Berlusconi vende “Il Giornale”. Elkann prova a comprarlo ma non riesce
Il Giornale della famiglia Berlusconi sta per passare di mano. Il 31 dicembre 2022 (se saranno rispettati i tempi previsti dalla trattativa riservata), con il brindisi di fine anno, il quotidiano passerà al gruppo Angelucci, già editore di Libero e del Tempo. Dopo un negoziato complicato, in cui le valutazioni sui conti e sui soldi da pagare si sono intrecciate con i motivi della politica.
Una trattativa in cui si è inserito, a un certo punto, anche John Elkann, che ha provato a fare un’offerta a Paolo Berlusconi per rilevare la testata fondata nel 1974 da Indro Montanelli e nel 1977 comprata da Silvio Berlusconi, che nel 1992 l’ha lasciata formalmente al fratello per non inciampare nelle (blande) norme antitrust della legge Mammì. Oggi la testata è controllata dalla Pbf di Paolo Berlusconi (73,5 per cento) e dalla Mondadori (18,5).
La chiusura della compravendita dipende da una due diligence chiesta da Giampaolo Angelucci e realizzata nelle ultime settimane. Deve stabilire il prezzo da pagare, sulla base del bilancio finale del 2022. Il passaggio definitivo al gruppo Angelucci avverrà dunque soltanto nei prossimi mesi, a chiudere una lunga trattativa fatta dai due “giovani”, Giampaolo Angelucci e Paolo Berlusconi, che ha lasciato fuori i due grandi vecchi, il padre di Giampaolo, Antonio Angelucci, imprenditore della sanità e deputato del centrodestra, e il fratello di Paolo, Silvio, che ha dato l’ok alla vendita di malavoglia, dopo infiniti tentennamenti.
Contrarissimi alla cessione colonnelli e peones di Forza Italia, che si vedono sfilare un giornale amico e sempre a disposizione delle loro richieste. Ma i conti pesano. Il Giornale, che vent’anni fa aveva più di 200 giornalisti, negli ultimi anni è stato sottoposto a una cura dimagrante che ha ridotto la redazione a 50 persone. Oggi, con 30 mila copie di diffusione, 20 milioni di ricavi, 10 di perdite, chiude tre anni difficili di cassa integrazione con gli stipendi della redazione ridotti del 20 per cento.
Dopo questo triennio, gli ammortizzatori sociali a spese dello Stato non sono più rinnovabili, ecco dunque che la cessione è ora arrivata a maturazione. Era stata più volte rinviata e rallentata, anche in attesa delle elezioni politiche del settembre scorso, poi finite con la netta vittoria di Giorgia Meloni e con Forza Italia attestata all’8 per cento.
Ci ha provato anche Elkann, a rilevare Il Giornale. Dopo la vittoria del centrodestra, si è trovato ad avere due giornali (Repubblica e La Stampa) schierati entrambi all’opposizione: situazione difficile per chi è abituato a essere sempre filogovernativo. Ha così provato ad aggiungere Il Giornale al suo bouquet di quotidiani, per avere voci tanto d’opposizione che di governo.
I pochi che sono stati informati del tentativo, condotto in maniera riservata, dicono che l’offerta fatta da Elkann a Paolo Berlusconi era però più bassa di quella degli Angelucci, così la partita si è subito chiusa senza neppure troppe discussioni. La prossima mossa, per Elkann, potrebbe essere quella di tentare l’acquisizione del Qn, il Quotidiano nazionale del gruppo Rieffeser (Il Giorno, La Nazione, Il Resto del Carlino).
Intanto il patriarca Antonio Angelucci, dopo essere stato dal 2008 deputato di Forza Italia, dal 25 settembre 2022 siede nei banchi della Lega di Matteo Salvini e ci tiene a far sapere di aver lasciato il comando degli affari al figlio, che si sta preparando a diventare l’editore del centrodestra italiano.
Ha appena ceduto tre giornali locali (Il Corriere dell’Umbria, il Corriere di Arezzo e il Corriere di Siena) alla Polimedia di Francesco Polidori, il fondatore della Scuola Radio Elettra e del Cepu, per concentrarsi sulle sue tre testate: Il Tempo, Libero e, dall’anno prossimo, Il Giornale. I due quotidiani laziali, il Corriere di Viterbo e il Corriere di Rieti, restano ad Angelucci e s’integreranno con Il Tempo di Roma.
Nelle prossime settimane potrà cominciare il walzer dei direttori: Alessandro Sallusti potrebbe lasciare Libero per tornare al Giornale; Pietro Senaldi potrebbe diventare direttore di Libero; e Augusto Minzolini, lasciata la direzione di via Negri, sarà libero per nuove avventure.