Strage di Ustica, la lunga scia di morti sospette
Abbiamo anche noi, nel nostro piccolo, i nostri Prigožin. O meglio: incolpevoli ufficiali e sottufficiali dell’Aeronautica militare italiana che dopo la strage di Ustica muoiono in circostanze misteriose e si uniscono alle 81 vittime che erano a bordo del Dc-9 Itavia. L’inchiesta del giudice Rosario Priore ne segnala 12: si premura di dire che “la maggior parte dei decessi che molti hanno definito sospetti, di sospetto non hanno alcunché”. Ma poi ribadisce che “nei casi che restano si dovrà approfondire, giacché appare sufficientemente certo che coloro che sono morti erano a conoscenza di qualcosa che non è stato mai ufficialmente rivelato e da questo peso sono rimasti schiacciati”.
Il maresciallo Mario Alberto Dettori viene trovato impiccato il 31 marzo 1987 a Grosseto. È la polizia scientifica a scrivere nel suo rapporto che si tratta di un suicidio “innaturale”. Nei mesi precedenti aveva confidato ai famigliari: “Sono molto scosso… Qui è successo un casino… Qui vanno tutti in galera! Siamo stati a un passo dalla guerra”. Aveva rovistato tutta la casa alla ricerca di microspie: una “mania di persecuzione” che lo aveva colpito dopo la strage di Ustica che lo aveva coinvolto perché Dettori prestava servizio presso il centro radar di Poggio Ballone. Al capitano Mario Ciancarella aveva detto al telefono: “Siamo stati noi a tirarlo giù, capitano, siamo stati noi… Ho paura, capitano, non posso dirle altro al telefono. Qui ci fanno la pelle”.
Viene trovato impiccato, il 21 dicembre 1995, anche il maresciallo Franco Parisi, come Dettori controllore di sala operativa di centro radar. Era di turno la mattina del 18 luglio 1980, data del ritrovamento di un Mig libico precipitato sulla Sila. Viene convocato in tribunale come testimone. Pochi giorni dopo muore. Scrive Proire: “Venuti a conoscenza di fatti diversi dalle ricostruzioni ufficiali… ne restano soffocati. E quindi, anche se non si raggiunge la prova di atti omicidiari, resta che gli atti di costoro, se suicidî, furono determinati da stati psichici di profonde prostrazioni connesse con gli eventi”.
Muore anche il colonnello Pierangelo Tedoldi, poco prima di assumere il comando dell’aeroporto di Grosseto, in un incidente stradale il 3 agosto 1980. Il capitano Maurizio Gari, capo controllore del Centro radar di Poggio Ballone, muore invece per infarto il 9 maggio 1981. In un incidente stradale perde la vita il maresciallo Ugo Zammarelli, che era stato in servizio presso il Sios di Cagliari, il servizio informazioni dell’Aeronautica.
I colonnelli Mario Naldini e Ivo Nutarelli muoiono nell’incidente aereo di Ramstein, il 28 agosto 1988. Erano piloti delle Fiamme tricolori, ma la sera del 27 giugno 1980 erano in volo su uno degli F-104 che lanciarono l’allarme di emergenza generale (mai poi spiegato dall’Aeronautica militare).
Muoiono anche il tenente colonnello Sandro Marcucci, testimone dell’inchiesta (per incidente aereo il 2 febbraio 1992); il maresciallo Antonio Pagliara, controllore radar a Otranto (incidente stradale il 2 febbraio 1992); il generale Roberto Boemio (ucciso a Bruxelles il 12 gennaio 1993); il maggiore medico Gian Paolo Totaro, in contatto con molti militari collegati agli eventi di Ustica, tra i quali Nutarelli e Naldini (viene trovato impiccato alla porta del bagno il 2 novembre 1994).
Il maresciallo Antonio Muzio, in servizio alla torre di controllo dell’aeroporto di Lamezia Terme nel 1980, viene ucciso il 1º febbraio 1991. Muore, per incidente stradale il 23 gennaio 1983, anche Giovanni Battista Finetti, sindaco di Grosseto che si era molto interessato ai fatti successi nella notte di Ustica.