Censura all’Espresso: “Si vota, niente politica!”
Censura all’Espresso. Il nuovo direttore, Emilio Carelli, arrivato dopo la cacciata di Enrico Bellavia, ci ha messo solo cinque giorni per dimostrare come è cambiata l’aria e come vuol fare il giornale, per conto dei proprietari, il gruppo Ludoil Energy della famiglia Ammaturo, che l’avevano rilevato da Daniele Iervolino.
La sera di mercoledì 5 giugno 2024, al momento della chiusura in redazione del primo numero da lui firmato come direttore, Carelli ha fatto sparire un pezzo su Matteo Salvini, già impaginato e titolato: “Il nodo infrastrutture. Il ministro capovaro sfortunato”.
Firmato dall’inviato Gianfrancesco Turano, che raccontava come Salvini puntasse, per le Europee, su cantieri e opere pubbliche da inaugurare come spot elettorale. Anche grazie al mare di denaro arrivato con il Pnrr. Ma inaugurazioni, annunci e ritardi hanno finito per trasformare lo spot in un flop per Matteo, aggravato dai contrasti con Giorgia Meloni.
Il pezzo è stato giudicato da Carelli troppo critico nei confronti del ministro delle Infrastrutture e inadatto al momento: non si deve attaccare un leader politico prima delle elezioni. Così il pezzo sarebbe stato eventualmente rimesso in pagina la settimana successiva (ma ormai invecchiato e fuori contesto).
Niente articoli politici prima del voto. Meglio usare il giornale per spingere gli elettori ad andare alle urne. Il pezzo forte del numero, in edicola da oggi, doveva essere infatti un appello al voto e contro l’astensione chiesto a tutti i leader politici. Saltato, perché a rispondere alla richiesta di Carelli sono stati soltanto Salvini, Tajani, Renzi e Conte.
Già nel suo discorso d’insediamento, Carelli aveva spiegato di essere favorevole alle grandi opere e al ponte sullo Stretto, uno dei cardini della politica di Salvini. Nelle ultime settimane, la proprietà del giornale, attraverso un Carelli ancora in versione amministratore delegato, aveva già bloccato mentre andava in stampa un pezzo di Carlo Tecce sul viceministro Maurizio Leo. E uno di Susanna Turco su Elly Schlein.