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M4, il quarto affare dei furbetti delle grandi opere

M4, il quarto affare dei furbetti delle grandi opere

Il tris delle grandi opere dell’operazione “Amalgama” (Terzo valico, metrò di Pisa, Salerno-Reggio Calabria) è in realtà un poker. Il quarto tassello del sistema Salini Impregilo è la M4 di Milano. E il giocatore che aveva in mano il poker è Michele Longo, arrestato due giorni fa su richiesta della Procura di Roma. Longo è il presidente del Cociv, il Consorzio collegamenti integrati veloci, impegnato nelle tre opere sotto inchiesta. Ma è anche il plenipotenziario a Milano del colosso delle costruzioni Salini Impregilo, capofila del Cociv ma anche di SpM4, il consorzio che sta costruendo la linea 4 della metropolitana milanese.

È Longo che ha gestito con gli amministratori milanesi la più discussa delle opere pubbliche progettate all’ombra della Madonnina. Al suo fianco, c’era sempre l’avvocato Marco Annoni, mago dei contratti e dei piani finanziari. È lo stesso Annoni che, ai tempi di Mani Pulite, portò a Mario Zamorani (Mister Italstat, “il top manager più inquisito d’Italia”) 250 milioni di lire in contanti dentro una scatola di cioccolatini, che Zamorani ammise di aver poi usato “per addolcire i lavori sulla variante di valico Firenze-Bologna”; non è omonimo del Marco Annoni che patteggiò una pena con il pool Mani Pulite per aver portato buste gonfie di soldi per l’affare Malpensa 2000: no, è proprio lui.

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Nei riquadri, Gianni Confalonieri e Giuseppe Sala

Longo e Annoni erano di casa a Palazzo Marino. Hanno gestito l’affare M4 con Gianni Confalonieri, delegato per Expo del sindaco Giuliano Pisapia e oggi braccio destro del suo successore Giuseppe Sala. La Linea Blu è stata pensata dalla giunta di Letizia Moratti e inserita tra le opere Expo, anche se non passa da Expo ma va da Linate a San Babila e da lì a San Cristoforo. Ereditata dalla giunta Pisapia, corre il rischio di essere cassata: perché nel 2014 è ormai chiaro che non sarà pronta per Expo e perché risulta troppo costosa e poco utile (San Babila è già l’area più servita di Milano dai mezzi pubblici e per collegare Linate alla città sarebbe bastato costruire un raccordo tra l’aeroporto e il passante ferroviario). I previsti 2,2 miliardi di euro di spesa faranno indebitare la città per (almeno) vent’anni.

Nel 2015 la fronda dei metro-scettici (gli assessori Franco D’Alfonso e Francesca Balzani, il vicesindaco Ada Lucia De Cesaris e lo stesso sindaco Pisapia) sta per prevalere e il progetto M4 sta per saltare. Ma scende in campo Michele Longo, spalleggiato dall’avvocato Annoni. La coppia di Salini Impregilo riesce a ricompattare il fronte dei metro-entusiasti: il delegato Expo Gianni Confalonieri, l’assessore ai trasporti Pierfrancesco Maran, il segretario Pd Pietro Bussolati.

Il 15 luglio 2015, senza coinvolgere né il Consiglio comunale né la giunta, Confalonieri (e non il sindaco) firma un atto che dà in pegno alle banche le azioni M4 del Comune di Milano. È la condizione per ottenere i finanziamenti necessari per i lavori. Confalonieri lo firma in quanto “Commissario straordinario delegato del governo per Expo”. È la qualifica di Giuseppe Sala, ma vale anche per Confalonieri in quanto subcommissario delegato dal Comune. La Linea Blu è salva. Salini Impregilo brinda alla commessa salvata, per merito di Longo e Annoni. Oggi i cantieri di M4 bloccano mezza Milano e Longo è in cella.

Il Fatto quotidiano, 28 ottobre 2016
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