Trivellazioni Eni: a rischio una riserva della biosfera protetta dall’Unesco
Le compagnie petrolifere internazionali si stanno preparando a trivellare in una grande riserva della biosfera protetta dall’Unesco. Quattro le compagnie coinvolte nell’affare, fra cui l’italiana Eni, insieme alla russa Lukoil. È quanto denuncia un rapporto di Lingo, una organizzazione non governativa basata in Germania con cui collabora l’italiana ReCommon.
Un suo dossier racconta il progetto Ghasha, che interessa l’area di Marawah, riserva della biosfera marina al largo di Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti. Nel 2007 Marawah è stata inserita dall’Unesco (l’organizzazione delle Nazioni Unite per la cultura e l’educazione) tra i siti della rete mondiale delle riserve della biosfera.
È un paradiso naturale composto da numerose isole e una linea costiera lunga 120 chilometri, un habitat che ospita piante acquatiche come fanerogame marine e macroalghe, coralli, mangrovie. In acqua nuotano varie specie di pesci e dugonghi. Sulla terraferma vi sono siti culturali e archeologici. La zona è riconosciuta come area protetta anche dall’Agenzia per l’ambiente di Abu Dhabi. Ma tutto questo non ha impedito il decollo del progetto “Hail e Ghasha”, una joint-venture tra compagnie petrolifere che si propone di estrarre gas “ultra-sour” (ultra-acido) trivellando proprio nell’area protetta di Marawah.
Finora l’industria dei combustibili fossili ha evitato progetti d’astrazione di gas ultra-acido a causa degli alti costi di lavorazione di questo prodotto altamente corrosivo, ma con il progressivo esaurimento del gas naturale facilmente estraibile, le compagnie internazionali hanno aggiunto ai loro programmi anche il gas ultra-acido. Regista dell’operazione è la Adnoc (Abu Dhabi National Oil Company), che ha associato altre quattro compagnie petrolifere: l’italiana Eni (25%), la tedesca Wintershall Dea (10%), l’austriaca Omv (5%) e la russa Lukoil (5%). Nel tempo, la joint-venture è cambiata, Wintershall Dea si è ritirata e Eni ha ridotto la sua partecipazione al 10%.
L’amministratore delegato di Adnoc è Sultan Al-Jaber, che ha presieduto la Cop 28, la Conferenza Onu sui cambiamenti climatici che si è tenuta a fine 2023 a Dubai, e il progetto è stato approvato dall’Agenzia per l’ambiente di Abu Dhabi (Ead): “Questa situazione”, commenta il rapporto Lingo, “solleva seri interrogativi sull’impegno dei principali leader del clima e della conservazione a salvaguardare i siti Unesco dallo sfruttamento industriale”.
Eni, interpellata dal Fatto, ha confermato di detenere oggi il 10% della concessione di Ghasha, di cui deteneva in precedenza il 25%. Ma sui profili economici e industriali del progetto rimanda all’operatore Adnoc, “titolato per governance a comunicare in nome e per conto della joint-venture”. Secondo Lingo, per realizzare questa imponente operazione industriale sono necessari 17 miliardi di dollari, 11 isole artificiali, pozzi di petrolio e gas, una rete di oleodotti, infrastrutture di navigazione e linee elettriche.
Una volta completato, il progetto prevede di estrarre 42 milioni di metri cubi di gas fossile e 120 mila barili di petrolio al giorno. Ciò equivale a emissioni di oltre 49,6 milioni di tonnellate di Co2 all’anno, simili alle emissioni dell’intera città di Dubai. Un colpo mortale alla riserva della biosfera Unesco di Marawah.