L’Europa chiede di potenziare le norme sull’abuso d’ufficio (che Nordio vuole abolire)
Abolire l’abuso d’ufficio o depotenziare le norme che lo puniscono – come vuole fare il governo Meloni – va contro l’Unione europea, che potrebbe in futuro aprire un provvedimento d’infrazione contro l’Italia. È in arrivo una direttiva europea sul contrasto alla corruzione (che il Fatto ha potuto leggere in bozza) durissima sui fenomeni corruttivi della politica e della pubblica amministrazione. Chiederà agli Stati membri di armonizzare le leggi in materia, di essere rigorosi nel contrasto e di dotarsi di strumenti efficaci per ostacolare le azioni illegali.
All’articolo 11, dedicato all’abuso d’ufficio, prescrive che “la condotta o l’omissione siano punibili penalmente” e chiede di “definire il reato di abuso d’ufficio nel pubblico impiego come l’omesso compimento di un atto da parte di un pubblico ufficiale, in violazione di legge, per ottenere un indebito vantaggio”.
Con un passo in più: “Al fine di combattere la corruzione in modo globale, la presente direttiva dovrebbe contemplare anche l’abuso di funzioni nel settore privato”. Dunque “gli Stati membri dovranno adottare le misure necessarie affinché siano punibili penalmente”: “il compimento o il mancato compimento di un atto, in violazione di legge, da parte di un pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni al fine di procurare a quest’ultimo o a un terzo un indebito vantaggio”; e “il compimento o l’omissione di un atto, in violazione dei propri doveri, da parte di chi a qualsiasi titolo dirige o lavora per un ente privato nell’ambito di attività economiche, finanziarie, imprenditoriali o commerciali al fine di ottenere un indebito vantaggio per sé o per terzi”.
La proposta di direttiva è stata messa in cantiere dopo il Quatargate. Contraddice in maniera plateale i programmi del centrodestra italiano, i progetti di “riforma” del ministro della Giustizia Carlo Nordio e le quattro proposte di legge sull’abuso d’ufficio attualmente all’esame della Commissione giustizia della Camera.
“Ce lo chiede l’Europa”: siano puniti penalmente “i reati di corruzione, appropriazione indebita e riciclaggio”, ma anche “l’abuso di funzioni, il traffico di influenza e l’arricchimento illecito”. Non solo: per contrastare i reati di corruzione e di riciclaggio siano “utilizzati anche gli strumenti investigativi previsti dal diritto nazionale per la criminalità organizzata”: intercettazioni e trojan.
La corruzione “costa all’economia dell’Ue almeno 120 miliardi di euro all’anno” ed è “altamente dannosa per la società, per le nostre democrazie, per l’economia e per gli individui. Mina le istituzioni da cui dipendiamo”, “agisce come facilitatore della criminalità organizzata e dell’interferenza straniera ostile”. “La corruzione è un ostacolo alla crescita economica sostenibile, sottraendo risorse ai risultati produttivi, minando l’efficienza della spesa pubblica e aggravando le disuguaglianze sociali”. Il governo italiano e il ministro Nordio sono avvisati.