Expo servirà a qualcosa: il campo base ospiterà i profughi
Nell’attesa di capire che cosa fare di Expo, di concretizzare i piani, per ora solo virtuali, di farne un polo tecnologico, una cittadella del sapere, una Silicon Valley all’italiana, almeno uno spicchio dell’ex esposizione universale sarà subito usato: per ospitare profughi. Il piano doveva restare segreto, ma ieri il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni ha confermato che la prefettura di Milano ha in programma di allestire un centro di accoglienza per richiedenti asilo: proprio nel campo base di Expo, dove potranno essere ospitate 500 persone. Le strutture ci sono già: i prefabbricati, all’esterno dell’area Expo vera e propria, dove avevano base gli operai che lavoravano nei cantieri dell’esposizione e dove funzionava la loro mensa. Da lunedì vi arriveranno i primi cento profughi, assistiti dalla Croce rossa.
La proposta ha acceso le polemiche. Maroni si è subito detto contrario: “È inaccettabile. Noi ci stiamo impegnando molto sull’area Expo, proprio per evitare il degrado e le occupazioni abusive degli immigrati. E ora ci mandano i profughi”. L’ha subito buttata in politica: “È il risultato di un accordo con l’ex commissario Expo”. Il nome Maroni non l’ha fatto, ma si riferiva a Giuseppe Sala, ora candidato sindaco del Pd.
Il prefetto di Milano, Alessandro Marangoni, ha spiegato: “La Lombardia viene trattata come tutte le altre regioni italiane, sulla base di parametri stabiliti nella conferenza Stato-Regioni. Si tratta di dare un’accoglienza dignitosa a queste persone. È una decisione del prefetto e il prefetto si prende tutte le responsabilità per le decisioni che prende”. Replica immediata di Maroni: “Credo che sia un errore. Prendo atto di questa decisione, non ho alcun potere per impedirla, ma faccio presente la mia totale contrarietà. So di una lettera che sarebbe stata mandata alla società Expo, nella quale si dice che in merito ci sarebbe stato un accordo con l’ex commissario Giuseppe Sala. Se così fosse, sarebbe ancora più grave, perché Sala non poteva decidere senza coinvolgere il consiglio di amministrazione”.
Sala a metà smentisce e a metà conferma: “Non c’è stata alcuna mia decisione. Maroni mi chiama indebitamente in causa solo per fare un po’ di baccano elettorale. Comunque confermo che nel corso del 2015 avevo portato la richiesta informale della prefettura in consiglio d’amministrazione di Expo e che lo stesso consiglio aveva preferito rinviare qualsiasi decisione. Da quel momento non ho più sentito parlare di questo argomento”. È intervenuto anche il nuovo candidato sindaco del centrodestra Stefano Parisi: “Il problema non è l’accoglienza o meno dei profughi. È la scelta del luogo a destare perplessità. Lì Milano vuole innovazione, alta qualità di vita e servizi, ricerca, lavoro. Scegliere di metterci un campo profughi che poi rimane per chissà quanto è una scelta che deprime tutto il progetto. È una soluzione sbagliata per la città di Milano. Abbiamo infrastrutturato e investito su un’area con l’idea che divenisse un polo di eccellenza e una grande opportunità di sviluppo per il capoluogo lombardo. Così andiamo nella direzione opposta”.
Se non bastassero le polemiche, ieri è arrivata anche la commissione comunale d’inchiesta su Expo, varata per fare chiarezza sui conti. L’ha votata in Consiglio comunale l’opposizione di centrodestra, ma con i voti di anche sei consiglieri di maggioranza: Marco Cappato (Radicali), Gabriele Ghezzi (Pd), Raffaele Grassi (Italia dei Valori), Roberto Biscardini (Socialisti), Anita Sonego (Rifondazione) e il presidente del Consiglio comunale Basilio Rizzo. “Da oggi Sala è sotto inchiesta”, ha proclamato il consigliere Riccardo De Corato, di Fratelli d’Italia.