Consip, la spartizione continua malgrado l’inchiesta
Consip era una sigla misteriosa, sconosciuta ai più. Poi è arrivata l’inchiesta del pm Henry Woodcock che, a fine 2016, ha portato alle luce le manovre corruttive dell’imprenditore Alfredo Romeo, il coinvolgimento di Tiziano Renzi (per il quale i pm hanno poi chiesto l’archiviazione), padre dell’allora presidente del Consiglio, e le fughe di notizie attribuite al ministro Luca Lotti e al comandante generale dei carabinieri Tullio Del Sette.
Consip spa, la centrale acquisti della pubblica amministrazione italiana, controllata dal ministero dell’Economia, era allora alle prese con quello che è stato definito il più grande appalto d’Europa: nome Fm4 (Facility management 4), base d’asta 2,7 miliardi di euro, oggetto la gestione di servizi, pulizia e manutenzione degli uffici pubblici in tutta Italia. La gara inizia nel 2014. Le buste vengono aperte nel 2016. Poi parte l’indagine e tutto si blocca. La storia dell’inchiesta penale è stata raccontata dal Fatto quotidiano. Ma che fine ha fatto, intanto, “il più grande appalto d’Europa”?
Oggi, tre anni dopo, la classifica dei vincitori è ancora “provvisoria” e l’appalto non è stato assegnato. Con due risultati, paradossali: a fare le pulizie e le manutenzioni negli uffici pubblici sono le aziende che avevano vinto la gara precedente, la Fm3 del 2010, che però sono le stesse indagate da Woodcock ed è ragionevole pensare che abbiano vinto nel 2010 con gli stessi metodi del 2014; continuano a lavorare, per di più, a prezzi più alti e dunque incassando di più, perché le basi d’asta nel 2014 erano state abbassate del 30 per cento circa rispetto al 2010.
Una sorte simile è toccata ad altre gare Consip: gli appalti Sanità del 2015, base d’asta 1,455 miliardi, buste aperte nel 2016 ma poi non aggiudicati; la gara Musei del 2016, base d’asta 640 milioni; la gara Caserme del 2016, base d’asta 582 milioni. È in proroga anche la Fm2/2 del 2008, del valore di 520 milioni. Romeo è stato arrestato, ma la sua azienda e le imprese alleate sono di fatto premiate: continuano a incassare soldi pubblici.
A ricostruire questa vicenda ci aiutano i documenti dell’Autorità antitrust, che ha condotto un’indagine parallela a quella penale e che è ancora in corso. Il bando della gara Fm4 viene pubblicato il 18 marzo 2014. Nell’aprile 2016 vengono aperte le buste delle offerte. Ma già a febbraio succede un evento inaspettato: una delle aziende partecipanti ritira l’offerta. È la Cns, che riunisce le piccole cooperative che fanno riferimento alla Lega coop. Perché si ritirano? Perché i vertici di Cns erano stati azzerati e i nuovi manager annusano accordi inconfessabili stretti dai loro predecessori di cui non vogliono farsi complici.
Quando vengono aperte le buste, viene stilata una classifica provvisoria. A vincere sono la Romeo Gestioni (che si aggiudica lavori per 609 milioni) e i suoi alleati: la Manutencoop, grande cooperativa di servizi (lavori per 532 milioni), la Manital, impresa piemontese (675 milioni) e la Cofely, grande azienda francese (495 milioni). Fuori gioco Dussmann, impresa di Capriate (Bergamo) controllata dai tedeschi, e la sua alleata Siram, del gruppo francese Veolia. Alla fine Dussman e Siram conquistano quattro lotti, ma soltanto perché Manital viene esclusa dalla gara per motivi amministrativi.
A fine 2016 parte l’inchiesta, scoppia lo scandalo, Romeo viene arrestato e anche l’Antitrust avvia la sua indagine. Le conclusioni dell’Authority, che il Fatto ha potuto leggere, raccontano di un accordo scientifico per spartirsi i lotti che coinvolge tutti i partecipanti, tranne Dussmann e Siram. L’Antitrust rileva una lunga serie di irregolarità, che sono la spia dei patti corruttivi sotterranei. Le associazioni temporanee d’impresa sono “sovrabbondanti”, rileva l’Autorità: anche le aziende che hanno i requisiti di fatturato e di organizzazione per partecipare alle gare da sole (Cns, per esempio, o Cofely) si alleano con altre imprese con cui hanno programmato in segreto la spartizione dei 18 lotti. Le aziende dell’accordo segreto partecipano “a scacchiera” ai diversi lotti, in modo da non sovrapporsi e farsi concorrenza.
Così fanno Romeo, Manutencoop, Cns, Manital: ciascuno partecipa a uno solo dei quattro lotti su cui puntano. Romeo, che avrebbe potuto puntare a un numero maggiore di lotti, rinuncia per non infrangere il patto della spartizione. Lo dimostra anche una intercettazione acquisita dall’inchiesta penale: “Alla fine io avevo quattro negozi”, dice il referente di Romeo in Puglia, riferendosi ai quattro lotti vinti nella gara precedente, Fm3, “mo’ ne ho tre perché ho rinunciato al negozio che tenevamo a Bari”. E poi: “Non sono interessato a dare fastidio agli altri, Manutencoop… Cns… eccetera. Perché questo è un mercato… dobbiamo camminare, dobbiamo andare avanti… Come vedete, io non vado a strafare perché non vado a partecipare a tutti i lotti”.
C’è anche una prova scritta della spartizione. È il “bigliettino rosa” che i nuovi manager delle coop Cns, dopo aver deciso di chiudere con la vecchia gestione e i vecchi sistemi di spartizione, consegnano agli inquirenti: riporta su un lato i nomi di tre manager (di Manutencoop, Cofely e Manital) che il 12 giugno 2017 hanno partecipato a un incontro riservato con Cns per accordarsi sulle gare Fm4; e sul retro le tre aziende che non hanno partecipato (Romeo, Dussmann, Siram).
Che il sistema fosse una ragnatela di accordi sotterranei è dimostrato anche dai subappalti “a scopo compensativo”: l’azienda che non partecipa direttamente a una gara viene compensata con un bel subappalto. Così Cns aveva raggiunto un accordo con l’azienda Gestione Integrata per farle fare il 15 per cento dei lavori di tutti i lotti aggiudicati. Addirittura il gruppo Sti decide perfino le quote (il 10 per cento) da affidare a un’azienda dentro una cordata estranea e concorrente. Le imprese, violando la riservatezza delle gare, si comunicano gli appalti a cui vogliono partecipare e si scambiano fogli excel che riportano attività e importi da spartire.
C’è anche una lettera anonima, in questa storia torbida, trovata dall’Autorità antitrust. Ha per titolo: “Terzo messaggio al Cns del Gruppo di Amici che non vi lascerà soli”. È indirizzata a Cns e spiattella i nomi di chi “organizzava quel gran popò di cartelli” (così è scritto), cioè chi preparava i giochetti per spartirsi gli appalti.
Particolare la storia di un lotto dei lavori Fm4, il lotto 10, lavori per 143 milioni. Era tradizionalmente un feudo di Romeo, che infatti si era già accordato con gli altri (Cns e Manutencoop) per mantenerlo. Ma gli altri lo tradiscono e nel 2014 stringono un patto parallelo con i francesi di Cofely. Tre anni dopo, il 12 giugno 2017, i manager di Cns scrivono il “bigliettino rosa”, in cui rivelano gli accordi segreti. Quando Romeo si accorge di essere stato “tradito” dagli alleati va su tutte le furie e nell’aprile 2016 fa un esposto per tentare di far saltare il banco.
È una guerra sotterranea senza esclusione di colpi. Per un lotto, Manutencoop presenta un progetto brutto, fatto apposta per perdere. Un consulente non capisce il gioco e suggerisce correzioni (“Ci sono vari passaggi/salti logici non dimostrati nel capitolo… mancano molti dati”). Un capo di Manutencoop commenta, ironico, via email: “Vediamo cosa riescono a tirarne fuori, speriamo che capiscano la necessità di essere un po’ più smart. Vivalamamma!!!”. Insomma: siate più furbi, non avete capito che abbiamo giocato per perdere?
Ora tutta questa vicenda è sotto il giudizio dell’Autorità antitrust, che dovrà il 20 aprile 2019 deciderà le multe per le aziende che hanno violato le regole della concorrenza. Intanto però i lavori milionari del “più grande appalto d’Europa”, invece di essere affidati ai virtuosi che non hanno imbrogliato, continuano a essere fatti da Romeo e dai suoi alleati.