SEGRETI

’Ndrangheta nelle logge? “Io, espulso dal Grande Oriente, vi racconto”

’Ndrangheta nelle logge? “Io, espulso dal Grande Oriente, vi racconto”

Minnicelli conferma. “Ho conosciuto il professor Di Bernardo nel 1992 nel corso di un convegno in Calabria. Ci siamo reincontrati lo scorso gennaio quando siamo stati auditi, lui prima di me, dalla Commissione parlamentare antimafia sul rapporto tra ’ndrangheta e massoneria. Le sue affermazioni rese di recente alla Corte d’Appello di Reggio Calabria aggiungono, a quelle già note, altre notizie e confidenze ricevute da Licio Gelli, Ettore Loizzo, Ennio Battelli… Tutti illustri defunti. Da quello che si intuisce, oltre alla pervasività dei malavitosi nelle logge del Goi, già denunciata anche da me in sede giudiziaria, vi sarebbe stata persino una responsabilità, in capo al Grande Oriente, quale cosciente veicolo di propagazione della mafia dalla Calabria e dalla Sicilia verso il Nord”.

Minnicelli ha dubbi sui tempi di questa propagazione: “Non credo che ciò sia avvenuto già prima della Gran Maestranza di Di Bernardo e di quella successiva di Virgilio Gaito, anche se non mi sentirei di escluderlo. Di certo il quindicennio in cui è stato Gran Maestro Gustavo Raffi e ora gli anni di Stefano Bisi sono in perfetta continuità con quel passato. Fino alla fine degli anni Novanta gli iscritti alla massoneria più antica d’Italia erano stabilmente 10 mila circa, mentre dopo Raffi sono quasi triplicati. In Calabria gli iscritti erano circa 600 distribuiti in una trentina di logge. Oggi, a quanto si sa, sono quasi 3 mila in 100 logge. Se le mafie hanno usato la massoneria (e non solo) per espandere i loro metodi al Nord, in campo politico ed economico, ciò è potuto accadere solo dopo la Gran Maestranza di Gaito, che era assai avversa a quegli ambienti malavitosi e collaborativa con la magistratura e con la Commissione parlamentare antimafia (allora presieduta da Tiziana Parenti) alla quale furono spontaneamente consegnati gli elenchi degli iscritti di tutta Italia, e non solo di Calabria e Sicilia, creando un precedente che l’attuale Gran Maestro Bisi ha bellamente ignorato”.

Le infiltrazioni della ’ndrangheta nelle logge ci sono. “Come ampiamente documentato da me e da altri, sono numerosi gli iscritti (calabresi e non solo) che in questi ultimi vent’anni sono finiti sotto inchiesta. Eppure mai nessuno di questi è stato espulso dal Goi e nemmeno processato, come pure vorrebbero le Costituzioni massoniche. La Calabria è diventata determinante per eleggere il Gran Maestro, prima Raffi e poi Bisi. Gli indagati sono tutti rimasti al loro posto, validi portatori di consensi elettorali alla linea tollerante con la malavita. C’è stata perfetta continuità tra Raffi e Bisi, a dispetto delle loro pubbliche dichiarazioni contro la mafia. Nella massoneria oggi prospera un pensiero unico, tanto che l’attuale Gran Maestro Stefano Bisi si appresta al suo secondo mandato, presentandosi come candidato unico alle prossime elezioni del Goi”.

Chi ha protestato è stato cacciato: “I dissidenti sono stati ridotti al silenzio o espulsi. E snobbati anche dagli apparati dello Stato”. Nei giorni scorsi abbiamo saputo che 15 magistrati calabresi sono indagati per corruzione in atti giudiziari e favoreggiamento mafioso. “È la riprova”, conclude Minnicelli, “che nella magistratura calabrese ci sono complicità e infiltrazioni”.

Il Fatto quotidiano, 27 gennaio 2019
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