POLITICA

Mi manda papà. Resistibile ascesa di Federica Guidi

Mi manda papà. Resistibile ascesa di Federica Guidi 20090613 - SANTA MARGHERITA LIGURE - GENOVA - POL - CRISI: BERLUSCONI A IMPRENDITORI, NON DATE VOCE A DISFATTISTI. Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi tra il presidente dei Giovani industriali Federica Guidi (D) ed il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, durante il Congresso dei giovani imprenditori oggi 13 giugno 2009 a Santa Margherita Ligure (Genova). ANSA/LUCA ZENNARO/DRN-li

Avete presente le caramelle che scoppiano di Candy Crush Saga, per un periodo il gioco più scaricato del web? Nel febbraio 2014, quando partì il governo di Matteo Renzi il supergiovane, c’era chi aveva scommesso che al ministero dello Sviluppo economico sarebbe stato nominato Riccardo Zacconi, l’inventore di Candy Crush. Invece arrivò Federica Guidi, classe 1969, figlia d’arte. Suo padre, Guidalberto Guidi, è una sorta di accalappiacariche: oltre a quelle nell’azienda di famiglia, la Ducati di Modena, ha collezionato decine di poltrone (anche 40 contemporaneamente) in consigli d’amministrazione, aziende commissariate, strutture di Confindustria.

Ora la ministra è inciampata in una storia che riguarda un’inchiesta della procura di Potenza, per via dell’emendamento alla Legge di stabilità, approvato all’ultimo momento nel dicembre 2014, con il quale dava il via libera al progetto petrolifero che favoriva le aziende del fidanzato, Gianluca Gemelli. Ha subito lasciato la scena. Ma in fondo, questa è solo l’ennesima storia italiana di conflitto d’interessi.

Prima del fidanzato, c’era il padre: ed è per le relazioni di Guidalberto, più che per meriti propri, che Federica era arrivata a sedere nel Consiglio dei ministri. Fa parte dell’italica schiera dei “figli di”, che padri attenti alle aziende di famiglia preferiscono indirizzare verso carriere confindustriali o politiche, piuttosto che tenerseli in fabbrica. Sono figli fortunati: nel Medioevo sarebbero stati mandati in convento.

Invece ricordiamo una Federica Guidi in raso blu con décolleté che, insieme a una Emma Marcegaglia in squillante giacca rossa, si sfasciava dalle risate per la battutona di Silvio Berlusconi: era il giugno 2009, Federica era presidente dei Giovani imprenditori, Emma nientemeno che di Confindustria e l’allora presidente del Consiglio, in visita al convegno dei giovani industriali di Santa Margherita, aveva detto sornione: “Prendete atto che sono l’unico uomo e che queste due donne non sono minorenni”. Sai che ridere.

Quanto al conflitto d’interessi, che male c’è? Il simbolo della Ducati è stato, per un periodo, il Free Duck, presentato così: “Innovativo quadriciclo elettrico leggero in grado di far fronte alle problematiche connesse alla mobilità, nel pieno rispetto dell’ambiente”. Nel pieno rispetto dell’ambiente e dei profitti della Ducati, partite di Free Duck sono state vendute alle Poste e alla Polizia di Stato, per i loro servizi di consegna e di vigilanza. Commesse in conflitto d’interessi, come altri rapporti dell’azienda di Modena con le Ferrovie dello Stato: così almeno hanno creduto quei poveri ingenui dei Cinquestelle, che hanno presentato una mozione di sfiducia in Senato contro la ministra. Ma l’aula non l’ha neppure messa in calendario.

Prima di tutto ciò, la giovane Federica aveva portato a casa una laurea in giurisprudenza, aveva lavorato un paio d’anni come analista finanziaria e poi, nel 1996, era entrata nell’azienda di famiglia, amministratore delegato della Ducati Energia. Ma il padre l’aveva poi spinta verso incarichi confindustriali, prima regionali, in Emilia-Romagna, poi nazionali. Intanto era diventa anche membro della Trilateral.

Quando approda al governo, è in un ministero pesante, lo Sviluppo economico. Un dicastero – dicono a Roma – che va avanti con il pilota automatico, visto che ha già perso un paio di viceministri passati ad altri incarichi, Carlo Calenda e Claudio De Vincenti, e che la fino-a-ieri ministra non era proprio assidua. La gestione dell’ordinario la faceva l’apparato ministeriale, le decisioni che contano – dicono i malevoli – le prendevano papà Guidalberto e Piero Gnudi, onnipresente commercialista che è stato (anche) presidente del collegio sindacale della Ducati e che Federica aveva subito nominato “consigliere economico a titolo gratuito”. Resterà con il successore?

Il Fatto quotidiano, 1 aprile 2016
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