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Friuli dimenticato. Il Nordest finisce a Belluno

Friuli dimenticato. Il Nordest finisce a Belluno

“In televisione ho visto e sentito parlare tanto di Rapallo e dei suoi yacht, di Roma e di Venezia. Pochissimo della montagna, dei tanti paesi piccoli e isolati sulle Alpi. Sono luoghi che in fondo non interessano a nessuno, luoghi da prendere in considerazione tutt’al più per andare in vacanza, per realizzare la trita trasmissione televisiva sulla gastronomia, per un calendario da appendere in ufficio in città”. A parlare così è Ulderica Da Pozzo, fotografa nota nel mondo, nata a Ravascletto in provincia di Udine, autrice di tanti libri che raccontano con le immagini, con la passione e con la poesia l’estremo nordest del nordest, la Carnia.

Dopo le tempeste d’acqua e di vento che nei giorni scorsi hanno abbattuto milioni di alberi, siamo stati informati sulle foreste distrutte del bellunese. Abbiamo visto e rivisto le immagini di Portofino, con le barche accartocciate. Poco o niente sappiamo di ciò che è successo sui monti del Friuli, in Carnia. Terra dimenticata, di cui la maggior parte degli italiani neppure conosce l’esistenza. Ha subito danni rilevanti, come e più di altre parti del Paese, ma è rimasta quasi invisibile per i grandi giornali e le grandi reti nazionali.

“Sono disgustato per il silenzio che i media nazionali hanno serbato per la tragedia che, al pari di altre situazioni, ha colpito le nostre terre”, aggiunge Giulio Brovadan, altro cittadino nato a Ravascletto e oggi avvocato a Milano. “In Carnia non ci sono yacht, ma boschi, strade e ponti distrutti, paesi isolati e senza acqua potabile, senza elettricità, gas e collegamenti telefonici”. Giornali e tv non ne hanno parlato. “Sarà forse perché”, si chiede l’avvocato Brovadan, “i friulani non si piangono addosso e in 24 ore liberano le strade? Sarà che pubblicizzare queste cose può essere di ‘cattivo esempio’? Sarà che l’Italia dell’est finisce a Belluno?”.

A Zovello, minuscolo borgo nel comune di Ravascletto, sono state liberate le strade dal fango e riaperti i collegamenti in 24 ore, come testimoniano le foto (prima e dopo la cura) scattate e postate su Facebook dall’assessore comunale Genny Di Comun: “Questa è un’immagine di un solo punto del mio paese, Zovello di Ravascletto, ma davvero le strade sono quasi tutte liberate dopo un giorno. Io sono convinta che in Friuli, in Carnia, c’è tanta voglia di fare”. (Devo confessare a questo punto il mio conflitto d’interessi: vengo da una famiglia carnica, mio padre di Zovello, mia madre di Ravascletto).

In Friuli Venezia Giulia nei giorni scorsi i vigili del fuoco hanno fatto 700 interventi e la stima dei danni supera i 500 milioni. Diversi paesi erano rimasti senza corrente e molte strade erano state invase da fango e detriti. La Regione ha dichiarato lo stato di emergenza e stanziato 10 milioni per gli interventi più urgenti.

Domenica 4 novembre, i sindaci della Carnia hanno incontrato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che era a Trieste per il centenario della Grande Guerra. Hanno chiesto di fare loro: “Dateci le deroghe che servono a rialzarci: zero burocrazia e poteri speciali a enti locali e alla Regione”, ha detto Francesco Brollo, primo cittadino di Tolmezzo. “Lo chiediamo per la capacità dimostrata da questa terra, non per capriccio. Abbiamo infatti un bel curriculum, basti vedere la ricostruzione dopo il terremoto del 1976. E quello che abbiamo fatto in questi giorni. Un esempio: ci abbiamo messo 16 ore per riaprire la strada statale tra Paluzza e Timau, impiegando imprese locali. In condizioni normali ci vorrebbero mesi se non anni”. Eppure passerà anche questa, ci dimenticheremo dell’estremo nordest del nordest e i paesi di montagna continueranno a morire.

Il Fatto quotidiano, 8 novembre 2018
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