Cara Elly, guarda Milano e blocca l’inciucio di Sala sull’urbanistica
Le ultime notizie che provengono da Salaland ci dicono che perfino l’Ordine degli architetti si scatena contro il sindaco di Milano. L’Ordine è stato allineato e coperto con l’amministrazione finché si è trattato di difendere le scelte urbanistiche del Comune, che permettono di tirar su palazzi aggirando le leggi edilizie e che valorizzano un mostro istituzionale come la Commissione Paesaggio, fatta di architetti che oggi lavorano per i costruttori, e domani per il Comune approvano i progetti dei costruttori.
Lo ha scritto chiaro chiaro un giudice: la Commissione è “un organismo che non garantisce indipendenza e trasparenza, in quanto composto da architetti nominati personalmente dal sindaco, che esercitano la libera professione a Milano (per cui ricevono parcelle dagli operatori), e i cui progetti vengono sottoposti alla valutazione della stessa Commissione Paesaggio”.
Ma ora finalmente gli architetti si sono accorti della sindrome proprietaria con cui il sindaco gestisce l’operazione San Siro e hanno chiesto il concorso pubblico. Giuseppe Sala, dopo aver passato alcuni anni a dire che il Meazza andava abbattuto, dopo che la Soprintendenza gli ha spiegato che non si può fare, di colpo ha deciso di affidare l’affare agli amici: i costruttori di Webuild, che hanno recuperato l’architetto Massimo Roj, già da loro stessi scartato (gli avevano preferito Populous) quando speravano di abbattere il Meazza e costruire uno stadio nuovo.
Dimenticati in un attimo i progetti alternativi già presentati, quello di Riccardo Aceti e Nicola Magistretti e quello di Giulio Fenyves. Per Sala la ristrutturazione del Meazza è passata in un nanosecondo da “impossibile” a “meravigliosa”. E l’Ordine degli architetti si è finalmente accorto che anche a Milano esistono le regole, che il sindaco non è il proprietario dello stadio e della città e che non può fare come vuole e dare incarichi a chi gli pare. Né per la progettazione, né per la costruzione. Ci vuole un concorso internazionale. Bentornati nella civiltà e nella democrazia!
Intanto a Roma prosegue il grande inciucio per arrivare al colpo di spugna che cancelli le inchieste della Procura di Milano sugli abusi edilizi del Rito ambrosiano. Lo chiamano senza vergogna “salva Milano”, ma è il condono per salvare i costruttori e gli amministratori che li hanno lasciati fare. Per far dimenticare con un emendamento bipartisan dieci anni di costruzioni facili e quasi gratis, che hanno tolto alla città un miliardo e mezzo di oneri urbanistici e monetizzazioni degli standard.
Il supercondono era stato fermato (da Giorgia Meloni e dal presidente della Repubblica) quando Matteo Salvini lo voleva inserire nella sua sanatoria preelettorale, ma ora il colpo di spugna è all’esame del Parlamento, che dopo aver audito esperti (e indagati) si appresta a vararlo. Molto attivo Maurizio Lupi, che si prepara a sostituire fra tre anni Sala – in perfetta continuità.
Continuano a chiamare “caos urbanistico” quella che è invece la metodica, sistematica violazione delle chiarissime leggi fondamentali dell’edilizia, sostituite dalle scorciatoie del Rito ambrosiano: basta una Scia (un’autocertificazione) per tirar su un grattacielo, senza far pagare i giusti oneri alla città che è rimasta, per esempio, senza piscine comunali: “non ci sono i soldi!”, hanno ora il coraggio di dire.
Cara Elly Schlein, butta ti prego un occhio alla questione Milano. Fai ristabilire le regole. Impedisci al tuo partito di unirsi all’inciucio sull’urbanistica, alle spalle dei cittadini. Quella che anche nel Pd chiamano “interpretazione autentica” delle leggi è in realtà la torsione delle norme agli interessi dei costruttori. Molti tuoi elettori ti implorano: guarda che cosa sta succedendo in Parlamento, dove Lupi e soci, tutti insieme appassionatamente, stanno lavorando per la missione impossibile: trovare la quadra per salvare in un colpo solo Sala, i costruttori e la faccia.
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