Anche la Procura di Milano indaga sugli affari di Armando Siri, il sottosegretario leghista già sotto inchiesta a Roma per corruzione e al centro in questi giorni dello scontro politico dentro il governo tra Cinquestelle e Lega. Il procuratore aggiunto Fabio De Pasquale, che si occupa dei reati di riciclaggio, autoriciclaggio e corruzione internazionale, ha aperto un’inchiesta, al momento “a modello 45”, cioè senza ipotesi di reato né nomi di indagati, sulla compravendita di una palazzina da parte di Siri, che per l’affare ha utilizzato un generoso finanziamento di 585.300 euro concesso da una banca di San Marino.
La storia, raccontata dal programma di Rai3 Report, inizia il 31 gennaio 2019, quando nello studio a un passo dal Duomo di Milano del notaio Paolo De Martinis, Siri firma il rogito per l’acquisto di una palazzina a Bresso, città giardino alle soglie di Milano. Sono sette appartamenti, un negozio, un laboratorio più alcune cantine. La mediazione immobiliare è realizzata da una società di Policarpo Perini, vecchia conoscenza di Siri, per essere stato nel 2013 il candidato sindaco a Bresso del Partito Nuova Italia (Pin) fondato da Siri prima della sua conversione alla Lega.
I solai della palazzina sono acquistati invece dal padre dell’agente immobiliare, Marco Luca Perini, presidente dell’associazione Spazio Pin, che gestisce i corsi di formazione della Lega, oltre a essere attiva nel campo dei corsi di meditazione, ipnosi e massaggio.
A finanziare l’operazione è la Banca agricola commerciale di San Marino, diretta dal luglio scorso da Marco Perotti, uomo molto vicino a Siri, che concede al sottosegretario un prestito di oltre 585 mila euro, che transitano su un conto corrente aperto dal notaio De Martinis. La palazzina è stata intestata alla figlia di Siri, venticinquenne, a cui l’immobile è stato girato a titolo di liberalità, dunque senza alcuna imposta. La ragazza ha poi firmato una procura irrevocabile al padre a vendere l’immobile a se stesso o a terzi.
Il notaio però segnala subito l’operazione all’Uif, l’Unità d’informazione finanziaria di Banca d’Italia, che fa entrare in campo la Guardia di finanza: il Nucleo di polizia economico-finanziaria delle Fiamme gialle esamina la vicenda e poi stila un rapporto che è stato inviato alla Procura di Milano e ricevuto sabato scorso dal dipartimento guidato da Fabio De Pasquale.
Secondo quanto risulta al Fatto quotidiano, gli organi di controllo italiani e della Repubblica di San Marino avrebbero rilevato che l’operazione è difficilmente qualificabile come riciclaggio, poiché il finanziamento della banca sanmarinese è stato concesso senza alcun bene a garanzia. Ma proprio per questo il trattamento riservato dall’istituto di credito al sottosegretario del governo italiano è da considerare, se non illecito, di certo sorprendente, perché è davvero raro che un prestito di queste dimensioni possa essere concesso senza alcuna garanzia, senza alcuna ipoteca o fideiussione.
Il procuratore della Repubblica Francesco Greco ha garantito che ci sarà “massima collaborazione” tra il suo ufficio e la Procura di Roma, che sta indagando Siri per corruzione, con l’accusa di aver accettato una mazzetta di 30 mila euro, ricevuti o solo promessi dal faccendiere Paolo Arata, in cambio della presentazione di un emendamento legislativo che favoriva i finanziamenti al settore eolico e che sarebbe stato utile agli affari di Arata e di Vito Nicastri, imprenditore ritenuto in relazione con il latitante Matteo Messina Denaro, considerato l’ultimo capo di Cosa nostra.
“A Siri adesso contestano di avere un mutuo”, ha dichiarato il segretario della Lega Matteo Salvini, dopo un comizio tenuto a Salerno. “Allora è un reato che stanno compiendo milioni di italiani. Io sono tranquillo, possono aprire tutte le inchieste che vogliono”.
Gli ha risposto, a distanza, la vicesegretaria del Pd Paola De Micheli: “A quanti italiani viene concesso un mutuo a San Marino senza garanzie? A quanti italiani viene concesso nonostante una condanna per bancarotta? A quanti italiani lo stesso notaio che esegue l’operazione fa subito partire una segnalazione per sospetto riciclaggio?”. Il riferimento è al patteggiamento chiesto da Siri nel 2014 dopo il fallimento della sua società Mediaitalia, per i reati di bancarotta e di sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte.