Expo resta un deserto senza futuro, incapace di attirare i ricercatori internazionali di Human Technopole e i privati delle aziende hi tech che dovrebbero dar vita al promesso polo scientifico e tecnologico. Lo ammette anche Confalonieri: “Tutti sanno che il progetto Human Technopole non sta in piedi senza il campus”. Inferocito il presidente della Regione Roberto Maroni: “Se non arrivano i soldi del governo per Expo, neppure la Regione metterà la sua quota, perché a quel punto il destino sarebbe comunque il fallimento. Ora il problema è davvero grosso. Io francamente non mi fido più”.

A rassicurare tutti, prova il ministro Maurizio Martina, che aveva tentato di far quadrare i conti e le attese di Sala, di Vago e di Maroni e si è visto disfare in una notte tutta la tela che aveva tessuto in settimane. “Gli impegni del governo con le altre istituzioni per gestire la complessa attività del post Expo sono indiscutibili e continueranno”, ripete Martina. “E il governo conferma l’interesse strategico per il progetto del campus della Statale di Milano che troverà il suo specifico sostegno pluriennale nell’ambito del Patto tra governo e Lombardia in corso di redazione”. Insomma: i soldi per Vago dovrà metterceli Maroni, prendendoli dai 500 milioni che il governo assegnerà alla Lombardia. E i denari per Expo? Per salvare la società dal crac dovrà arrivare un maxiemendamento alla manovra finanziaria, o un emendamento al decreto fiscale già in Parlamento, oppure un decreto legge salva-Expo ad hoc.

Nell’attesa, il nervosismo a Milano si taglia con il coltello. Sala tace e aspetta, indispettito che la scelta del governo di far sparire i 9,5 milioni faccia tornare sui giornali il problema del buco di Expo e la possibilità del fallimento della società da lui guidata prima di diventare sindaco. Confalonieri rompe il suo abituale silenzio per dire ai giornali che “la pazienza è finita” e che “devono evitare il disastro”. Dalla legge si aspettava non solo i 9,5 milioni necessari per chiudere la società, ma anche la nomina a commissario straordinario per andare a sostituire il collegio dei liquidatori.

Gli era stato promesso da Sala, sembrava cosa fatta. Così invece di avere un collegio con all’interno professionisti indipendenti e il rappresentante della Regione, non sempre d’accordo con la maggioranza, un solo commissario avrebbe gestito la liquidazione di Expo spa da qui al 2021. Invece è arrivato lo schiaffo del governo. Ora Milano resta in attesa che Renzi ripari e faccia arrivare soldi e nomina.

Il Fatto quotidiano, 1 novembre 2016
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