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Annalisa Chirico e la sfiga dell’adunata “garantista”

Annalisa Chirico e la sfiga dell’adunata “garantista”

Ha sfiga, Annalisa Chirico. S’impegna come una matta per replicare a Milano, il 7 maggio, l’adunata di “garantisti” già celebrata a Roma, e proprio la mattina della rimpatriata scattano le manette della nuova Tangentopoli, oltre novanta indagati, più di quaranta arrestati, gare truccate, un fiume di mazzette, politici che si vendono a imprenditori spregiudicati e in affari con la ’ndrangheta. Segue serata surreale. Per almeno tre motivi.

Il primo è che celebrare la festa del “garantismo” nel giorno della grande retata è come fare le nozze il giorno in cui muore la madre della sposa. Infatti sotto il tendone di Villa Necchi Campiglio l’imbarazzo si taglia con il coltello e tutti stanno ben attenti a non parlare degli arresti e dell’inchiesta denominata “Mensa dei poveri” (perché così, nelle intercettazioni, era chiamato il ristorante da Berti, a un passo dalla sede della Regione, dove s’attovagliavano corrotti e corruttori e, tra un risotto giallo e un ossobuco, tessevano la tela della nuova corruzione). Nessuno osa far cenno all’assenza del presidente della Lombardia, Attilio Fontana, di cui era programmato il saluto istituzionale: è tra gli indagati della giornata, per abuso d’ufficio.

Il secondo motivo è che l’ospite d’onore della serata è Matteo Salvini, il capitano della Lega. Aveva appena dovuto ingoiare il boccone amaro della cacciata dal governo del suo sottosegretario Armando Siri, indagato a Roma e Milano, ma poteva rifarsi la bocca guardandosi attorno, osservando i volti dei potenti seduti ai tavoli da 10 mila euro della “mensa dei ricchi” di Villa Necchi, constatando di essere stato accolto e abbracciato dalla Milano del potere, quella che prima era craxiana, poi berlusconiana, poi ancora renziana, infine moderatamente saliana (nel senso di Giuseppe Sala) e oggi disposta a diventare salviniana, purché Salvini riservi alla scena pubblica e ai social i toni cruenti (“la pacchia è finita”, “marcire in galera”), mostrandosi invece accomodante e ragionevole, come sa essere nella sostanza dei rapporti di potere, e mollando finalmente quei rompicoglioni di Cinquestelle.

Il terzo motivo è il più esilarante. Salvini ospite d’onore della superloggia dei “garantisti” di Annalisa Chirico è come Dracula testimonial dell’Avis. Sarà anche solo scena per la plebe e i social, ma Salvini è pur sempre quello del cappio e delle manette esibite in Parlamento, della pacchia finita, della difesa sempre legittima, della caccia alla cannabis, della castrazione chimica, del marcire in galera. Ma ai “garantisti”, evidentemente, di Salvini interessa altro.

Il Fatto quotidiano, 11 maggio 2019
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