POLITICA

Benvenuti al Circo Moratti. Un “Grande Fratello Vip” di riciclati

Benvenuti al Circo Moratti. Un “Grande Fratello Vip” di riciclati

Lista “civica”, candidati “civici”, programma “civico”: così Letizia Moratti, “tecnica” al di sopra della destra e della sinistra, presenta la sua sfida ad Attilio Fontana (centrodestra) e Pierfrancesco Majorino (centrosinistra) per la presidenza della Regione Lombardia. Ma i sostenitori che sta mettendo insieme, più che rappresentare il civismo e i nuovi movimenti, sono un patchwork di volponi della politica, una collezione di ex, un frullato misto di fuorusciti dai partiti vecchi e nuovi, delusi, trombati, riciclati. Più che un Circo Barnum, è un Grande Fratello Vip della politica, pieno di vecchie glorie che nessuno ricorda più.

In questa collezione, si staglia Roberto Bernardelli, imprenditore alberghiero proprietario dell’hotel Cavalieri di Milano, che ha una storia politica lunghissima. Sostenitore di Umberto Bossi negli anni Ottanta, poi fonda il Partito dei pensionati, poi ancora la Lega delle casalinghe, infine rientra nella Lega Nord riuscendo finalmente nel 1994 a essere eletto in Parlamento.

Nel 2001 litiga con Bossi e fonda la Lega Padana. E riprende a collezionare sigle: Lombardia Autonoma, Unione Padana, Indipendenza Lombarda, Liga Veneta (nel 2014 viene pure arrestato per qualche giorno, con l’accusa di associazione a delinquere con finalità di terrorismo ed eversione dell’ordine democratico e fabbricazione e detenzione di armi da guerra, per la vicenda di quello sconclusionato carro armato che fu chiamato Tanko). Poi fonda, senza successo, Grande Nord e nel 2021, per finire in gloria, sostiene Italexit di Gianluigi Paragone, raccogliendo a Milano ben dieci preferenze.

Nel salotto Moratti ora ritrova alcuni leghisti con cui aveva rotto, dall’ex segretario della Lega di Sondrio Christian Borromini, fino al grande amico di Matteo Salvini Gianmarco Senna, oltre al maroniano Marco Tizzoni, grande amico e sostenitore della Russia di Putin. Aveva già ritrovato in Grande Nord gli ex leghisti Monica Rizzi (ex assessora, “tutor” elettorale di Renzo Bossi detto il Trota, che aveva avuto qualche problema per una laurea in psicologia esibita ma mai concessa dall’università di Ginevra) e Davide Boni, l’ex presidente del consiglio regionale indagato per corruzione nel 2012 e processato per lo scandalo delle spese personali con i fondi dei gruppi regionali, ma sempre assolto.

Con Moratti ci sono gli ex berlusconiani, una pattuglia aperta da Valentina Aprea, ex deputata (dal 1994 al 2012) ed ex assessora regionale, ora uscita da Forza Italia perché non l’hanno nominata sottosegretario nel governo Meloni come le avevano promesso. E c’è un grande ritorno: Manfredi Palmeri, già presidente del consiglio comunale di Milano, che aveva rotto proprio con Moratti (e con Berlusconi) nel 2011, quando aveva seguito Gianfranco Fini. Ora torna all’ovile.

Con Letizia c’è anche il ciellino doc Mario Mauro, che è stato in Forza Italia, poi in Scelta civica (l’effimero partitino di Mario Monti), infine nei Popolari per l’Italia. Con l’una o l’altra di queste sigle è stato europarlamentare, senatore e anche ministro della Difesa del governo Letta. Nella brigata Moratti c’è l’ex Pci “migliorista” (e poi ex tutto) Sergio Scalpelli. Ma per non farsi mancare nulla, c’è anche qualche ex Cinquestelle, come l’ex consigliere regionale Roberto Cenci. E c’è perfino un ex dipietrista: Ivan Rota, nel 2008 eletto deputato per l’Italia dei Valori e nel 2013 candidato, non eletto, di Rivoluzione Civile di Antonio Ingroia.

Dietro Letizia Moratti, insomma, c’è un variopinto codazzo di personaggi che cercano la rivincita, il rilancio, una seconda o terza o quarta chance. Su tutto questo vecchiume, Carlo Calenda e Matteo Renzi, grandi riciclatori della politica che non buttano via niente, mettono il loro cappello (quasi) nuovo di zecca.

 

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Il Fatto quotidiano, 2 dicembre 2022
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