Polanco avvisa Silvio: “Voglio dire tutta la verità”
Griffatissima, Marysthell Polanco chiacchiera passeggiando per Milano, dopo essere uscita dal Palazzo di giustizia ed essersi liberata dai cronisti. Ripete che vuole cambiare versione sulle “cene eleganti” di Arcore: “Ho deciso di dire le cose come stanno”. Ricorda Imane Fadil, la ragazza morta in circostanze ancora misteriose: “È stata la migliore di tutte noi, la più coraggiosa. Ha avuto il coraggio di dire la verità”. Poi attacca: “Voi del Fatto quotidiano riceverete però una mia querela”. Si riferisce all’articolo in cui il Fatto rivelava le sue dichiarazioni ai pm milanesi del processo Ruby 3 e al suo urlo: “No, il polonio!”, non appena saputo della scomparsa di Imane. “Io non ho mai fatto il nome di Vladimir Putin, perché mi volete mettere in una situazione così pericolosa?”
Marysthelle era appena uscita da un’udienza del processo Ruby 3 che avrebbe dovuto essere di routine e che si è trasformata invece in una promessa di svolte processuali. Dentro e fuori dell’aula. Fuori, la protagonista è stata lei, Marysthell Polanco, imputata di corruzione in atti giudiziari e falsa testimonianza. Insieme a Silvio Berlusconi e in compagnia di altre 26 ragazze e testimoni, è accusata di aver mentito ai giudici, dietro compenso dell’ex presidente del Consiglio. “Erano solo cene eleganti. Con qualche spettacolino di burlesque”, aveva raccontato nei processi Ruby 1 e Ruby 2.
Ora promette (ai cronisti, ma non ancora ai magistrati) di invertire la rotta: “Può darsi che la mia versione davanti ai giudici sarà diversa rispetto a quella del processo Ruby 2, ho deciso di dire le cose come stanno, adesso mi sento una donna con dei figli e voglio dire la verità”. Chissà se gli annunci a favor di telecamera si trasformeranno anche in condotte processuali. Intanto Marysthell moltiplica gli elogi per Imane Fadil, fino a ieri “traditrice”, ospite di Arcore “colpevole” di aver rotto il fronte delle ragazze che nel 2010 avevano partecipato ai festini del bunga-bunga, raccontando ai magistrati le scene di sesso che vi si svolgevano; e oggi invece “eroina, ragazza coraggiosa, la migliore di noi”. Imane intanto è morta e ancora non si conoscono i motivi del decesso: malattia ancora non individuata, o misterioso avvelenamento?
Appena avuta dai pm del processo Ruby 3, Tiziana Siciliano e Luca Gaglio, la notizia ancora inedita che Fadil si era spenta il 1° marzo all’ospedale Humanitas di Rozzano, Marysthell era scoppiata in un grido (“No, il polonio!”) e aveva aggiunto: “L’anno scorso una persona disse a me, ma anche ad altre ragazze, ‘basta una punturina e siete fatte’”. Ieri ha cercato di correggere, rettificare, attutire. Ma non ha smentito quanto scritto dal Fatto. “Non ho mai detto che è stato Putin”. Infatti il riferimento al presidente russo non le era stato attribuito. “E non è vero che sono stata minacciata”. Ma la showgirl dominicana conferma le sue paure: “È molto strano che ancora non si sia scoperto che cosa è stato a farla morire, certo che ti viene l’ansia, mi è dispiaciuto tanto per lei, è una cosa assurda. E io mi sono fatta tante idee”.
Questo succedeva fuori dall’aula. Dentro, i giudici decidevano di accettare la richiesta dei difensori di sospendere il processo (fino al 10 giugno) per consentire all’imputato Berlusconi di partecipare alla campagna elettorale per le europee. Un tuffo nel passato, come ai bei tempi. E i pm annunciavano che saranno presto depositati gli atti provenienti da una rogatoria in Svizzera che dovrebbero chiudere il cerchio sui soldi pagati da Berlusconi per la ragazza da cui tutta questa storia è nata, Karima el Mahroug detta Ruby, minorenne all’epoca delle feste. È un flusso di denaro di oltre 400 mila euro trasferiti da Milano a Playa del Carmen, in Messico, passando per Francoforte, Londra e Lugano. Su un conto bancario sta scritto chiaro: “Intestatario Risso”. Cioè Luca Risso, l’ex fidanzato di Ruby.
Intanto Emilio Fede, condannato a 4 anni e 7 mesi per aver procurato ragazze per le feste del bunga-bunga, ha annunciato di aver presentato altre carte, documenti medici per cercare di evitare l’arresto. “Rischio di finire a Poggioreale. Ora voglio chiedere la grazia”.