Gara per il giudice italiano a Strasburgo
Aperte le grandi manovre per nominare il giudice italiano alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo. Senza aspettare il nuovo governo e con (possibili) candidate “politiche” eccellenti come Anna Finocchiaro e Donatella Ferranti. Il 5 maggio 2019 – dunque tra un anno – scade il mandato di Guido Raimondi, giudice nominato dall’Italia e attuale presidente della Cedu. Per sostituirlo, l’Italia per la prima volta ha bandito un concorso che selezionerà una terna di candidati da proporre agli organi di Strasburgo che poi sceglieranno il prossimo giudice della Corte espresso dall’Italia. Un passo avanti in direzione della trasparenza e della selezione per meriti.
È già pronta per essere pubblicata sulla Gazzetta ufficiale la bozza dell’avviso di concorso (che il Fatto quotidiano ha potuto leggere), firmata dal segretario generale della presidenza del Consiglio. Dice che l’Italia deve sottoporre, “entro il 6 settembre 2018, una terna di candidati al previo esame del Comitato consultivo di esperti presso il Consiglio d’Europa, ai fini della definitiva presentazione, entro il 6 dicembre 2018, all’Assemblea del Consiglio d’Europa perché possa essere operata la relativa elezione”.
Per questo si cercano candidati che abbiano: “requisiti di moralità e qualificazione come indicati dall’articolo 21 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti umani”; una “ottima padronanza, sia scritta che orale, della lingua inglese o della lingua francese, e buona conoscenza dell’altra”; una “conoscenza approfondita dell’ordinamento giuridico nazionale, del diritto internazionale e dei diritti umani”; e, per finire, una “età non superiore ad anni 64, al fine di assicurare un congruo periodo di permanenza nell’incarico”.
Per scegliere i tre candidati da proporre all’Europa, sarà costituita “una Commissione di esperti di alto profilo istituzionale e scientifico”, che dovrà “procedere all’audizione dei candidati medesimi, anche ai fini della verifica delle competenze linguistiche richieste”. Due membri di questa commissione sono già stati scelti dal ministro della Giustizia Andrea Orlando, senza aspettare il nuovo governo: sono l’ex procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati e l’ex giudice Cedu Vladimiro Zagrebelski.
I rumors nei palazzi romani già indicano i candidati designati per andare a fare i giudici a Strasburgo. In pole position Anna Finocchiaro, per trent’anni parlamentare del Pd (e partiti precedenti), magistrata in eterna aspettativa che ha indossato la toga, in gioventù, per soli sei anni e ora rientrata – si fa per dire – in magistratura: è stata sistemata da Orlando al suo ministero, nel Dipartimento affari giustizia. Altra candidata, secondo i rumors, è Donatella Ferranti, ex deputata del Pd, non ricandidata alle ultime elezioni e rimborsata con un posto di giudice in Cassazione per cui non aveva i titoli, almeno secondo quanto sostengono i suoi colleghi di “Autonomia e indipendenza”.
Altri nomi che circolano sono quelli di due magistrate che già lavorano a Strasburgo: Paola Accardo, co-agente del governo italiano presso la Cedu, e Maria Giuliana Civinini, co-agente aggiunto. La prima, nata nel 1951, è fuori dai parametri indicati perché ha 67 anni e dunque non assicurerebbe il “congruo periodo di permanenza nell’incarico”, perché il mandato dei giudici Cedu dura nove anni e a 70 anni scatta la pensione.
Per questo la soglia d’ingresso è di solito fissata a 60 anni (come ha fatto da ultimo San Marino) o al massimo 61, in modo che i giudici possano restare i nove anni del loro mandato. Questa volta invece la bozza di bando alza la soglia a 64 anni. Perché? Per favorire – sostengono i più malevoli dei rumors – Anna Finocchiaro che, nata il 31 marzo 1955, ha da poco compiuto i 63 anni. Nelle prossime settimane i fatti potranno smentire rumors e cattivi pensieri su una gara che pare apparecchiata su misura.
Le repliche
Egregio Direttore, sono rimasta stupefatta nel leggere l’articolo di Gianni Barbacetto ‘La gara su misura per il giudice a Strasburgo’. Non devo e non voglio fare commenti, se non aggiungere che forse le fonti andrebbero verificate meglio. Voglio solo precisare che ciò che si afferma nell’articolo, per quello che riguarda la mia persona, è del tutto privo di fondamento.
Anna Finocchiaro
In riferimento all’articolo intitolato “La gara ‘su misura’ per il giudice di Strasburgo”, pubblicato il 27 maggio, si precisa che, nella predisposizione dell’avviso di concorso, il Segretariato generale della presidenza del Consiglio non ha fatto altro che applicare quanto previsto dalla vigente normativa europea. Nessuna gara “su misura”, quindi. In particolare, la durata del mandato del giudice presso la Corte europea dei diritti dell’uomo è pari a nove anni, non rinnovabile, ed è regolata dall’articolo 23 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, secondo cui il mandato cessa, altresì, con il raggiungimento dell’età di 70 anni. Nel precedente bando della Presidenza del Consiglio dei ministri del 2009, era previsto il requisito dell’età non superiore ad anni sessantacinque, “al fine di assicurare un congruo periodo di permanenza”. La Risoluzione del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa (2010)26 ha introdotto una procedura di selezione più trasparente e più complessa, con la previsione di un Comitato consultivo di esperti presso l’assemblea parlamentare, con il compito di valutare la terna dei candidati proposti dallo Stato membro, all’esito della procedura selettiva interna, almeno tre mesi prima della sottoposizione della terna stessa all’Assemblea parlamentare per l’elezione del giudice. Successivamente, le linee guida del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa del 29 marzo 2012 hanno previsto, al paragrafo II, punto 5, che, se eletti, i candidati devono essere in grado di svolgere il proprio ufficio per almeno la metà dei nove anni prima del raggiungimento del 70° anno di età. Nel caso in questione, la terna selezionata dall’Italia dovrà essere sottoposta entro il 6 dicembre 2018 all’Assemblea parlamentare, che tuttavia procederà all’elezione di uno dei tre candidati proposti nella sessione di gennaio 2019. Tenuto conto degli interventi normativi sopra citati, nel bando attuale, si è reso pertanto necessario, al fine di non discostarsi dal limite dei 65 anni che consentono di garantire un mandato del giudice che sia pari almeno alla metà degli anni previsti dalla Convenzione, porre il limite del sessantaquattresimo anno di età al momento dell’istanza, che diventa di sessantacinque in quanto l’elezione da parte dell’assemblea parlamentare avverrà soltanto a gennaio 2019.
Segretariato Generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri