MILANO

Passera abbraccia Parisi. Ora per Sala sono guai

Passera abbraccia Parisi. Ora per Sala sono guai

Corrado Passera lascia: “Mi ritiro dalla competizione elettorale. Non sono più candidato sindaco di Milano. Darò il mio massimo impegno perché vinca Stefano Parisi. Ho accettato il suo invito a unire le forze e rafforzare attraverso la sua lista civica la componente liberale della sua coalizione”. L’annuncio di ieri semplifica la corsa verso Palazzo Marino: il centrodestra si concentra tutto su Parisi, ora senza veri concorrenti a destra; mentre l’area di centrosinistra resta irrimediabilmente divisa tra Pd e alleati, che sostengono Giuseppe Sala, e la sinistra e i movimenti civici, che puntano su Basilio Rizzo. Poi c’è il Movimento 5 stelle, che continua la sua campagna elettorale con il nuovo candidato, il giovane avvocato Gianluca Corrado.

Passera, ex banchiere di Intesa ed ex ministro del governo Monti, era stato il primo a scendere in campo a Milano, schierando il suo movimento politico nazionale, Italia Unica, e presentando la propria candidatura a sindaco già nel giugno 2015, quando ancora non erano stati indicati né il candidato del centrodestra né quello del centrosinistra. Forse sperava che il centrodestra, per lunghi mesi incerto e diviso sul nome da scegliere, puntasse su di lui, già in corsa da tempo. Invece Silvio Berlusconi, dopo molte esitazioni, ha indicato Parisi, che ha iniziato da poche settimane una campagna elettorale all’inseguimento del favorito Sala. Con buoni risultati, a giudicare dall’ultimo sondaggio Ipr per il Tg3, che segnala la rimonta di Parisi (arrivato al 34 per cento), ormai a soli due punti da Sala (36 per cento).

Con Passera fermo al 6 per cento e lontano dalla possibilità di arrivare al ballottaggio, visto che c’è già un terzo incomodo tra i due manager, il candidato Cinquestelle, che benché ancora quasi sconosciuto raccoglie nel sondaggio il 15 per cento dei voti. Ora il ricompattamento a destra è una nuova difficoltà per Sala. È vero che i voti di Parisi e Passera non si sommano tutti, ma certo almeno una parte dell’elettorato dell’ex banchiere passerà a Parisi e potrebbe determinare la sua vittoria al ballottaggio. Passera ha annunciato il ritiro promettendo aiuto e collaborazione a Parisi, in vista delle elezioni del 5 giugno: “Lo aiuterò da fuori”, senza alcun ruolo ufficiale nella squadra, giura. “Io sono convinto di poter essere più utile in un’ottica nazionale. Ma ora avanti con Parisi, uniamo le forze. La nostra è una collaborazione che può puntare veramente a vincere a Milano”.

Da tempo Parisi corteggiava Passera, invitandolo a unire le forze. Le sue ultime dichiarazioni, due giorni fa: “Ho sempre detto che Corrado sta facendo un ottimo lavoro e che il suo programma è perfettamente integrabile con il nostro. Prima o poi, magari al ballottaggio, immagino che il suo lavoro confluirà con il nostro”. Non è stato necessario aspettare il ballottaggio. La campagna elettorale di Passera, condotta fin qui senza risparmio, aveva puntato su slogan molto duri, soprattutto sulla sicurezza: “Hai paura di rientrare a casa la sera? Basta con la sinistra!”. Ma nello stesso tempo anche molto netta contro la Lega di Salvini, tanto che venti giorni fa aveva dichiarato: “Milano non si può permettere il fascismo leghista lepenista imposto a Parisi: votandolo, la città verrebbe consegnata al dipendente di una coalizione ormai in frantumi, sotto costante ricatto e totalmente in balìa della becera politica retriva e populista della Lega di Salvini”.

In un paio di settimane, Parisi gli ha fatto cambiare idea, convincendolo che sarà capace di tenere a bada Salvini. Ha cambiato atteggiamento anche lo stesso leader della Lega: prima sprezzante nei confronti dell’ex ministro di Monti, un paio di giorni fa ha invece dichiarato, riferendosi proprio a Passera, di non aver mai messo veti su nessuno. Così la confluenza è potuta avvenire. “Rafforzeremo la componente liberale della coalizione”, dice ora Passera. “Tutta la coalizione sostiene questa scelta”, gli garantisce Parisi. “Faremo una lista civica insieme. Ora lavoreremo sui nomi”.

Il Fatto quotidiano, 10 aprile 2016
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