Le ricerche su Scaroni, i dossier per Eni. I lavori sporchi degli spioni di Equalize
Nelle settimane in cui Attilio Fontana, presidente di Regione Lombardia, e Giuseppe Sala, sindaco di Milano, stavano scegliendo l’amministratore delegato della società che deve gestire le Olimpiadi Milano-Cortina 2026, Enrico Pazzali chiede a Carmine Gallo di “raccogliere informazioni compromettenti”, scrivono i pm, “che possano escludere Paolo Scaroni dalla corsa”.
A Pazzali piacerebbe ottenere lui quella nomina e va a caccia di elementi che possano “azzoppare” il concorrente, ex amministratore delegato di Eni e attuale presidente di Enel e del Milan. Attribuisce la richiesta di informazioni a Fontana, “del cui effettivo coinvolgimento, tuttavia, non v’è alcuna prova”: “Carmine, Attila mi chiede se Scaroni ha dei precedenti o cose in corso”. Sa che ha più chance di lui. Gallo: “Ma Enrico, di competenza… tra te e Scaroni, ma non c’è paragone dai”. Gli risponde Pazzali: “Ehhh, scusami, ma questo è… come si dice… è uno dei massoni veri… e dei Duca di Kent” (alludendo alla massoneria inglese).
“Per mettere in risalto la forza che Scaroni è in grado esprimere”, aggiungono i pm, “fa riferimento alle sue vicende giudiziarie, che hanno avuto l’effetto contrario di ‘distruggere’ la Procura milanese”. Il riferimento è al processo Eni-Nigeria e alla successiva vicenda di Piero Amara, avvocato esterno di Eni. È invece Eni a chiedere un report a Equalize proprio su Amara e su un suo sodale, Francesco Mazzagatti.
La compagnia petrolifera si rivolge a Gallo, grande esperto di ’ndrangheta, per sapere se Mazzagatti sia coinvolto in organizzazioni criminali. Il report, costo 50 mila euro, viene pagato da Eni nel gennaio 2023. Secondo i pm milanesi, nel documento è confluito anche “materiale illecitamente acquisito”. La compagnia puntualizza: “Eni non era (come non è) al corrente delle presunte condotte illecite attribuite a Equalize nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Milano”.
Il “Report attività di analisi avente come target Piero Amara e Francesco Mazzagatti” redatto da Equalize viene depositato così com’è da Eni alla Procura di Terni e a quella di Milano, in procedimenti contro Amara. Scatena la reazione di Mazzagatti che si sente calunniato e diffamato dal contenuto e denuncia, a Terni, Gallo e due avvocati di Eni. Il Tribunale archivia, non ritenendo calunnioso il report.
Riferendosi proprio ai “problemi avuti con le investigazione per Eni su Amara, Armanna e Mazzagatti”, un uomo di Equalize commenta: “No, che poi quella di Eni tra l’altro è neanche dipesa da noi, perché son loro che l’hanno depositata lì in un altro modo, cioè è andata proprio nel modo sbagliato da parte del cliente!”.
Gli uomini di Gallo, intercettati, su Mazzagatti dicono: “Questo signore qua è in società con un soggetto arrestato per mafia… hai capito? Legato ai Santapaola”. In altro momento aggiungono: “Adesso abbiamo trovato le foto… me le hanno trovate i ragazzi della Procura… di Amara e Mazzagatti con 40 mila euro sul tavolo”.