Bellini esecutore, Gelli finanziatore. Le motivazioni dell’ultima sentenza sulla strage di Bologna
di Gianni Barbacetto e Sarah Buono /
Ecco un altro tassello di verità sulla strage di Bologna: le motivazioni della sentenza d’appello che ha condannato all’ergastolo il neofascista Paolo Bellini aggiunge elementi sugli esecutori neri, sui finanziatori (Licio Gelli), sugli uomini dello Stato che hanno coperto e depistato. Bellini, militante di Avanguardia nazionale e informatore dei carabinieri, fa parte “senza ombra di dubbio alcuno” del commando terroristico che eseguì la strage del 2 agosto 1980.
La sua presenza in stazione “era finalizzata o a trasportare, consegnare e collocare quantomeno parte dell’esplosivo” o almeno a fornire un “supporto logistico a coloro che l’esplosivo lo hanno portato e collocato”. “Nella piena consapevolezza” che nella sala d’aspetto sarebbe stato fatto esplodere l’ordigno che uccise 85 persone e ne ferì altre 200.
Bellini è dunque tra gli esecutori materiali della strage, in concorso con gli altri terroristi già condannati all’ergastolo in via definitiva, Giusva Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini, e con Gilberto Cavallini condannato in appello. Mandanti, organizzatori e finanziatori il capo della loggia P2 Licio Gelli, il suo sodale Umberto Ortolani, l’ex capo del servizio segreto civile Federico Umberto D’Amato, il giornalista del Borghese e parlamentare del Msi Mario Tedeschi, tutti indagati quando erano già deceduti.
Confermate in appello anche le condanne a Piergiorgio Segatel (6 anni per depistaggio), ex capitano dei carabinieri, e a Domenico Catracchia (4 anni per false informazioni al pm ai fini di sviare le indagini), ex amministratore di condomini, per conto dei servizi segreti, in via Gradoli, a Roma, dove trovarono ospitalità alcuni dei neofascisti coinvolti nella strage di Bologna, ma anche alcuni brigatisti rossi protagonisti del caso Moro.
Strage politica, quella del 2 agosto, realizzata all’ombra della P2 per destabilizzare lo Stato democratico. Questo non toglie che “alcuni degli esecutori materiali (come Sergio Picciafuoco e Paolo Bellini) potrebbero aver agito anche perseguendo soltanto un rilevante compenso economico nonché continuare ad avere coperture e protezione ad opera di apparati deviati dello Stato, coperture e protezioni pacificamente acclarate in favore di Paolo Bellini, sia prima che dopo la Strage di Bologna”.
“È provato” che Picciafuoco, mai condannato per la strage e morto nel 2022, era in stazione, quel giorno. Come Bellini, filmato in Super 8 da un inconsapevole turista tedesco, Harald Polzer, “pochi minuti dopo l’esplosione” avvenuta alle 10.25. “È provato” che Marco Ceruti, factotum di Licio Gelli “consapevole finanziatore della strage di Bologna”, era invece a Roma il 30 e il 31 luglio 1980, quando consegnò “al Fioravanti e alla Mambro (o a un loro emissario) il compenso in denaro pattuito per commettere la strage”.
Bellini è stato riconosciuto nel video dall’ex moglie, Maurizia Bonini, che ha anche smontato il falso alibi che aveva per anni confermato. È lui la persona dai capelli ricci ritratta nel Super 8 sul marciapiede del primo binario della stazione. I giudici d’appello ricordano che Bellini “era un infiltrato nella mafia per conto di apparati istituzionali” e che nel 1991-92 “si recò in Sicilia per incontrare Antonino Gioè, corresponsabile della strage di Capaci”. (Il Fatto quotidiano, 8 gennaio 2025)
Un altro colpo al pantheon nero di Giorgia Meloni
I processi per le stragi italiane – e quella di Bologna più di tutte – finiscono ogni volta per riaprire l’album di famiglia della destra italiana, quella che oggi è arrivata al governo. Con il fascismo storico, Giorgia Meloni ha regolato i conti ripetendo di non aver “mai provato simpatia o vicinanza nei confronti dei regimi antidemocratici”, “fascismo compreso” (salvo qualche busto di Mussolini nel salotto del presidente del Senato).
È con il neofascismo che è invece più complicato fare i conti: con la storia italiana del dopoguerra, fatta di bombe e strategie della tensione, gruppi armati e rapporti con i servizi segreti. Del resto, Fratelli d’Italia indica tra i suoi “padri” Giorgio Almirante e Pino Rauti.
Quest’ultimo, fondatore di Ordine nuovo, è uno dei protagonisti della destra neofascista italiana: a Ordine nuovo (ma dopo l’uscita di Rauti) sono addebitate le stragi di piazza Fontana a Milano e di piazza della Loggia a Brescia. Ed è Almirante in persona che fa arrivare 34.650 dollari, attraverso l’avvocato missino Eno Pascoli, a Carlo Cicuttini, uno dei responsabili della strage di Peteano (tre carabinieri uccisi) per finanziare e proteggere la sua latitanza in Spagna.
I fili tra presente e passato restano tenaci. Flaminia Pace, che dopo l’inchiesta di Fanpage sui riti fascisti e antisemiti che sopravvivono dentro Fratelli d’Italia si è dimessa dal consiglio di Gioventù nazionale, è figlia di Corrado Pace, in rapporti con Francesca Mambro e Valerio Fioravanti (condannati definitivi per la strage di Bologna), ma soprattutto, da figlia, ha continuato a vantarsi dei legami del padre con i due terroristi dei Nar.
Il direttore del settimanale Il Borghese, Mario Tedeschi, è il senatore missino della destra “moderata e in doppio petto”, ma la sentenza Bellini di primo grado lo indica come colui che ha l’incarico di gestire la “comunicazione” dopo la strage di Bologna, in coppia con Federico Umberto d’Amato, la superspia dell’Ufficio Affari Riservati.
Storie vecchie? Ma che giungono fino a noi, se è vero che nel gennaio del 2019 i camerati organizzano una bicchierata fascista in sostegno di Gilberto Cavallini, condannato per la strage di Bologna in primo e secondo grado. L’organizzatore della simpatica bicchierata è Fabrizio Piscitelli detto Diabolik, capo ultrà della Lazio e trafficante di droga, che nell’agosto 2019 sarà ucciso in un agguato a Roma. In un messaggio vocale dice: “Aperitivo tra camerati più tardi, daje. Tutti presenti”.
Gli risponde Paolo Signorelli, portavoce del ministro dell’Agricoltura di Giorgia Meloni, Francesco Lollobrigida: “Io vado via oggi e domani, ci vediamo domani a pranzo tra camerati e laziali”. “Certo però manda un po’ di camerati perché è una raccolta fondi. È importante”, ribatte Diabolik. “Gilberto?”, chiede Signorelli, alludendo a Cavallini. “Bravo, bravo, daje, passa parola”, raccomanda Diabolik. “Ok è un fratello di famiglia”.
Uno dei messaggi tra Diabolik e Signorelli toglie ogni dubbio: “Onore a nonno, Tuti, Concutelli, Giusva, Ciavardini”. “Nonno” è il suo omonimo Paolo Signorelli, tra i fondatori di Ordine nuovo, condannato a 11 anni per banda armata e associazione sovversiva. Mario Tuti, Pierluigi Concutelli, Giusva Fioravanti e Luigi Ciavardini sono tutti terroristi neri.
L’album di famiglia dei figli, fratelli e nipoti d’Italia non lo è soltanto in senso ideologico. Il Paolo Signorelli che lavorava con Lollobrigida è nipote del Paolo Signorelli ideologo del neofascismo. La senatrice di Fratelli d’Italia Isabella Rauti è figlia di Pino Rauti. È questa la “comunità politica” da cui Giorgia Meloni rivendica orgogliosamente di provenire. (Il Fatto quotidiano, 9 luglio 2024)
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