Elezioni massoniche (con denuncia penale per truffa) nella Gran Loggia d’Italia
Squadra, compasso e polemiche. Sabato 3 dicembre, elezioni massoniche per scegliere il Gran Maestro della Gran Loggia d’Italia. Ma – fratelli coltelli – il clima pre-elettorale è stato guastato da contrasti, accuse, denunce penali. La Gran Loggia d’Italia degli Alam (Antichi Liberi Accettati Muratori) Obbedienza di Piazza del Gesù è la seconda comunità massonica italiana per numero di aderenti (circa 6 mila) dopo il Grande Oriente d’Italia, è l’unica che accetta anche le donne (che sono il 30 per cento degli iscritti) e ha ottenuto i riconoscimenti internazionali del Grande Oriente di Francia e della Conferenza mondiale dei Supremi Consigli di Rito Scozzese Antico e Accettato. Non è riconosciuta invece dalle massonerie inglesi e statunitensi, che non accettano in loggia le donne.
In passato, sono stati iscritti alla Gran Loggia degli Alam il creatore di Corto Maltese, Hugo Pratt, il maestro Gorni Kramer, lo scrittore Curzio Malaparte, gli attori Gino Cervi, Carlo Dapporto, Aldo Fabrizi e Totò. Ma anche Gabriele Dannunzio, tutti i quadrumviri del fascismo della Marcia su Roma e, con ruoli apicali e sotterranei nel dopoguerra, il principe Giovanni Alliata di Montereale, alle cui avventure massoniche sono stati recentemente dedicati due libri scritti da Giovanni Tamburino e da Piera Amendola.
Passando dalla storia alla cronaca, sabato si riuniranno a Roma, all’Hotel Sheraton Parco de’ Medici, i 730 fratelli dell’assemblea degli elettori della Gran Loggia, di cui fanno parte i 400 Maestri Venerabili dell’Obbedienza e i 23 membri del Supremo Consiglio degli Alam, composto da coloro che hanno raggiunto il massimo grado (il 33) della gerarchia massonica. Dovranno votare il Gran Maestro, che in questa obbedienza è contemporaneamente anche Sovrano Gran Commendatore del Rito Scozzese Antico e Accettato.
Due i candidati che si contrappongono: l’attuale Gran Maestro, Luciano Romoli, ragioniere commercialista romano; e Giuseppe Palchetti, imprenditore e manager toscano. Ma a complicare la competizione è arrivato un fratello delle logge romane, Salvatore Digiacomo, che ha mandato una lettera ai componenti del Supremo Consiglio, gli stessi che sabato voteranno il Gran Maestro. Protesta contro “divieti, occultamenti e minacce velate, volte a non far cadere un sistema vizioso e contro ogni regola, sia per statuto che per umana comprensione”.
Con chi ce l’ha? Proprio con il Gran Maestro uscente, Luciano Romoli, da cui dice di aver subìto anche un grave danno personale: accenna a una truffa che gli avrebbe fatto perdere “la casa della mia famiglia” e comunica di aver denunciato penalmente Romoli e i suoi due fratelli, Sergio e Marco, “i quali sono da me citati in giudizio con accuse (chiaramente documentate) che non posso dichiarare per la copertura che la Legge impone quando le indagini sono in corso”. Di più non dice, ma avverte i fratelli che il Gran Maestro in carica, “in quanto persona indagata per reati penali gravi”, dovrebbe “presentare dimissioni immediate sino alla fine del giudizio”.
Romoli, interpellato dal Fatto, non ha voluto rispondere alle nostre domande. Non vuole parlare di questa vicenda neppure l’altro candidato a guidare la Gran Loggia, Palchetti, che dice di aspettare le eventuali decisioni degli organi disciplinari interni. “La mia candidatura è alternativa a quella di Romoli”, dichiara, “ho proposte diverse dalle sue, ma non conflittuali. Il mio programma nasce da un modo diverso di interpretare la Libera Muratoria, per renderla più attuale, più moderna, più smart, nel pieno rispetto dei nostri antichi princìpi”. Uno dei punti del suo programma: “Ridurre a cinque anni la durata massima del mandato del Gran Maestro, che dovrebbe perdere la possibilità di essere rieletto per un secondo mandato”. Sabato le urne diranno se sarà Romoli o Palchetti il ventesimo Gran Maestro della Gran Loggia degli Alam.