Chi è Guido Paglia, che oggi fa la lezione sui “dossieraggi” contro Crosetto
Chi è Guido Paglia, amico e sostenitore del ministro della Difesa Guido Crosetto?
Militante neofascista, è il fondatore, con Stefano Delle Chiaie, di Avanguardia nazionale, di cui diventa presidente e reggente, non appena Delle Chiaie è costretto alla latitanza. Il 1 marzo 1968, a Roma, partecipa alla battaglia di Valle Giulia, il primo atto del Sessantotto “militante”: per la prima volta gli studenti romani reagiscono all’attacco della polizia e riescono a mettere in fuga i celerini. Insieme a tanti giovani che facevano riferimento ai gruppi della sinistra studentesca, quel giorno c’erano anche i fascisti.
A Valle Giulia c’erano Mario Merlino, Stefano Delle Chiaie, Guido Paglia, Adriano Tilgher, Maurizio Giorgi, Franco Papitto, Ugo Gaudenzi, Stefano Bettini, Roberto Palotto, Adriano Mulas, Tonino Fiore. Personaggi che hanno poi fatto la storia del neofascismo italiano, dell’eversione, ma anche delle compromissioni con gli apparati dello Stato.
Paglia ha sempre rivendicato la sua “purezza rivoluzionaria”: “Il Msi nel Sessantotto era il partito d’ordine, la quintessenza del perbenismo, l’anima reazionaria anticomunista. Noi giovani eravamo i romantici movimentisti, rivoluzionari. La Repubblica sociale era il nostro punto di riferimento”. Rivoluzionario puro e romantico? Nella primavera del 1968 fa parte, insieme a Mario Merlino, Adriano Tilgher e Roberto Palotto, della allegra comitiva di fascisti che partecipa al viaggio premio organizzato dai servizi segreti italiani nella Grecia dei colonnelli. Così, tanto per vedere da vicino come si fa un golpe.
Nel 1969, il suo camerata Mario Merlino s’infiltra nel gruppo anarchico di Pietro Valpreda, poi ingiustamente accusato della strage di piazza Fontana. Subito dopo l’infiltrazione di Merlino tra gli anarchici e la strage, Paglia ha un piccolo contrattempo: subisce un borseggio, gli sfilano il portafogli, o forse lo perde. Subito denuncia lo smarrimento dei documenti. La vicenda sembra chiudersi positivamente il 10 gennaio 1970, quando il portafogli viene ritrovato in una cassetta delle lettere di Roma.
Peccato che la polizia, a cui viene portato, nel portafogli trovi alcune cose inquietanti: un elenco (scritto a mano da Paglia) con nomi e numeri di telefono di anarchici romani del gruppo Bakunin, il circolo infiltrato da Mario Merlino; e un “elenco della spesa” di materiale piuttosto imbarazzante: saponette d’esplosivo, rotoli di miccia, detonatori, capsule elettriche.
Solo due anni dopo, nel 1972, Guido Paglia cambia casacca: esce da Avanguardia nazionale e diventa giornalista del Resto del Carlino. Ma diventa anche (o lo era già prima?) informatore del Sid, nome in codice: fonte “Parodi”. Alla fine di quell’anno consegna al capitano Antonio Labruna una relazione su Avanguardia nazionale scritta per il generale del Sid Gian Adelio Maletti.
Racconta che la notte del (tentato) golpe Borghese, tra il 7 e l’8 dicembre 1970, un gruppo di Avanguardia, capeggiato da Flavio Campo, era riuscito a penetrare nel ministero dell’Interno, sfruttando alcune complicità interne, e aveva già occupato l’archivio e l’armeria. Poi era arrivato il contrordine e il gruppo aveva lasciato il ministero. Non senza portarsi via, come ricordo, qualche mitragliatore.
Ma anche da giornalista Guido Paglia è un personaggio speciale, tanto da riuscire a fare uno scoop impossibile: dare una notizia prima che accadano i fatti. Succede quando scrive, sul Resto del Carlino dell’11 novembre 1972, che in un casolare nei pressi di Camerino è stato ritrovato un arsenale dei rossi comunisti: mitragliatrici, munizioni, bombe a mano Mk2, mine anticarro, polvere da mina, detonatori, micce, timer, bottiglie incendiarie, tritolo, pentrite, oltre a carte d’identità rubate, fionde, vernice spray e documenti cifrati che, scrive Paglia, provano “inoppugnabilmente l’attività eversiva e paramilitare di taluni gruppi di estremisti di sinistra”. Attenzione: le Br non erano ancora nate, la lotta armata di sinistra ancora non esisteva. Gli “estremisti di sinistra” erano il Pci e i gruppi della sinistra extraparlamentare.
Più che uno scoop, quello di Guido Paglia è una divinazione. Infatti nel momento in cui Paglia scrive il suo articolo, il 10 novembre 1972, l’arsenale è appena stato individuato e certamente ancora nulla si sa dei fogli cifrati, che saranno decrittati solo cinque giorni dopo. La verità che emerge in seguito è che l’operazione di Camerino è stata costruita dai servizi segreti. Paglia, passato dalla militanza in Avanguardia al giornalismo teleguidato, ha messo in circolazione la notizia, anche se con una fretta che ha finito per rovinare l’opera.
Questo non gli impedisce di fare una grande carriera, giornalistica e manageriale. Diventa vicedirettore e capo della redazione romana del Giornale, direttore della comunicazione di Sergio Cragnotti e poi della Lazio, capo delle relazioni esterne e rapporti istituzionali della Rai.
Oggi tira “Sassate” sull’omonimo giornaletto online: su sassate.it Guido Paglia dà lezioni di giornalismo e di democrazia spiegando, con ricostruzioni molto ben informate, il caso dei “dossieraggi” di cui sarebbe vittima il ministro Guido Crosetto, attaccato – sostiene – insieme ad altre “decine di migliaia di persone attenzionate”, con “migliaia di accessi informatici abusivi”, in una “vicenda che sta diventando sempre più inquietante”, animata da giornalisti “tutti di sinistra” rei di pubblicare notizie scomode su Crosetto.