Uno stop all’abbattimento dello stadio Meazza: prima serve una relazione sul nuovo progetto proposto da Milan e Inter che lo vogliono demolire per costruire nell’area accanto un nuovo impianto. Lo stop non è riuscito a Vittorio Sgarbi, ma ora lo impone il Consiglio di Stato, con un provvedimento del 30 gennaio 2023 arrivato all’avvocato Veronica Dini che segue il ricorso contro l’abbattimento dello stadio di San Siro.
La storia inizia nel 2020, quando due portavoce di Europa Verde, Andrea Bonessa e Mariolina De Luca, presentano al presidente della Repubblica – come previsto dalla legge – un ricorso straordinario contro l’abbattimento del Meazza, struttura di valore architettonico e icona simbolico-culturale di Milano.
Nel 2019 e poi ancora nel 2021, il progetto di Milan e Inter ottiene dalla giunta comunale di Giuseppe Sala la dichiarazione di “pubblico interesse”. Ma intanto maturano due fatti: l’impossibilità di abbattere il Meazza prima del 2026, perché dovrà ospitare la cerimonia inaugurale delle Olimpiadi Milano-Cortina: allora anche il secondo anello dello stadio avrà compiuto 70 anni, maturando il vincolo di legge che ne impedisce l’abbattimento. E il nuovo progetto dei due club adesso prevede l’abbattimento totale dello stadio, cancellando anche la sopravvivenza iconica del Meazza (una delle torri laterali) che era prevista nel primo progetto.
Così il Consiglio di Stato pretende ora di avere una relazione aggiornata sull’operazione San Siro. I fondi esteri attuali proprietari dei due club, con i conti in rosso, vogliono l’abbattimento del Meazza per far scattare la legge sugli stadi, che premia chi distrugge un vecchio impianto per realizzarne uno nuovo: concedendo volumetrie immobiliari che permetterebbero di risanare i conti (con la realizzazione, in questo caso, di un grattacielo a uffici di 17 piani, del centro commerciale urbano più grande d’Italia e altre meraviglie).
Ma il Consiglio di Stato ha deciso che, prima di prendere una decisione, vuole un rapporto aggiornato sul progetto, che nel frattempo è cambiato. Il ministero della Cultura dovrà presentare una relazione integrativa, che dovrà essere prodotta dalla giunta del sindaco Sala, con “l’aggiornamento progettuale e il cronoprogramma dei lavori”. Questa dovrà essere mandata ai ricorrenti e ai club, che potranno fare le loro controdeduzioni e repliche. Prima della decisione del presidente della Repubblica.