Sassate di Paglia. Dossieraggi e lezioni di giornalismo
Il giornalismo italiano è meraviglioso. Pochi giornalisti d’inchiesta, tanti colleghi che cercano di fare bene il loro lavoro, moltissimi servi del potere, innumerevoli camerieri. E poi i fuoriclasse della disinformazione, che però pretendono di dare a tutti lezioni di giornalismo. Uno di questi è Guido Paglia, che dopo essere stato vicedirettore e capo della redazione romana del Giornale, direttore della comunicazione di Sergio Cragnotti e capo delle relazioni esterne e rapporti istituzionali della Rai, oggi tira “Sassate” sull’omonimo giornaletto online.
Ebbene, Guido Paglia su Sassate ora ci spiega il caso dei “dossieraggi” di cui sarebbe vittima il ministro Guido Crosetto – sostiene – insieme ad altre “decine di migliaia di persone attenzionate”, con “migliaia di accessi informatici abusivi”, una “vicenda che sta diventando sempre più inquietante”, che ha per protagonisti un maresciallo della Guardia di finanza che lavorava alla Procura nazionale antimafia e alcuni giornalisti “tutti di sinistra” rei di pubblicare notizie scomode su Crosetto.
Ora, la vicenda è complessa ed è oggetto di una inchiesta della Procura di Perugia, retta da un magistrato, Raffaele Cantone, con la schiena dritta. Aspettiamo dunque di capire se il maresciallo (già allontanato dalla Procura antimafia) abbia davvero avuto comportamenti illegali, se abbia davvero compiuto “migliaia di accessi informatici abusivi”, se davvero abbia attentato alla sicurezza delle istituzioni con dossieraggi illegali e costruendo una gigantesca “macchina del fango”.
Per ora sappiamo poco ed è bene, in una materia così delicata e scivolosa, procedere con molta cautela. Sappiamo però che alcune notizie giornalistiche che sono state pubblicate su Crosetto non sono fango, ma sono vere. È vero che abbia ricevuto soldi da Leonardo, fatto legittimo, ma che lo pone in conflitto d’interessi una volta diventato ministro della Difesa. È vero che i nomi di due suoi soci siano comparsi in passato in rapporti investigativi che trattavano vicende della criminalità organizzata romana.
È vera anche la storia professionale e politica di Guido Paglia, uno che di dossier e intossicazioni informative se ne intende, e che ora ci fa la lezione di giornalismo e democrazia. È Guido Paglia, nel 1972, il protagonista del “depistaggio di Camerino”. Uno scoop impossibile: dare una notizia prima che avvengano i fatti raccontati.
Paglia ci riesce scrivendo sul Resto del Carlino dell’11 novembre 1972 che in un casolare nei pressi di Camerino è stato ritrovato un arsenale dei rossi comunisti: mitragliatrici, munizioni, bombe a mano Mk2, mine anticarro, polvere da mina, detonatori, micce, timer, bottiglie incendiarie, tritolo, pentrite, oltre a carte d’identità rubate, fionde, vernice spray. E perfino documenti cifrati che, scrive Paglia, provano “inoppugnabilmente l’attività eversiva e paramilitare di taluni gruppi di estremisti di sinistra”.
Più che uno scoop, una divinazione. Infatti nel momento in cui Paglia scrive il suo articolo, il 10 novembre 1972, l’arsenale è appena stato individuato e certamente ancora nulla si sa dei fogli cifrati, che saranno decrittati solo cinque giorni dopo. La verità che emerge in seguito è che l’operazione di Camerino è stata costruita dai servizi segreti, che hanno nascosto le armi poi fatte trovare dai carabinieri e fatte raccontare da Guido Paglia, già fondatore e presidente del gruppo neofascista Avanguardia nazionale, poi informatore dei servizi e professionista del giornalismo teleguidato dei dossier, che ha messo in circolazione la notizia, anche se con una fretta che ha finito per rovinare l’opera.
Oggi si mostra molto ben informato sul “dossieraggio Crosetto”: essendo un vero esperto della materia, dobbiamo leggerlo con attenzione e prenderlo molto sul serio.
Leggi anche:
Chi è Guido Paglia