GIUSTIZIA

Eni, i pm che indagavano, ora sono indagati

Eni, i pm che indagavano, ora sono indagati

Il Tribunale contro la Procura: a Milano si moltiplicano gli scontri innescati dai procedimenti su Eni. La Procura di Brescia, che sta verificano le accuse a tre pm milanesi (Paolo Storari per aver diffuso i verbali segreti di Piero Amara; Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro per non aver depositato nel processo Eni-Nigeria atti che sarebbero stati forse utili alla difesa), ha chiesto al Tribunale di Milano copia delle motivazioni della sentenza di quel processo.

Con le motivazioni, potrebbe arrivare a Brescia anche una nota stilata – a sua autotutela – dal presidente del collegio che ha giudicato e assolto tutti gli imputati, Marco Tremolada. Questi era stato indicato in un verbale di Amara come in qualche modo “avvicinabile” dai difensori di Eni. Quel verbale era stato mandato a Brescia dalla Procura di Milano a inizio 2020 e aveva generato un’indagine aperta e poi archiviata senza alcuna iscrizione nel registro degli indagati.

I pm De Pasquale e Spadaro avevano poi chiesto al Tribunale presieduto da Tremolada di sentire Amara come teste, ma la loro richiesta era stata respinta. Intanto crescono i malumori anche dentro la Procura milanese. Alcuni pm hanno chiesto un confronto per avere informazioni e una discussione su ciò che sta succedendo nell’ufficio. Altri si oppongono, sostenendo che un dibattito in questo momento finirebbe per acuire tutti i piccoli malcontenti organizzativi e, diventando pubblico (in passato una chat dei pm finì sul Giornale) sarebbe usato strumentalmente contro la magistratura. (Il Fatto quotidiano, 15 giugno 2021)

Si muove anche il ministero della Giustizia

Si muove anche il ministero della Giustizia, attorno al caso Eni-Procura di Milano. Il ministero di via Arenula ha avviato un’inchiesta amministrativa sul processo Eni-Nigeria: ha chiesto ai suoi ispettori di svolgere accertamenti preliminari e di acquisire i documenti necessari a ricostruire i fatti. Il caso è scoppiato con l’uscita dalla Procura milanese di alcuni verbali segreti in cui un testimone, l’avvocato esterno dell’Eni Piero Amara, raccontava dell’esistenza di una fantomatica loggia segreta denominata “Ungheria”.

Indagato per la fuga di documenti è il pm Paolo Storari, che ha consegnato copie informali dei verbali a Piercamillo Davigo, allora componente del Csm. Per questo Storari è sotto indagine davanti alla Procura di Brescia. Ai pm bresciani, Storari ha spiegato di aver chiesto a Davigo aiuto, in opposizione ai colleghi della Procura che a suo dire erano inerti nelle indagini sulla loggia e troppo propensi a credere ad Amara e a Vincenzo Armanna, ex manager Eni e testimone nel processo Eni-Nigeria.

Nei due interrogatori di maggio davanti ai pm bresciani, Storari afferma di aver chiesto – invano – al procuratore Francesco Greco e all’aggiunto Laura Pedio di poter effettuare, su Amara e la misteriosa loggia di cui parlava, le prime iscrizioni nel registro degli indagati e la raccolta di tabulati telefonici a riscontro delle sue parole. Intanto Greco e Pedio a gennaio 2020 portavano alla Procura di Brescia lo stralcio di un interrogatorio di Amara in cui si sosteneva (de relato) che gli avvocati di Eni erano in grado di “avvicinare” Marco Tremolada, il presidente del collegio che stava giudicando Eni e i suoi manager per il mega-affare petrolifero Opl 245 in Nigeria. Sul caso, a Brescia è stato aperto un fascicolo, poi chiuso.

Oggi quella Procura indaga su Storari per fuga di notizie, ma anche sui pm del processo Eni-Nigeria, Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro, accusati da Storari di non aver fatto entrare nel processo documenti che minavano la credibilità di Armanna e di Amara e che potevano favorire la difesa. Secondo Storari, la Procura non voleva “toccare” con le indagini Piero Amara, perché doveva essere convocato al processo Eni-Nigeria e gli accertamenti sui profili di calunnia per le sue dichiarazioni sulla loggia Ungheria dovevano rimanere fermi per non comprometterlo come teste. (Il Fatto quotidiano, 16 giugno 2021)

Il Fatto quotidiano, 15 e 16 giugno 2021
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