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La data cruciale, 28 maggio 2019, è caduta proprio ieri, due giorni dopo le elezioni. È il termine entro cui dovevano arrivare le “manifestazioni d’interesse” delle aziende che si candidano a realizzare il tunnel Tav tra l’Italia e la Francia. Lavori per 2,3 miliardi di euro, una bella fetta del costo totale della super-galleria, 9,63 miliardi. Arrivate per via telematica, le candidature ora sono chiuse nell’hard disk della Telt, la società pubblica metà italiana e metà francese incaricata della realizzazione della Torino-Lione.
Nei prossimi giorni una commissione dell’azienda stilerà l’elenco di chi ha chiesto di partecipare e poi Telt ha 90 giorni per le verifiche e la prima scrematura: dovrà ammettere chi ha i requisiti e scartare chi non li ha. Infine, ai primi di settembre, potrà partire la gara vera e propria, con i capitolati d’appalto e la presentazione delle offerte da parte delle aziende ammesse. La procedura per scegliere i vincitori dei tre lotti durerà circa 12 mesi, dunque potrebbe concludersi attorno al settembre 2020.
Questa fase definitiva, però, non prenderà l’avvio prima del via libera che dovrà essere concesso dai governi italiano e francese: un passaggio chiesto dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte nella sua lettera inviata nel marzo scorso al presidente di Telt, Hubert du Mesnil, e al suo direttore generale, Mario Virano. Il governo ha dunque tre mesi per decidere se andare avanti oppure no sul Tav. I risultati delle elezioni, con il prevalere della Lega (favorevole alla Torino-Lione) sul Movimento 5 stelle (unica forza politica che la considera una grande opera inutile), sembrano preparare un sì. Lo ha subito annunciato l’appena eletto presidente delle Regione Piemonte Alberto Cirio: “Dobbiamo far ripartire la regione e farla correre veloce. Il Tav si farà, senza se e senza ma. L’opera era nel programma delle politiche di centrodestra dello scorso anno e ancora di più c’è nel mio programma per governare la Regione”.
Anche in Val di Susa, dove dovrebbe essere scavato il tunnel e dove è radicato da anni un forte movimento NoTav, i risultati elettorali della Lega sono stati migliori di quelli dei Cinquestelle. “Ma queste elezioni non possono essere lette come un referendum sul Tav”, sostiene Francesca Frediani, NoTav della prima ora e prima degli eletti Cinquestelle in Regione, con un numero di preferenze superiore alla tornata precedente. Anche l’unica del M5s eletta in Piemonte per il Parlamento europeo, Tiziana Beghin, è una decisa NoTav.
Al movimento contro la Torino-Lione è andata male a Susa, dove un leader storico come Sandro Plano è stato battuto, come sindaco, dal pro Tav Piero Genovese. È andata bene invece a Salbertrand, dove il sindaco SìTav Riccardo Joannas è stato sconfitto dal NoTav Roberto Pourpour. Salbertrand sarà importante nei prossimi anni, perché lì è previsto il grande cantiere lungo un chilometro dove dovrebbero essere portati tutti i materiali di scavo del tunnel e dove dovrebbe sorgere la fabbrica dei conci, gli anelli di calcestruzzo per rivestire la galleria.
Per ora non è possibile sapere quali e quante sono le imprese che hanno presentato a Telt la loro “manifestazione d’interesse”. Sono state però 106 le aziende che hanno partecipato, tra aprile e maggio, ai tre incontri a porte chiuse organizzati dalla società italo-francese a Roma, Parigi e Napoli. Provenienti da 16 Paesi tra cui Italia, Francia, Spagna, Olanda, Gran Bretagna, Svizzera, Australia, Hong Kong, Giappone, Corea, Malesia. Tra le italiane, hanno partecipato Pizzarotti, Cmc, De Eccher, Ghella.