A Milano si vive bene: in centro e con 4 mila euro al mese
Milano è il posto migliore in cui vivere, spiegano i nuovi Pangloss ai Candidi che, con nonchalance, abbozzano, fanno l’ape e vivono al calduccio, lontani dai concerti di Sfera Ebbasta. Mostra di saperla lunga, Pangloss, ma non sa nulla di geolocalizzazione: così non sta a sottilizzare, Montenapo e il Corvetto per lui pari sono. Milano è la città prima in Italia per qualità della vita, dice la classifica stilata dal Sole 24 ore. Solo un mese fa era stata resa nota un’altra classifica, compilata dall’università La Sapienza e da Italia Oggi, secondo cui Milano era invece al 55esimo posto. Silenzio sulla classifica di novembre, trombe e tamburi per quella in cui è prima: Milano gode di buona stampa e, patria delle pierre, sa vendersi benissimo.
Confrontando le due classifiche si capisce che i risultati dipendono dai criteri utilizzati, dagli indicatori impiegati. Intendiamoci: Milano è una città dove si vive benissimo, dove i trasporti funzionano, dove è facile intessere relazioni e vivere esperienze culturalmente interessanti. È l’unica metropoli europea in Italia, e per di più di dimensioni così ridotte da non essere strangolata dall’estensione che rende difficile governare una struttura urbana troppo vasta. Chi poi come me a Milano ci è nato e cresciuto l’ama incondizionatamente, tanto che la difendeva dai detrattori quando, tanti anni fa, non era di moda incensarla, ma era anzi normale biascicare che era una città brutta e grigia. L’amore vero, unito a uno sguardo intelligente, permette di vedere le contraddizioni e fa scattare il rigetto per la melassa retorica con cui Milano viene raccontata oggi, peggio che ai tempi della “Milano da bere”.
Milano è bella, in centro. A Milano si vive bene, se si abita non troppo in periferia e non troppo lontano dalle linee del metrò. A Milano si sta benissimo, se si ha una casa di proprietà e uno stipendio di almeno 3 o 4 mila euro al mese. Altrimenti si sente che è una delle metropoli più care d’Europa. È vero che le statistiche dicono che i prezzi qui sono in linea con quelli delle altre grandi città europee e che Londra è più cara di Milano; ma è vero anche che – lo provano le ricerche internazionali – a Milano (e in Italia) gli stipendi sono di molto inferiori alla media internazionale.
Milano è una città bellissima. Ma è – specchio dei tempi – una metropoli in cui le disuguaglianze sono cresciute e l’ascensore sociale si è bloccato. È la città di via Montenapoleone, del centro, dell’Isola, dei Navigli, di piazza Gae Aulenti, di Citylight e dei nuovi distretti pieni di locali per l’aperitivo e di ristoranti per ottime cene. Ma è anche il Corvetto e il “bosco della droga” di Rogoredo, le periferie dimenticate e gli edifici abbandonati e degradati in cui trovano riparo centinaia di fantasmi, di uomini invisibili, immigrati o senza tetto. È la città in cui le code alle mense dei poveri si allungano ogni anno per la presenza di italiani senza lavoro e senza reddito. È, infine, l’aria più inquinata d’Italia.
Il primo posto in classifica ha scatenato la soddisfazione dei politici locali e del ceto sociale che li sostiene e li vota. “Vedete? I gufi che sanno solo criticare sono smentiti”. Non si rendono conto del disagio che cresce nelle periferie, della rabbia che cova tra gli esclusi. Pensano che sia una buona idea buttare soldi per riaprire i Navigli, dopo aver bloccato per anni parti di città per costruire una linea metropolitana (la M4) che peserà sui bilanci comunali per decenni ed è sostanzialmente inutile (almeno nel tratto che passa in piazza San Babila, la zona più servita di Milano). Ballano sul Titanic, felici del primo posto in classifica. Speriamo che la disillusione non arrivi troppo presto e che il risveglio non sia troppo brusco.