Il Tar: inammissibile il ricorso di Sala su San Siro
Non è un buon periodo per il sindaco di Milano Giuseppe Sala. Due giorni fa la Guardia di finanza ha sequestrato il primo cantiere della Grattacielopoli milanese (dieci inchieste in corso, per ora), contestando anche ai funzionari comunali una serie di irregolarità urbanistiche ed edilizie che permettono di tirar su grattacieli in città e torri nei cortili, nuovi edifici qualificati come “ristrutturazioni” ma di fatto abusivi. E questo senza che Palazzo Marino abbia nulla da eccepire.
Ieri, secondo colpo: il Tar ha dichiarato inammissibile il ricorso voluto da Sala contro il vincolo che la Soprintendenza ai beni culturali ha annunciato di dover porre sullo stadio Meazza di San Siro nel 2025, quando il secondo anello compirà 70 anni.
Un autogol, il ricorso al Tar, dopo che era stato lo stesso Sala a chiedere alla Soprintendenza notizie sul vincolo. Risposta obbligata: i 70 anni faranno scattare, come prevede la legge, l’impossibilità di abbattere l’impianto. Rendendo impossibile il piano di Milan e Inter, che volevano abbattere il Meazza per poter sviluppare una operazione immobiliare a San Siro (nuovo stadio, grattacielo per uffici, mega centro commerciale) che possa risanare i disastrati bilanci delle due squadre.
Ricorso inammissibile. Semplicemente perché ora il vincolo non c’è, scatterà nel 2025. Adesso non c’è ancora nulla contro cui ricorrere. Mossa inutile, dunque, di Sala, che sapeva già, come tutti, che l’anno prossimo il Meazza diventerà uno splendido settantenne, già abilitato, con lavori di adeguamento già previsti, anche per la cerimonia inaugurale delle Olimpiadi Milano-Cortina 2026.
Lo sapeva già anche quando ha fatto votare per due volte in Consiglio comunale una dichiarazione di “interesse pubblico” per il progetto dei due club che chiedevano di distruggere un bene comunale per aggiustare i loro conti con una speculazione immobiliare su terreni del Comune. Sconfitti anche i (misteriosi) proprietari del Milan e dell’Inter.
Ora la strada più praticabile sarà quella della ristrutturazione del Meazza, che dovrebbe essere messa a gara europea. Sala però sta procedendo come fosse un suo bene privato, trattando con due amici come Paolo Scaroni, presiedente del Milan, e Pietro Salini, patron di Webuild.
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